Una lambretta e il sovraccarico
Ci chiediamo mai quanto siamo carichi?
Carichi di pensieri, di passioni, di motivazioni e demotivazioni, di nostalgia e ricordi. Carichi di lavoro, di certezze e incertezze, carichi di fede verso il proprio Dio (ricordando che Dio è unico per ogni religione).
Carichi di aspettative, di ansie e attese, di esperienza personale e di vissuti sconosciuti agli occhi estranei. Spesso ci guardano attoniti, incapaci di empatizzare con i nostri obbiettivi raggiunti o traguardi mancati, delusioni e illusioni ricevute.
Ma noi restiamo ben saldi con i piedi per terra, come ci mostra il nostro scatto di oggi. Una lambretta posta alla “Cala” vicino il porto di Palermo, uno scheletro fragile con un vagone di sogni e pesi da portare, un magazzino di idee, a volte anche di macerie, da portare e trasportare sempre con sé, ovunque anche dove il mondo e la visione degli altri non arriva!
E voi, vi siete mai soffermati a pensare realmente al vostro carico? Vi siete mai chiesti se vale la pena che gli altri si soffermino a pensarci? E inoltre avete mai pensato al carico altrui?
Soffermiamoci a pensare che non siamo cemento, che tutto risuona nell’io più profondo,niente passa inosservato se non alla superficialità.
Ma noi siamo umani, quanto può giovarci la suprema superficialità?