Sul filo del dilemma: università, carriera e la ricerca di un futuro felice
Oggi vorrei trattare qualcosa che, come studente all’estero per un anno, ho avuto modo di vedere. Ho scoperto non essere unicamente un mio problema, ma essere al contrario un comune problema a quasi tutti i giovani in questi ultimi anni.
Finiti gli interminabili anni di liceo, ero come tanti altri sull’orlo del precipizio in quanto, mi ritrovai in una selva oscura, la decisione per l’università.
Ora, con tutto l’apprezzamento del mondo per l’evoluzione della specie umana e tutto quanto, ma sinceramente con tutte queste scelte so di non essere stata l’unica ad impazzire.
Si presenta come l’innocente dilemma di proseguire il percorso di studi ma dietro questa prima impressione si nasconde l’oblio. Quante possibili alternative ci troviamo davanti? Senza poi notare i tempi di scadenza e gli esami di entrata.
Quindi, se a questo punto la decisione non fosse ancora abbastanza difficile aggiungiamoci la migliore amica della nostra generazione: l’ansia. La preoccupazione, la paranoia, l’angoscia, chiamatela come vi pare; il punto è che la scelta è difficile, il tempo è poco e le pressioni sono tante.
In fondo ci troviamo a diciott’anni a decidere cosa ne sarà la nostra vita. Persino ad essere valutati da persone che non ci conoscono, solo e unicamente da un numero. Un voto, che ci dirà se valiamo abbastanza e se meritiamo la possibilità di essere accettati ad una facoltà che ci farà fuori dopo il primo esame.
Ci sono tanti diversi percorsi e io stessa sono stata per mesi nel dubbio su cosa facesse davvero per me e cosa mi avrebbe appassionato fare per tutta la vita.
Quello che ho imparato è che però non bisogna sprecare neanche un momento. Quante persone lavorano per pagarsi i piaceri del tempo libero e contano i secondi purché finisca la giornata lavorativa? O addirittura facendo il conto alla rovescia per le vacanze? È veramente questo il modo in cui vogliamo ricordare di esserci spesi/sacrificati per ¾ della nostra vita?
Non leggete sbagliato tra le righe. A chi non piacciono le vacanze e poterle fare senza doversi preoccupare troppo della stabilità economica? Nessuno ovviamente. Ma vale al contrario la pena essere questo l’unico criterio di scelta per il lavoro di una vita; una vita che finirà per essere sprecata.