Cinema

Scarface, film del 1983 diretto da Brian De Palma

“The World Is Yours”, così recita una frase che vediamo comparire ben due volte all’interno del film. La prima volta come una scritta su un dirigibile in volo, segno di trasformazione e cambiamento della condizione sociale dell’uomo il quale entra a far parte di un agglomerato a lui nuovo e sconosciuto. Fra risorse da sfruttare e relazioni da intrecciare, tutto è a sua disposizione. La seconda volta appare sempre come una scritta, ma posizionata sopra una struttura a forma di globo. Indicando così la presa di possesso e il dominio dell’uomo verso il pianeta e verso la società su cui lui si erge padrone, assorbendone tutto il loro marciume fino a corrompersi e, infine, a decadere.

Scarface è un film del 1983, diretto da Brian De Palma e scritto da Oliver Stone, che tratta dell’arrivo di due immigrati cubani. Antonio Montana detto “Tony” (Al Pacino) e Manolo Ribera detto “Manny” (Steven Bauer) a Miami, in cerca di un’opportunità che possa cambiare le loro vite ed elevare il loro stato sociale. Iniziando a lavorare in condizioni umili, Tony stringe un’alleanza col boss della droga, Frank Lopez, e dopo aver compiuto diversi lavoretti per suo conto, diventa lui stesso capo di Miami. Nel frattempo costruisce una relazione di affari con un trafficante boliviano internazionale chiamato Alejandro Sosa. Ha una durata di 2 ore e 50 minuti.

Il film Scarface può essere diviso in due parti:

1) l’ascesa di Tony, da quando giunge in America fino al momento in cui lavora per Lopez

2) la caduta e il declino del suo impero dall’istante in cui diventa signore della droga.

Il titolo “Scarface” fa riferimento al soprannome di Al Capone, così chiamato per via di una cicatrice sulla guancia sinistra procuratasela durante uno screzio con un altro gangster. Oltre a ciò, il film è una citazione e un remake di una pellicola del 1932 intitolata proprio Scarface, la quale tratta del contrabbando di alcolici e delle attività criminali da parte dello stesso Capone, durante il proibizionismo degli anni ’20 a Chicago.

Il film presenta una critica al Sogno Americano. Un uomo che, scappando da una situazione pericolosa in un paese poco sviluppato, giunge in America, la Terra delle Opportunità, con l’intento di arricchirsi e vivere in una vita dignitosa. Però, una volta raggiunto tutto questo, Tony non si accontenta e vuole sempre di più. Senza nessun limite e senza dare la minima intenzione di fermarsi.

Potrebbe vivere una vita sereno e tranquillo, con accanto sua moglie, circondato dal lusso e dallo sfarzo della sua immensa villa, con Miami inginocchiata a suo cospetto. Invece, spronato dalla megalomania e dall’euforia data dall’assunzione di cocaina, vuole continuare a espandersi, ad andare avanti fino a toccare l’eccesso. Se nella prima parte, Tony sfrega e accarezza le corde del Sogno, dell’opportunità, nella seconda parte la situazione si capovolge. Siccome è Tony a essere inglobato e mosso da questi fili, portando inevitabilmente all’allontanamento o alla morte, chiunque gli sia più caro, da sua moglie a Manny, da sua madre fino a i suoi soci. Così facendo, ormai diventato succube dei soldi, della droga e più in generale dell’eccesso, Tony culmina in un’inconscia autodistruzione.

Il film è un capolavoro del mondo del cinema e un quadro di quelli che erano gli anni ’80. O per meglio dire, di ciò che hanno rappresentato, con le feste nelle prime discoteche, le camicie aperte con il colletto piegato sopra le giacche, gli occhiali da sole giganti, la crescita della musica dance, le insegne al neon e così via. Badate bene, però, di non considerare queste caratteristiche come gli unici aspetti facenti parte di quell’era. In quanto il film rappresenta un certo tipo di ambiente correlato a un contesto specifico. Senza raffigurare tutti gli anni ’80 tra i suoi pro e i suoi contro, ma regalandoci solo un piccolo ritaglio di quell’immensa epoca.

E per concludere e sintetizzare, vale la pena di citare i versi conclusivi di una poesia di Percy Shelley, chiamata Ozymandias, che si sposa benissimo con il tema portante del film, in particolare con la seconda parte:

And on the pedestal, these words appear:

“My name is Ozymandias, King of Kings:

Look on my works, ye Mighty, and despair!”

Nothing beside remains. Round the decay

Of that colossal wreck, boundless and bare

The lone and level sands stretch far away.

E sul piedistallo, queste parole appaiono:

“Il mio nome è Ozymandias, Re dei Re:

Guardate alle mie opere, o Potenti, e disperate!”

Nulla accanto rimane. Intorno alla rovina

Di quel colossale relitto, senza confini e nude

Le solitarie e piatte sabbie si stendono all’infinito.