Rischi fotografici: la tentazione di inseguire la tecnologia
DAL CELLULARE ALLA REFLEX
All’inizio della mia avventura fotografica, (art1) utilizzavo il cellulare e cercavo di studiare le basi tecniche della fotografia, le regole della composizione e della gestione della luce. Presto mi son reso conto che, sebbene il cellulare offrisse un sacco di opportunità per giocare con la tecnica fotografica, mi mancava qualcosa per poter testare completamente quel che stavo imparando.
Realizzare l’effetto seta sull’acqua si può fare anche allungando i tempi di scatto di un cellulare magari mettendo davanti all’obiettivo un paio di occhiali da sole; ma le complicazioni di questo approccio sono tali da limitare l’applicazione ad esperimenti al chiuso magari nel proprio bagno o in orari con bassissima illuminazione! Così in breve la necessità di verificare con mano le potenzialità delle diverse tecniche mi ha portato a desiderare sempre di più un salto tecnologico. Un salto che mi permettesse di sfruttare tutte le caratteristiche del triangolo dell’esposizione (tempo, diaframma e valori ISO).
L’opportunità si è presentata con il prestito di una macchina reflex da parte di un collega ed amico ex appassionato di fotografia. L’obiettivo collegato, un 18-140mm, permetteva di esplorare una discreta fascia di tecniche fotografiche: lunghe esposizioni, panning, zooming ed anche test in condizioni di luce anomala.
QUALCHE OPTIONAL TECNICO
Da subito è stato chiaro che per poter sperimentare quel che stavo studiando, serviva qualcosa in più oltre alla macchina. E così sono arrivati in fretta a casa anche :
- un Treppiede di recupero, per poter gestire meglio i tempi di scatto, allungandoli a piacere grazie all’immobilità del supporto
- un set di filtri N.D e polarizzatore per gestire meglio la luce e garantirmi una maggior libertà di scelta del tipo di fotografie
- un pulsante da scatto remoto, per non creare vibrazioni e micromosso sugli scatti con esposizioni più lunghe.
AVVICINARE GLI ANIMALI
Quando ho iniziato a unire la passione fotografica con quella naturalistica (art. 2) , le cose si sono ulteriormente complicate. Avvicinare gli animali, con il dovuto rispetto, comporta una serie di accorgimenti che spesso vanno in contrasto con gli strumenti fotografici.
Innanzitutto, gli animali selvatici hanno normalmente abitudini notturne o quantomeno sono più propensi a muoversi nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio, quando notoriamente la luce è scarsa.
Inoltre, sono di solito piuttosto schivi e avvertono la presenza umana anche a grande distanza, quindi avvicinarsi per poterli riprendere con un obiettivo “corto”, oltre a causare disturbi, non è semplicissimo. Naturalmente ci sono differenze anche importanti da specie a specie e da soggetto a soggetto.
Infine, si muovono… e questo impone tempi di scatto normalmente piuttosto brevi.
Quindi riassumendo: poca luce, obiettivi lunghi, movimento… le difficoltà cominciano a diventare tante.
MA QUANTO SON VELOCI I PASSERI!
Se a quanto sopra aggiungiamo l’estensione dell’interesse anche all’avifauna, si scopre in fretta quanto possa essere critica la velocità di reazione per poter cogliere alcuni soggetti in volo, magari contro un cielo o contro uno sfondo poco contrastato. A questo punto anche la velocità e precisione nella messa a fuoco diventano un problema.
Ce la si può cavare bene con i soggetti di grandi dimensioni e mediamente “lenti” (gli ardeidi, le gru, le cicogne, etc) ma con i piccoli passeracei o altre specie molto interessanti la battaglia diventa davvero ardua. Se non si dispone del classico colpo di fortuna, ci si deve limitare a fotografarli posati o tentare di coglierli in punti precisi di passaggio.
NUOVI UPGRADE: MIRRORLESS O REFLEX
A questo punto le scelte cominciano a diventare difficili: servono obiettivi luminosi, lunghi e di buona qualità, tutte caratteristiche che li rendono moto costosi.
Vorresti deciderti a comprarli, ma se il vincolo più grande fosse invece il corpo macchina? Da chi dipende la velocità della messa a fuoco? E la sua precisione? E se compro l’obiettivo che vada bene per la reflex che ho ora, se poi volessi cambiare sistema ed adeguarmi agli sviluppi tecnologici? Dovrei vendere e ricomprare tutto quanto. E non dimentichiamoci gli optional: con un obiettivo da 600 mm il treppiede di fortuna che sosteneva bene la macchina, non ce la fa più.
Bisognerebbe comprarne uno nuovo. Magari abituarsi a gestire una testa gimbal invece di una testa a sfera. In breve, il fotografo che non disponga di risorse infinite, comincia ad andare nel panico, c’è troppa tecnologia e pochi fondi per potersela permettere.
LE SCELTE DI COMPROMESSO
Lungi dall’aver trovato soluzioni a questi dilemmi, continuo a cercare di imparare a sfruttare al meglio quello che ho. Cerco di affinare la tecnica fotografica e di approfondire la conoscenza della natura. Quando sogno, accarezzo ancora la speranza un giorno di poter passare a strumenti più performanti.
Per non fermarmi però, ho comprato una lente zoom che arriva fino ai 600mm dalle prestazioni non eccezionali, ma dai costi accettabili. Equipaggiato con questa lente ho iniziato ormai da qualche anno il mio percorso nella fotografia naturalistica di cui racconterò nelle prossime volte.
Mentre ancora non son soddisfatto dell’equipaggiamento a disposizione, comincio a esplorare l’idea anche di una seconda macchina fotografica, da portare con me. Perchè due macchine vi chiederete, perché cambiare obiettivi mentre sei in giro, non è sempre comodo. Cose belle da fotografare, che richiedono lenti diverse capitano spesso in natura. Sei pervaso dalla sensazione che se cambiassi lente, proprio in quel momento potrebbe capitare la scena o il soggetto che hai atteso da tanto tempo (mi è capitato sigh!).
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