Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni di Arianna Mortelliti
Ritorno con le interviste d’autore e oggi porto Arianna.
Arianna parlaci di te.
Sono nata a Roma il 7 aprile del 1987 e all’età di 13 anni, di fronte a un piatto di pesce, mi sono detta “Vediamo che succede se per un po’ non mangio animali”, sono vegetariana da quel giorno. Ho frequentato il liceo classico e mi sono laureata in Biologia alla Sapienza. Attualmente insegno matematica e scienze al liceo e scrivo libri su famiglie strampalate con un modo tutto loro di volersi bene e, soprattutto, di mantenere i segreti.
Hai un modo di dire a cui sei particolarmente legata?
Carpe diem. Me lo ripeto continuamente, qualunque sia la decisione da prendere.
Parlaci della tua opera “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni“, la trama.
Il romanzo affronta il tema della comunicazione familiare con particolare attenzione al concetto che il tempo a nostra disposizione potrebbe essere più breve di quanto ci aspettiamo. Arturo diventa una sorta di coscienza collettiva, alcuni dei suoi familiari gli parlano nella sincera speranza di essere ascoltati, altri, diversamente, riescono ad aprirsi così profondamente proprio in virtù della condizione di Arturo che probabilmente può ascoltare, ma certamente non potrà rispondere.
Hai un breve estratto del tuo libro “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”?
Hai una breve sinossi da portarci in questa bellissima intervista?
Il romanzo racconta la storia di Arturo e della sua famiglia interamente dal punto di vista di Arturo, un uomo di 95 anni che in seguito a una caduta a casa scivola in un coma profondo. Nonostante questa condizione, la coscienza di Arturo rimane vigile. Egli può ascoltare tutto ciò che gli viene detto dai familiari che lo vanno a trovare in ospedale. Attraverso un susseguirsi di confessioni e ricordi, si delinea via via la storia di Arturo, dall’infanzia alla vecchiaia, e di tutti i suoi familiari, portando alla luce un inconfessabile segreto che per molti anni il protagonista ha tenuto celato in un cassetto.
Come mai sei stata ispirata a scrivere un libro del genere?
Ho avuto una persona cara in coma per un mese e nel corso di quei giorni, tremendamente tristi e pieni di speranza, non ho potuto fare a meno di chiedermi se potesse percepire ciò che gli accadeva intorno, le nostre parole, le nostre carezze. Per rispondere a questa domanda ho chiesto soccorso all’immaginazione che, al contrario della ragione, non ha confini. Soprattutto, ha saputo rispondermi in maniera estremamente ottimistica: Arturo non solo è in grado di percepire tutto ciò che gli accade intorno, ma questo periodo di ascolto e riflessione diventa fondamentale per intraprendere un percorso interiore in grado di condurlo al superamento del suo più grande dolore.
Hai mai avuto il blocco dello scrittore?
Per ora non ho avuto battute d’arresto, ma sono solo agli inizi.
Hai dei consigli da dare ai futuri scrittori?
Tempo fa mi è stato detto che è importante buttare giù le idee non appena vengono in mente, c’è sempre tempo per sistemare il testo. Metodo testato e approvato!
Purtroppo siamo arrivate alla fine di questa intervista, i tuoi progetti futuri?
Continuare a insegnare e a scrivere, il mio secondo romanzo uscirà tra pochi mesi. Amo la materia che ho studiato e parlarne quotidianamente con gli studenti mi rende felice, non potrei farne a meno. La scrittura è un nuovo amore, mi ha riempito la vita all’improvviso, permettendomi di conoscere parti nascoste di me e del mio modo di pensare. Fortunatamente sono due amanti poco gelosi e fino a oggi è stato possibile dedicarmi a entrambi. Spero che questa felice unione si mantenga nel tempo.
Dove possiamo trovare la tua opera?
Ti ringrazio Arianna questa meravigliosa intervista e ti auguro che il meglio!
Maria Cantarutti