Storytelling

Quando non sai come fare – Le soluzioni lì per lì

Viaggio molto per lavoro, come ho già scritto, e ogni tanto mi capitano situazioni strane.

In Germania e Austria, quando ero bambina, erano molto in voga le Gasthaus, letteralmente “case per ospiti”: case diventate troppo grandi dopo la partenza di numerosi figli, abitate ancora da coppie abbastanza giovani, in salute e molto amichevoli, da mettere a disposizione le camere in esubero ai vacanzieri.

Me ne ricordo perfettamente una in particolare, in Baviera, estate 1969: eravamo due famiglie per un totale di quattro adulti e quattro bambini di età compresa fra uno e sette anni (io); un laghetto affinché i due papà potessero dedicarsi al loro passatempo preferito, la pesca alla trota; sentieri per andare in bicicletta; e una colazione che definire “sontuosa” è riduttivo. Il tutto in un clima così sereno e familiare da rimanermi ancora ben impresso.

Poi, con gli anni, molte di loro sono state trasformate in pensioni, mantenendo il nome Gasthaus seguito dal cognome – in genere, del primo proprietario – e il numero di stelle: di solito, due.

Ecco perché è con grande sorpresa che, in Austria, la settimana scorsa, ne ho scovata una.

La famiglia Froelich offre una camera singola con bagno a fianco, posto auto, Wi-Fi, giardino e sdraio a una cifra irrisoria.

Non ho saputo resistere e, tramite la solita applicazione, prenoto online.

Raggiungo l’indirizzo, mi pare di riconoscere la casa, parcheggio e mi dirigo verso il cancelletto.

Niente campanello né nome.

Entro lo stesso, giro intorno alla casa sinché non vedo una porta-finestra spalancata e, all’interno, una cucina.

Mi accomodo al tavolo e aspetto.

Sento una voce femminile parlare al telefono. Non un tono allarmato, tanto meno preoccupato o nervoso.

Aspetto.

Nel frattempo sale sul tavolo un gatto grigio che accetta le mie coccole.

Non sento più parlare e, anziché chiamare, mando un messaggio WhatsApp:

“Buongiorno, sono Sergia Monleone, e spero di sedere nella sua cucina. Ho già fatto la conoscenza del Suo gatto.”

Dopo due secondi sento la notifica del telefono ricevente e, subito dopo, una risata fragorosa.

Spunta una testa sormontata da una crocchia di capelli biondi naturali e dotata di occhiali, sorridente, seguita da una figura robusta ma armoniosa, scalza, in maniche corte, che protende le mani per stringere le mie.

“Lo gradisce un caffè?”