Cronache

Quando l’acqua del mare spegne il fuoco della speranza

Crotone. È l’alba di una fredda domenica del 26 febbraio 2023.

Un piccolo barcone, con a bordo circa 250 persone, sfida il mare d’inverno, quella rotta turca tanto agoniata dalla gente dei paesi senza speranza. Provenivano da Iran, Afghanistan e Siria, ad oggi, palcoscenici di lotte popolari interne e varie resistenze di governi soppressivi. Ed alla gente rimane l’unica speranza di scappare dalle loro vite, dalle loro famiglie, dal loro Paese.

Non hanno nulla, forse pochi soldi. E cercano di accaparrarsi quanti più danari possibile per cercare di garantirsi un piccolo posto su quelle barchette poco stabili. Rischiano. Ed il rischio di non arrivare a destinazione è davvero tanto alto. Loro lo sanno, ma la speranza è molto più forte.

2500 euro.

Tanto costa il viaggio della speranza. E chi lo “organizza”? Ovviamente gente senza scrupoli, la quale usa imbarcazioni piccole e vecchie e le carica a cottimo. Possiamo benissimo paragonarli agli sciacalli, animali che aspettano che muoia una preda per mangiarne la carcassa. È così che possiamo definirli, coloro i quali sfruttano la disperazione delle persone pur di guadagnare.

Gli scafisti, appunto.

Gli sciacalli di cui parlavo.

Ci sono proprio tutti.

Uomini, donne e bambini, che sfidano le onde del mare forza 4, come quello di domenica notte.

Molto spesso, i bambini sono neonati, come il corpicino del bimbo ritrovato, senza vita, sulla spiaggia di Cutro.

Di pochi anni erano, invece, i gemellini, trovati dentro mare. Anche loro senza vita.

Ma non sono gli unici, purtroppo.

I morti, ad oggi, sono 62, tra cui 14 bambini e 21 donne, ma potrebbero arrivare anche a 100. Decine i dispersi.

Tra i sopravvissuti, circa 81, le storie sono molteplici e la disperazione la si tocca con mano, la si legge nei loro occhi, impauriti e bisognosi di aiuto e di un po’ di amore.

Ha 16 anni ed è un ragazzo afghano. Ha deciso di mettersi in viaggio insieme alla sorella, perchè la situazione nel loro Paese è davvero tanto pesante da sostenere. Racconta che, arrivati a 150 metri dalla costa, l’imbarcazione è esplosa, forse perchè ha urtato contro uno scoglio o forse perchè non è stata più in grado di reggere il forte peso. Sono caduti in acqua, si può solo immaginare quanto fosse fredda ed hanno iniziato a nuotare, a sfidare le condizioni avverse del mare. Si è reso conto che la sorellina non ce l’aveva fatta, solo una volta raggiunta la spiaggia. Il ragazzo ha avuto la possibilità di parlare con i familiari, ma non ha avuto il coraggio di avvisarli che la sorellina non c’era più!

Un uomo, anche lui afghano. Racconta di aver intrapreso il viaggio della speranza, insieme a tutta la sua famiglia. Nel suo Paese era in forte pericolo, a causa della repressione dei talebani. Dice di provare un profondo senso di colpa in quanto, per mettersi in salvo, ha perso la moglie e tre figli, di 11, 9 e 5 anni. Con lui, si è salvato anche un altro figlio, di 14 anni.

La spiaggia di Cutro è scenario di uno spettacolo tragico che abbiamo visto tante volte e chissà quante altre volte saremo costretti a rivedere. Come un brutto film, il quale sei obbligato a guardare perchè non trasmettono altro. Puoi spegnere la TV o cambiare canale, vero! Ma, in questo caso, spegnerla o cambiare canale significa non dare il giusto senso a ciò che è capitato. E queste persone non lo meritano! Non meritano di essere dimenticate!

Come non ricordare il piccolo Aylan, il bambino siriano di 3 anni, morto nell’ottobre del 2015, il cui corpicino fu ritrovato, senza vita, su una spiaggia turca. È morto per annegamento ed è diventato simbolo della crisi europea dei migranti.

E dopo 8 anni, lo scenario è sempre lo stesso!

Il Mediterraneo è, ormai, un mare di sangue. Le spiagge di Puglia, Calabria e Sicilia sono scenografie di storie drammatiche, dove i protagonisti o riescono a salvarsi e, quindi, le loro storie restano solo dei brutti ricordi, oppure perdono la vita e, purtroppo, il sipario si abbassa e lo spettacolo finisce. Per sempre!

A quanti di questi raccapriccianti spettacoli dobbiamo ancora assistere?

Non lo so!

Sarebbe bellissimo qualora tutti vivessimo nel benessere e senza alcun tipo di limitazione della libertà. Senza che nessun capo di governo o dittatore metta in pericolo la nostra vita, solo per il fatto che non accetti un modo diverso di pensare o altro che possa infastidirlo. Gente la cui unica intenzione è quella di controllare le persone e manipolarle, per aumentare il proprio potere.

È la legge dei più forti, dicono!

Nella savana, in fin dei conti, vince sempre l’animale più forte.

Sì, vero.

Ma quando si parla di vite umane, credo che subentrino anche sentimenti ed emozioni diverse.

Avete mai provato a guardare negli occhi quella donna che ha tentato di mettere in salvo il suo bambino, affrontando il mare in tempesta?

Vi siete mai soffermati sulla foto di Aylan? Cosa avete sentito quando avete visto quel corpicino senza vita, di un bambino di soli tre anni?

Vi siete mai messi nei panni di un siriano, un afghano, un iraniano che è costretto a lasciare il proprio Paese, perché in pericolo a causa del regime?

Aylan aveva solo 3 anni, non saprà mai cosa significa andare a scuola.

Non saprà mai cosa significa avere degli amichetti, come si gioca una partita di calcio.

Aylan non potrà mai indossare la maglia del suo calciatore preferito, non avrà mai un calciatore preferito.

Il mare in tempesta ha spento per sempre i sogni di Aylan. E domenica di altri bambini.


Imagine there’s no heaven
It’s easy if you try
No hell below us
Above us, only sky

Imagine all the people
Livin’ for today
Ah

Imagine there’s no countries
It isn’t hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion, too

Imagine all the people
Livin’ life in peace
You

You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will be as one

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man

Imagine all the people
Sharing all the world
You

You may say I’m a dreamer
But I’m not the only one
I hope someday you’ll join us
And the world will live as one
.

(“Imagine” di John Lennon)

La canzone “Imagine” non è solo una canzone, ma una poesia e, a mio avviso, anche una profonda riflessione. La speranza che bambini come Aylan possano, un giorno, giocare a calcetto, andare a scuola, avere degli amichetti, vivere semplicemente la loro vita, senza che la stessa faccia loro un brutto sgambetto.