Piccola pagina di diario sulla mente umana
Ciao a tutti miei lettori, vecchi e nuovi (si spera!),
come state?
Sono assente da parecchio, lo so e me ne scuso. I miei ultimi tre mesi (data della pubblicazione del mio ultimo articolo su questo blog) sono stati molto pieni, tanto confusionari sotto il punto di vista emozionale. E, come potete ben immaginare, non si può scrivere se non si è ben in linea con il proprio lato emozionale!
Questo periodo di riflessione, mi ha aiutata molto nel comprendere meglio la mente umana, una caratteristica di ognuno di noi, un aspetto talmente complicato ed intricato che può, addirittura, arrivare ad affascinare.
Il motivo della mia assenza è legato ad una situazione, la cui protagonista era proprio una mente molto particolare, affascinante sotto alcuni versi, ma distruttiva per altri. E l’aspetto distruttivo di questa mente così affascinante, mi ha inondata completamente!
La mente umana è uno degli oggetti di studio più affascinanti e complessi che esistano. Sebbene la scienza abbia fatto enormi progressi nella comprensione del nostro cervello, c’è ancora molto che rimane un mistero. La mente, con le sue infinite capacità cognitive, emotive e percettive, rappresenta il centro della nostra esperienza umana. Ma proprio a causa della sua intricata struttura e del suo delicato equilibrio, essa è particolarmente vulnerabile alle pressioni ed alle sfide della vita moderna.
La nostra mente non è un’entità monolitica, ma un intreccio di processi biologici, chimici, neurologici e psicologici. Le neuroscienze ci hanno insegnato che ogni pensiero, ogni ricordo, ogni emozione è il risultato di una complessa interazione tra neuroni, sinapsi e molecole. Il nostro cervello, con oltre 86 miliardi di neuroni e trilioni di connessioni sinaptiche, è capace di un’elaborazione incredibilmente sofisticata.
A livello cognitivo, la mente ci permette di risolvere problemi, pianificare il futuro, riflettere sul passato ed immaginare realtà che non esistono. È il nostro motore creativo, la fonte del pensiero astratto e delle emozioni. Tuttavia, è anche in grado di condurci in direzioni pericolose, generando ansia, paure ed insicurezze. È questa complessità che rende la mente straordinaria, ma anche incredibilmente fragile.
A proposito di fragilità.
Ero in Toscana, in vacanza, quando ho sentito la storia di quel ragazzino di 17 anni che ha ammazzato tutta la sua famiglia, a Paderno Dugnano, in provincia di Milano. Con ben 68 coltellate.
Ho riflettuto tanto su cosa si sia potuto innescare nella mente giovane di un ragazzo di 17 anni, per esser arrivato a premeditare un così atroce delitto.
E niente. Non posso sicuramente parlare su dati certi, anche perché non sono un’esperta, né tantomeno sono entrata empaticamente in contatto con il ragazzo. Posso solo fare delle valutazioni sulla base di ciò che ho potuto leggere, soprattutto sulla sua disconnessione con il mondo. Un aspetto che, molti di noi, sicuramente hanno vissuto, almeno una volta nella vita.
Abbiamo avuto tutti 17 anni.
Io “solo” vent’anni fa, ma questo è un dettaglio trascurabile!
I 17 anni sono un’età critica, perché sei ad un passo dal diventare “grande” (maggiorenne), ma sei ancora “piccolo” (minorenne). È quell’età dove ancora non hai ben chiaro cosa vuoi fare, che mestiere vorresti imparare, se continuare a studiare o meno. Sai solo che devi portare avanti la strada che, molto spesso, hanno segnato per te. Quella competizione la senti, è pesante, a volte è come un macigno sulle tue spalle fragili.
Conosco persone che, in età adulta, quel macigno non se lo sono mai tolto di dosso. E le conseguenze si vedono tutte! Non riescono a realizzarsi, non sono capaci di avere relazioni stabili ma, soprattutto, sane. Sono quelle persone sempre tristi, arrabbiate con il mondo, “incomplete”.
Sono le stesse che, una volta che le incontri, ti succhiano tutta la tua linfa vitale e, poi, ti buttano come un calzino rotto, in attesa di altra linfa vitale. Mi ci sono imbattuta ed ora mi tocca leccarmi le ferite da sola, mentre questa persona “irrisolta” cerca un’altra vittima da sfruttare.
La vita moderna, con i suoi ritmi frenetici, le sue aspettative sempre crescenti e le continue sollecitazioni esterne, mette a dura prova l’equilibrio mentale. Lo stress cronico, le preoccupazioni finanziarie, le difficoltà relazionali e le pressioni sociali possono facilmente sovraccaricare il nostro sistema mentale, rendendoci più vulnerabili a stati d’ansia, depressione ed altre forme di sofferenza psicologica.
Uno degli aspetti chiave che contribuisce all’instabilità mentale è la difficoltà di gestire il cambiamento. La nostra mente tende a cercare schemi prevedibili ed una certa dose di controllo sulle situazioni. Ma la vita è spesso imprevedibile e la costante esposizione a cambiamenti inaspettati può portare ad una sensazione di perdita di controllo, creando terreno fertile per lo sviluppo di disturbi psicologici.
La società contemporanea impone standard elevati di successo personale e professionale. Il confronto costante con gli altri, amplificato dai social media, può generare sentimenti di inadeguatezza e frustrazione. La ricerca di perfezione diventa, spesso, una trappola, in cui la mente, nel tentativo di raggiungere obiettivi irrealistici, finisce per esaurire le proprie risorse. Ed è proprio questo che, a mio avviso, sta succedendo ai giovani. Perché un ragazzino di 17 anni non arriva a sterminare la sua famiglia così, dal nulla! I segnali di malessere ci saranno stati, ma non si è stati in grado di captarli, di comprendere, o, forse, si era troppo impegnati in altre cose per osservare cosa avevano intorno. Anche se, “cosa avevano intorno” era, in quel caso, un figlio!
Le emozioni giocano un ruolo cruciale nella nostra esperienza quotidiana e nel nostro benessere mentale. La mente è in continua interazione con le emozioni, che possono essere potenti alleati o pericolosi nemici. Quando gestiamo efficacemente le nostre emozioni, siamo in grado di affrontare meglio le sfide della vita. Ma quando le emozioni diventano opprimenti, come nel caso di un forte stress emotivo o di un trauma, la nostra mente può perdere stabilità.
L’accumulo di emozioni negative come la rabbia, la tristezza o la paura, se non gestite adeguatamente, può sfociare in disturbi mentali. Ad esempio, l’ansia può diventare cronica, portando a sintomi fisici e psicologici debilitanti, mentre la depressione può isolare l’individuo, diminuendo la sua capacità di godere delle esperienze quotidiane.
Nonostante la sua vulnerabilità, la mente umana è anche incredibilmente resiliente. Molti individui riescono a superare grandi avversità, traumi e sfide personali grazie alla capacità della stessa di adattarsi e rigenerarsi. La resilienza mentale è, spesso, legata ad una serie di fattori, tra cui la presenza di reti di supporto sociale, un forte senso di scopo e la capacità di coltivare pensieri ed atteggiamenti positivi.
Tuttavia, non tutti possiedono lo stesso grado di resilienza ed il supporto psicologico e terapeutico può giocare un ruolo fondamentale nel rinforzare la stabilità mentale. Tecniche come la mindfulness, la terapia cognitivo-comportamentale ed altre forme di intervento psicoterapeutico sono strumenti efficaci per aiutare le persone a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé ed a gestire meglio le sfide della vita.
La mia ultima esperienza mi ha insegnato che, perché il supporto psicologico faccia effetto, bisogna volerlo per davvero, aprirsi, scavare nel profondo, avere fiducia nel proprio terapeuta e fari aiutare. Altrimenti non si risolverà mai nulla, anzi si porteranno avanti situazioni personali irrisolte, che provocheranno conseguenze, molto spesso irreversibili. Ma ho imparato, a mie spese, che non tutti vogliono farsi aiutare. E questo è solo da accettare!
La mente umana, quindi, è un labirinto di complessità, capace di meraviglie straordinarie ma anche vulnerabile alle pressioni della vita. Le dinamiche quotidiane, soprattutto in una società moderna sempre più esigente, possono facilmente compromettere la sua stabilità. Tuttavia, attraverso la consapevolezza, il supporto e la cura, è possibile proteggere e rafforzare la nostra salute mentale, garantendo che la mente possa continuare ad essere il motore della nostra crescita personale e del nostro benessere.
La storia del ragazzino di Paderno Dugnano mi ha colpita molto. E non solo per l’atrocità del delitto, ma per la solitudine ed il malessere di cui parla lo stesso ragazzo. Lui si chiama Riccardo, è giovanissimo, ad oggi avrebbe dovuto iniziare l’ultimo anno delle superiori. Ed invece si ritrova rinchiuso in un carcere minorile, a riflettere su ciò che ha commesso, a lottare con i propri fantasmi interiori. E chissà ancora per quanto!
Mi chiedo se tutto ciò non si sarebbe potuta evitare. Io penso di sì! Bastava, appunto, aiutarlo, anche con l’aiuto degli psicologi, a capire il suo stato emotivo. Non è assolutamente facile, per noi adulti, comprendere e gestire le nostre emozioni. Altrettanto difficile, quasi impossibile, è farlo per i ragazzi, soprattutto in caso così delicati.
Leggere la mente delle persone è impossibile, vero, anche se queste persone dovessero essere figli. Ma io credo che abbiamo delle responsabilità nei loro confronti ed una di queste è saperli ascoltare, già da piccoli, e cercare di comunicare con loro.
Perché un ragazzo di 17 anni non pensa di ammazzare i suoi genitori ed il fratellino più piccolo. Almeno non dovrebbe! E non lo fa dal nulla!
La nostra umanità dovrebbe farci riflettere su questi casi limite, proprio per cercare di non replicarli.
Chiedere aiuto è possibile. Ed è il primo passo per stare bene, con sé stessi e con gli altri!