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Non-fungible Token (NFT), tutto quello che c’è da sapere


Tutti li cercano, tutti li vogliono, ma cosa sono davvero gli NFT? Approfondiamo gli aspetti teorici, tecnici e giuridici dei non-fungible token, il loro rapporto con la tecnologia blockchain e l’applicazione nel mercato dell’arte.

LA BASE DEGLI NFT

Non-fungible token (NFT) sono certificati “di proprietà” su opere digitali. Questi strumenti stanno avendo un ampio successo. È quindi interessante approfondire nel dettaglio le loro caratteristiche per capire cosa davvero “compra” chi acquista un NFT e cosa potrà poi fare con quel “token”.

ESATTAMENTE DI COSA STIAMO PARLANDO?

Un NFT è un contenuto digitale che rappresenta oggetti del mondo reale come opere d’arte digitale, musica, giochi e collezioni di qualsiasi tipo. Chi acquista un’opera legata a un non-fungible token non acquista l’opera in sé, ma semplicemente la possibilità di dimostrare un diritto sull’opera, garantito tramite uno smart contract. Tutto comincia con una versione digitale dell’opera d’arte. Tipicamente, si usa una foto digitale o una sua documentazione filmata e salvata in formato digitale. Questa versione digitale non è altro che una lunga sequenza di numeri, 0 e 1 nel linguaggio informatico.

LA DEFINIZIONE DI ‘’TOKEN’’

L’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano ha definito il token come “un’informazione digitale, registrata su un registro distribuito, univocamente associata a uno e un solo specifico utente del sistema e rappresentativa di una qualche forma di diritto: la proprietà di un asset, l’accesso a un servizio, la ricezione di un pagamento, e così via”.
Il Codice Civile (art. 810) stabilisce che “sono beni le cose che possono formare oggetto di diritti”: in base a questo principio i token possono essere considerati beni. Ma non tutti i token sono uguali.


TIPOLOGIE DI TOKEN

Oltre alla distinzione tra beni fungibili e beni non fungibili, è possibile catalogare i token in diverse tipologie in base al loro utilizzo:

Payment: rappresentano un mezzo di pagamento (sono le stablecoin come Tether o USD Coin, classificati come beni fungibili)
Commodity: token fungibili garantiti da commodities. Un esempio è Pax Gold o Tether Gold, entrambi garantiti da oro fisico.
Utility: rappresentano dei gettoni fungibili spendibili in un ecosistema digitale per accedere a un prodotto o servizio. Un esempio è Bat (Basic Attention Token), costruito sulla blockchain di Ethereum e utilizzato dai marketer digitali per pagare gli annunci pubblicitari.

COSA SONO I TOKEN FUNGIBILI

La prima distinzione da fare è tra token fungibili e token non fungibili. I token si definiscono fungibili se sono uguali l’uno all’altro. Per essere considerato fungibile, un bene deve appartenere a una medesima categoria come per esempio il grano, il petrolio, il denaro. Una moneta da 2 euro ha esattamente lo stesso valore di un’altra moneta analoga. Analogamente il valore di un Bitcoin è identico a quello di un altro Bitcoin, nonostante fluttui nel tempo.

In generale, dunque, tutte le criptovalute sono token fungibili poiché hanno l’obiettivo di funzionare come mezzo di scambio. I beni fungibili come il denaro, le azioni, i lingotti d’oro sono detti anche liquidi perché permettono di assolvere facilmente alle transazioni commerciali. Non tutti i beni fungibili sono però liquidi: per esempio un’azione di una società non quotata in Borsa è fungibile ma potrebbe essere difficile trovare un acquirente.

QUANDO UN BENE NON E’ FUNGIBILE?

Secondo il diritto romano i beni fungibili sono quelli indicati nel genere e individuati per numero, peso e misura, perciò sono facilmente sostituiti con altri beni simili.

In generale un bene è fungibile se:
– Contiene un valore intrinseco definito e misurabile;
– È sostituibile facilmente con un bene con caratteristiche simili sul mercato;
– Può diventare un asset di valore nel lungo termine.


COSA SONO I TOKEN NON FUNGIBILI

Al contrario dei beni fungibili, quelli non-fungibili hanno la caratteristica di essere unici non sostituibili, non ripetibili e non divisibili. Tra i beni non-fungibili possiamo annoverare quadri, eventi musicali, contratti di vendita di un’automobile. In generale beni o servizi con qualità uniche e irripetibili: poiché esiste solo un originale, quel bene ha una proprietà distintiva che non permette uno scambio con qualcosa di simile. In inglese i beni non-fungibili si chiamano Non Fungible Token (il cui acronimo è NFT). Si definisce NFT un certificato digitale basato sulla tecnologia blockchain e in particolare sulla blockchain di Ethereum e può essere acquistato e venduto online utilizzando varie valute. Si tratta dunque di beni appartenenti al mondo reale che vivono anche sulla blockchain.

COME SI CREA UN NFT

Il punto di partenza è la creazione di una versione digitale dell’opera d’arte che, nel linguaggio informatico, è definita da una sequenza di cifre binarie (0-1). Questa sequenza viene compressa in un’altra sequenza chiamata “hash” (impronta digitale) che identifica in modo univoco e non violabile quel file: il processo di hashing rende impossibile ricostruire il documento digitale originario. Tale sequenza di BIT è univoca e viene trascritta su un libro mastro decentralizzato: la blockchain. Poiché la maggior parte degli NFT è costruita a partire dalla blockchain di Ethereum, occorre aprire un wallet digitale all’interno del quale depositare e conservare le criptovalute necessarie per le transazioni.

Tra le app più conosciute per aprire un wallet abbiamo:
1 MetaMask
2 Coinbase
3 Trust Wallet di Binance
4 Math Wallet con elevati standard di sicurezza


Una volta creato il proprio wallet contenente le criptovalute è necessario scegliere il marketplace (il negozio virtuale) dove acquistare o vendere NFT. Se l’NFT ha un costo molto economico o è gratuito è probabile che venga applicata una tassa variabile da pagare (gas fee).

I marketplace più conosciuti dove scambiare NFT sono:
1 OpenSea
2 Rarible
3 NiftyGateway
4 Foundation, utilizzata dagli artisti,
5 MakersPlace accessibile solo su invito
6 Mintable è tra i marketplace più completi e offre anche un misuratore di rarità basato su intelligenza artificiale.


All’interno dei marketplace appaiono gli NFT disponibili. Gli acquirenti interessati possono fare delle offerte in asta, al termine della quale il venditore riceve un avviso con le migliori offerte degli acquirenti. Accettata l’offerta, la piattaforma gestisce il trasferimento di fondi del bene digitale concludendo il processo di vendita.

L’ARCHIVIO MONDIALE

La blockchain rappresenta un archivio unico mondiale, decentralizzato e potenzialmente accessibile a tutti dove vengono registrate le transazioni di beni digitali, siano essi criptovalute, opere collezionabili, videogiochi, musica o altro chiamati in generale “token”. In base a come sono memorizzate le informazioni relative a questi beni si distingue tra token fungibili e token non fungibili.

In altre parole i token sono un insieme di informazioni digitali all’interno di una blockchain che conferiscono un diritto di proprietà a un determinato soggetto e dotate di un valore stabilito dalla società di emissione.
Ci accorgiamo inoltre del fatto che gli NFT non dipendono solo dalla tecnologia blockchain, ma anche da altre soluzioni (come il processo di hashing) che potrebbero essere superate nel tempo (il continuo aumento della potenza di calcolo potrebbe infatti permettere di “rompere” alcuni di questi algoritmi, rendendo così ben poco affidabile il riferimento univoco all’NFT).

ATTENZIONE A COME SI GIOCA CON IL MERCATO

Dal punto di vista giuridico ci accorgiamo che il valore (l’unicità) dell’NFT non poggia davvero sulla tecnologia blockchain, ma sulla fiducia intercorrente fra il venditore e l’acquirente. Con il primo che confida sul fatto che il secondo non venderà o non abbia già venduto la stessa identica opera più e più volte, riducendo quell’NFT (pagato magari milioni di dollari) a un valore irrisorio (perché se non può esistere un NFT uguale all’altro, ne possono esistere un’infinità di estremamente simili e tutti rivolti a trasferire la “proprietà” della medesima opera).

DOVE VENGONO REGISTRATI I DATI PERSONALI

Questo approfondimento è doveroso sia dal punto di vista giuridico che tecnico e ci permette di comprendere le fragilità del sistema. Se andiamo ad esaminare nel dettaglio che cosa è un NFT e cosa viene effettivamente registrato su blockchain ci rendiamo conto che ben poco del “contratto” di acquisto è contenuto su questo registro distribuito. Tutti gli altri dati (l’opera stessa, le condizioni del suo acquisto e i diritti del “proprietario”) sono in realtà al di fuori del registro, con severi problemi di conservazione e di accessibilità nel tempo del dato.


RELAZIONE TRA NFT E BENI SOTTOSTANTI

In pratica, gli NFT sono unità di dati archiviati su blockchain che certificano l’unicità di asset digitali sottostanti, di cui costituiscono la rappresentazione nell’ecosistema digitale. I token non fungibili creano dunque un legame incancellabile e interdipendente tra blockchain e il mondo fisico. Tuttavia, acquistando un NFT non si ottiene la proprietà del bene in sé, bensì un certificato (token) che ne assicura l’autenticità e che consente al proprietario di esercitare dei diritti su quel bene.
Tale sequenza viene quindi “compressa” in una sequenza, chiamata hash, derivata da essa ma molto più corta, con un processo non invertibile conosciuto come hashing.

È importante sottolineare che chi possiede il documento digitale può facilmente calcolarne l’hash, mentre è praticamente impossibile per chiunque altro ricostruire un documento digitale a partire da un hash.

Il passo successivo è la memorizzazione di questo hash su una blockchain, con una marca temporale associata. L’uso di questi token ha aperto la strada a un mercato automatizzato di hash, in cui il creatore dell’hash può usare il token per aggiungere al suo interno il proprio hash e successivamente venderlo in cambio di un pagamento in criptovaluta. Come per esempio la moneta ETH usata in Ethereum.

L’NFT tiene al suo interno traccia delle vendite dell’hash, in modo che risulta possibile tracciare i passaggi di mano dell’hash, fino al suo creatore. Quindi dimostrandone il possesso. Questo meccanismo fornisce quindi una prova di autenticità e, al contempo, di proprietà dell’opera. Il possessore dell’hash, secondo quanto riportato nell’NFT può dimostrare i suoi diritti senza necessità di rivolgersi a intermediari e senza limiti di tempo (finché la blockchain su cui è ospitato il suo token continuerà ad essere attiva).


I DIRITTI DEL POSSESSORE DI UN NFT

Quando un soggetto acquista un NFT entra in possesso di un non-fungible token che rimanda a un bene digitale (un’opera d’arte, una GIF, una canzone…). Diventa però più complicato definire i diritti da un punto di vista giuridico, dato che possono esserci differenze sostanziali tra un NFT e un altro. Per esempio nel caso di NFT che trasferiscono la proprietà di un’opera, si trasferisce la proprietà della copia dell’opera e non di quella originaria che potrebbe dunque essere oggetto di altre vendite.

L’NFT che rappresenta il primo “tweet” di Jack Dorsey, venduto per quasi 3 milioni di dollari, non garantisce al proprietario alcun diritto sul “tweet”. Fatti salvi accordi giuridici esterni alla blockchain tra Jack Dorsey e la piattaforma che ha ospitato la vendita dell’NFT. L’autore del tweet potrebbe infatti decidere di mettere in vendita lo stesso tweet su un’altra piattaforma concorrente.

Alla base degli NFT c’è dunque un meccanismo di fiducia tra autore e compratore che prescinde dalla tecnologia blockchain.

La crescente popolarità degli NFT rende necessario comprendere quali siano i rischi e le tutele per gli utenti.

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ibi.lumine

PROPRIETARIA INTELLETTUALE IMBATTIBILE SULLA FINANZA ALL'AVANGUARDIA.

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