Documentari

Lo strano caso di Pier Fortunato Zanfretta 

Pier Fortunato Zanfretta, un metronotte che afferma di essere stato rapito più volte dagli alieni. Pur di essere creduto ha deciso di sottoporsi a ipnosi regressiva e colloqui sotto gli effetti del cosiddetto “siero della verità”.

Fonte immagine: https://www.rsi.ch/play/tv/storie/video/pier-fortunato-zanfretta-lattesa?urn=urn:rsi:video:13776841

Nella notte tra mercoledì 6 e giovedì 7 dicembre 1978 e il 1980 la guardia giurata Piero Fortunato Zanfretta dell’Istituto di Vigilanza privata “Val Bisagno” di Genova fu trovata in stato di choc e in preda ad un indicibile terrore nei pressi della villa “Casa Nostra” di Marzano di Torriglia, un piccolo centro sulle alture del capoluogo ligure.

Quando si riprese, Zanfretta raccontò tremando di aver visto “un essere enorme, alto circa tre metri, con la pelle ondulata, come se fosse grasso o tuta molle, comunque grigia” che subito dopo volò via “in una gigantesca luce a forma di triangolo sormontata da lucette di diverso colore”. Sottoposto ad ipnosi regressiva l’uomo non solo confermò la sua avventura, ma disse di essere stato trascinato sulla “astronave” da quattro esseri mostruosi che lo avrebbero minuziosamente esaminato.

Un’inchiesta dei Carabinieri accertò che 52 testimoni avevano osservato un enorme disco volante volteggiare in quelle ore su Torriglia. Inoltre sul prato dove Zanfretta fu ritrovato dai suoi colleghi, i Carabinieri scoprirono una traccia a forma di ferro di cavallo di 2 metri per 3. Non si era ancora spenta l’eco di quel misterioso “incontro ravvicinato del terzo tipo”, che dopo venti giorni l’esperienza si ripeteva. Questa volta i Carabinieri scoprirono accanto alla Fiat 127 del metronotte orme lunghe oltre 50 centimetri. Zanfretta afferma di aver ricevuto in dono dai presunti esseri una sfera trasparente contenente un tetraedro dorato che ruoterebbe in sospensione.

L’esistenza della sfera non è mai stata provata. Zanfretta afferma di averla nascosta in un luogo noto solamente a lui e che eventuali altri esseri viventi terrestri che provassero ad avvicinarvisi verrebbero fulminati dalla sfera stessa, sorte che sarebbe capitata ad una lepre avvicinatasi casualmente; Zanfretta racconta di sentirsi psichicamente forzato a recarsi dove avrebbe nascosto la sfera almeno due volte al mese, pur ignorando il motivo di tali visite.

Egli afferma inoltre di aver provato a fotografare la sfera, ottenendo, dopo lo sviluppo, solo l’immagine di cinque punti luminosi.

Zanfretta, dopo l’accaduto svenne. I suoi colleghi lo ritrovarono dopo oltre un’ora accanto alla villa, in forte stato di choc. Mentre lo portavano via continuava a dire: “Li ho visti, li ho visti”.

E non fu il solo. Perché i carabinieri, durante la loro inchiesta, trovarono altri 52 testimoni i quali confermarono che a quell’ora, e in quella zona, notarono un grosso oggetto volante di forma piatta e triangolare, emanante un’intensa luce variante dal bianco al rosso. Venerdì 8 dicembre il quotidiano Il Secolo XIX usciva con un titolo a sei colonne: “Incontri ravvicinati a Torriglia”.

E fu così che il mondo venne a conoscenza della vicenda del “metronotte che aveva visto gli UFO”.

Da quel momento, lui stesso capisce che deve recarsi in quel luogo quando sente un sibilo provenire da un punto fra collo e capo, poi il tutto si svolge come per inerzia. Se si rifiuta di recarsi in quel luogo prova un grande dolore provenire da quello stesso punto. A chi gli domanda perché non mostra questa scatola al mondo, risponde che gli è stato imposto di tenerla nascosta e di non farla vedere a nessuno. Nell’1987 preso dallo sconforto Zanfretta provò a prendere la scatola e portarla all’esterno, ma una scossa lo colpì senza tuttavia fargli del male, capì però il messaggio. Nel mezzo del racconto ci sono degli aneddoti, uno di questi vede protagonista l’ufologo Hynek, cui i presunti alieni volevano consegnare la scatola con Zanfretta a fare da tramite. L’ufologo però non credette alla vicenda e morì pochi anni dopo. In un altro episodio una lepre riuscì ad introdursi nella grotta, ma venne fulminata all’istante da un raggio che la cristallizzò. Zanfretta consegnò i resti del povero animale ad un rappresentante di un altro studioso americano, ma quando qualche tempo dopo provò a rimettersi in contatto con lui il soggetto risultò sparito nel nulla. Ha persino scherzato sul suo nome, dicendo di non sentirsi poi così fortunato dopo quell’incontro con quei “mostri”. L’opinione pubblica è divisa, la sua vita a suo dire distrutta. E’ stato uno dei casi ufologici più importanti in Italia, di abduction, incontri ravvicinati del terzo e quarto tipo, noi ve lo raccontiamo così come lo abbiamo sentito di persona quel giorno, concludendo con una riflessione: al di là del fatto che si possa o non possa credere a questa storia, Zanfretta appare ai nostri occhi come un uomo che vorrebbe non aver mai vissuto tutto questo.

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Al prossimo articolo, un bacio, Miriana.

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