Le implicazioni psicologiche della maternità mancata
Quando si parla di maternità mancata si tocca un tasto molto delicato per ogni donna, anche per la più moderna, la più risoluta, la più indipendente.
Se la motivazione è una scelta di vita, molto spesso accade che la donna sia vittima di pregiudizi e considerazioni su sé, che possono creare chiusura e dolore.
Il tutto crea gravi implicazioni psicologiche.
Battute inopportune, arroganti che si infiltrano come veleno nel cuore di chi le le ascolta, le subisce e anche se reagisce, ormai il danno è fatto. Per fortuna non è sempre così, basta avere un minimo di empatia e sensibilità.
Ma purtroppo capita ancora il non veder riconosciuto dal contesto sociale la propria condizione di donna, indipendentemente dall’essere anche madre.
Questo oltre un grande dolore, può generare fastidio, disorientamento e soprattutto tanta incomprensione. Spesso anche diffidenza verso chi hai intorno.
Una donna può sentirsi appagata anche con le proprie passioni e il lavoro. Con tutto quello che dà soddisfazione personale e ti fa alzare al mattino con la voglia di vivere e non solo di sopravvivere.
Anche dove invece non c’è una scelta, ma una rassegnazione dovuta a problemi fisici o psicologici, sicuramente non aiuta lo screditamento ricevuto anche da pseudo amici. Questo fa scaturire l’isolamento sociale delle donne non madri, che si aggiunge alla grande sofferenza già presente dall’impossibilità di diventare genitore.
Questo crea senza dubbio un grande disagio mentale. Soprattutto se si frequentano anche quelle persone che tentano di sminuire il valore umano di chi vedono in difficoltà o pensano sia più debole rispetto a loro .
La società di oggi dovrebbe capire come muoversi per comprendere questo dolore. Modificare quindi tutta l’ideologia di donna e di coppia che ci hanno inculcato negli anni ma che così non è. Perché tutto questo? È violenza psicologica.
E già così complicato e doloroso accettare l’impossibilità di essere genitore e per le donne di avere una gravidanza. Ma è ancor di più faticoso “combattere” con tutti quegli stereotipi e tabù radicati in questa allucinante mentalità culturale con cui siamo cresciuti.
Aiutiamo le nuove generazioni a liberarsi da tutto questo! È nostro dovere farlo!
Dedico il mio pensiero a tutte quelle donne che senza essere mamme biologiche hanno un grande istinto materno radicato nella anima. Spesso non hanno neanche le stesse mamme biologiche.
Penso a chi adotta o ha figli in affidamento. Voglio pensare a tutte quelle Psicologhe che fanno da seconde mamme psichiche a pazienti che hanno avuto madri distruttive (come dicevo non tutti nascono con l’istinto materno).
Penso a quelle donne che crescono e proteggono dei cuccioli, umani e non, soffrendo e sacrificandosi per ognuno di loro per le svariate situazioni che la vita presenta. Si, possiamo essere anche mamme umane per i nostri animali.
Voglio pensare a quelle donne estremamente MATERNE verso le loro amiche più bisognose di affetto che hanno continuo bisogno di sostegno a causa delle loro insicurezze dovute alle varie vicissitudini della vita. Penso a quelle donne che fanno da mamma ai loro genitori anziani, magari con Alzheimer. O ai loro mariti o a sorelle non più autosufficienti, e penso a tante zie come me che senza avere figli biologici fanno da MADRINE in tutte quelle situazioni dove c’è bisogno.
Non dimentichiamo anche quelle insegnanti che a scuola o all’asilo si occupano dei loro studenti come figli o nell’ambiente sanitario tutte quelle Dottoresse, infermiere e operatrici sanitarie che fanno di tutto per far sentire i propri pazienti al sicuro, come a casa. Come nelle situazioni di malati terminali. Ho assistito a tante cose perciò non perdono chi dimentica tutto questo.
Si…Penso a tutti coloro che si sentono soli.
il dolore è di chi lo indossa, non di chi lo guarda.