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La tossicità e l’influenza dell’ambiente circostante sulla nostra persona

Mi sono chiesta, io in prima persona, cosa mi abbia portato a non scrivere in questo periodo. Ad oggi, posso dire con estrema certezza che il mio blocco era dettato dall’influenza di una persona, molto vicina a me.

Era la sua storia, forse.

I suoi momenti, i quali, senza ombra di dubbio, coinvolgevano emotivamente anche me. E quel peso me lo portavo dietro, ogni giorno, influenzandomi negativamente.

Ho iniziato a soffrire anche d’insonnia, proprio perché la sua emotività mi aveva completamente travolta. E non era solo la sua da gestire, ma anche la mia. Un bel carico da 90!

Ma è il rischio che corrono tutte le persone empatiche, come me!

Ho già scritto qualcosa sull’empatia, ma scrivere di me, di un altro pezzettino di me, forse sarebbe interessante.

Oggi, però, una domanda vorrei porla. A voi ed a me.

Quanto l’ambiente circostante influenza la nostra persona?

L’ambiente che ci circonda ha un impatto fondamentale su chi siamo e su come ci comportiamo. Ciò che vediamo, sentiamo e con chi interagiamo costantemente modella il nostro modo di pensare e di agire, anche senza che ce ne rendiamo conto. Anzi, il più delle volte senza che ce ne rendiamo conto. Uno degli aspetti più significativi di questo fenomeno è l’influenza delle persone vicine a noi, soprattutto se una di queste persone è tossica. Questa dinamica può essere insidiosa e trasformare una relazione in un meccanismo distruttivo capace di cambiare radicalmente la nostra personalità.

E, nel mio piccolo, è successo proprio questo!

L’essere umano è, per natura, un animale sociale. Le interazioni con le altre persone ci aiutano a sviluppare la nostra identità e ad adattarci ai diversi contesti della vita quotidiana. Quando siamo circondati da individui positivi, che ci ispirano e ci supportano, tendiamo ad essere più sicuri di noi stessi, sereni e produttivi. Quando, invece, il nostro ambiente sociale è dominato da persone negative o tossiche, la nostra salute mentale, emotiva e, perfino, fisica può deteriorarsi. Sto parlando del cosiddetto “contagio emotivo” ed è un fenomeno reale: le emozioni delle persone con cui trascorriamo del tempo influenzano inevitabilmente le nostre. A volte, in maniera irreversibile!

Una persona tossica può manifestare il suo comportamento in vari modi: critiche costanti, manipolazione, vittimismo, aggressività passiva o negatività persistente. Questo comportamento può minare la nostra autostima, farci dubitare delle nostre capacità e portare ad una costante sensazione di stress o ansia. Il pericolo maggiore, tuttavia, risiede nella possibilità che, a lungo andare, iniziamo a replicare questi stessi schemi di comportamento tossici.

Questo per un motivo che, ho constatato, è abbastanza diffuso.

Non siamo capaci di riconoscere i comportamenti tossici, perché fanno parte della nostra cultura. Siamo talmente abituati alla tossicità che non riusciamo ad apprezzare i gesti sani, quando arrivano. Questo perché manca la consapevolezza. Ed è un aspetto molto importante, soprattutto quando le dinamiche iniziano a minare la nostra persona ed a diventare, quindi, pericolose.

Il meccanismo di difesa più comune contro la tossicità è l’assimilazione. Quando siamo costantemente esposti ad una persona che critica o manipola, possiamo, inconsciamente, adottare lo stesso atteggiamento verso gli altri o, addirittura, verso noi stessi. Iniziamo a criticare o a manipolare per proteggere il nostro ego ferito, imitando comportamenti che abbiamo imparato essere “utili” per chi ci circonda. In altre parole, diventiamo specchi di quella tossicità che una volta ci danneggiava.

Il tutto senza esserne consapevoli!

Quando lasciamo che la tossicità di una persona vicina a noi ci influenzi, la nostra visione della vita può diventare più cinica e negativa. Iniziamo a percepire le relazioni con sfiducia, i successi altrui con invidia e le difficoltà con disperazione. Questo effetto domino può sfociare in un circolo vizioso: il nostro atteggiamento tossico influisce sugli altri, che a loro volta rispondono con altrettanta tossicità, creando un ambiente sempre più malsano. È una spirale che può essere molto difficile da rompere se non si è consapevoli del problema.

Sappiamo tutti quanto le emozioni possano essere potenti. Ci influenzano non solo a livello personale, ma anche nelle nostre interazioni quotidiane con gli altri. Una risata può contagiare un’intera stanza, ad esempio così come un’espressione di ansia può diffondersi rapidamente tra i presenti. Questo fenomeno, conosciuto appunto come contagio emotivo, è una forma di empatia che ci spinge a riflettere ed a replicare inconsciamente le emozioni degli altri. Esso può essere una forza positiva, ma in contesti negativi, può avere effetti dannosi sul nostro benessere emotivo.

Cos’è il contagio emotivo?

Il contagio emotivo è un processo psicologico attraverso il quale una persona assorbe le emozioni di chi le sta intorno. Si verifica quando qualcuno adotta inconsapevolmente lo stato emotivo di un’altra persona, replicandone l’umore, l’energia o l’atteggiamento. Questo fenomeno si verifica a livello inconscio: avviene senza che noi ce ne accorgiamo, attraverso segnali non verbali, come l’espressione facciale, il tono di voce e la postura.

Le basi neurologiche del contagio emotivo si trovano nei neuroni a specchio, un gruppo di cellule cerebrali che si attivano sia quando osserviamo un’azione, sia quando la compiamo noi stessi. Quando vediamo qualcuno provare gioia, dolore o stress, i nostri neuroni a specchio ci aiutano a vivere quell’emozione come se fosse nostra. Questo meccanismo è utile per promuovere l’empatia e la cooperazione sociale, ma può anche portarci ad assorbire emozioni negative che non ci appartengono.

Il contagio emotivo può essere una forza benefica, in particolare nelle relazioni intime o nei contesti di lavoro. La felicità ed il buon umore di una persona possono diffondersi rapidamente e migliorare l’atmosfera generale. Allo stesso modo, le emozioni positive di un leader o di un genitore possono motivare ed ispirare chi li circonda.

Ma quando il contagio emotivo coinvolge emozioni negative come lo stress, l’ansia o la rabbia, può avere conseguenze dannose. In un ambiente lavorativo teso, ad esempio, un solo individuo ansioso può trasmettere il proprio nervosismo a tutto il team, riducendo la produttività ed aumentando il malessere collettivo. Nelle relazioni personali, la vicinanza ad una persona depressa o arrabbiata può far sì che anche noi cominciamo a sentirci giù o frustrati, anche se inizialmente eravamo in uno stato emotivo neutrale o positivo.

Parlerò del contagio emotivo, come poterlo riconoscere e, magari, come difendersi in un altro articolo. È un argomento molto importante, che va affrontato nella giusta maniera e, possibilmente, nel dettaglio, proprio per iniziare ad installare la consapevolezza in ognuno di noi.

Se vogliamo, infatti, combattere la tossicità e promuovere i rapporti sani, dobbiamo, per prima noi, iniziare ad essere consapevoli che alcuni nostri atteggiamenti, comportamenti, azioni, gesti, parole, ecc…, possono risultare tossici. Riconoscere i nostri per tenere lontano quelli degli altri!

La conoscete la storia della mela marcia?

“Un giorno un contadino torna a casa dalla moglie con un bellissimo cesto di mele sperando nella torta che lui adora.
La moglie gli chiede:
“Caro, hai controllato che siano tutte sane?”
Lui le risponde:
“Certo cara, sono tutte bellissime e sanissime”.
La moglie non ebbe subito tempo per preparare la torta per il marito, dopo qualche giorno, trovò qualche ora da dedicare a questa cosa e si apprestò a prendere 4 o 5 mele dal cesto.
Presa l’ultima mela che le occorreva notò qualcosa di strano e si chinò sulla cesta, le altre mele era quasi tutte marce.
Quando il marito tornò da lavoro sentì subito nell’aria l’odore della sua amata torta e disse alla moglie:
“Cara grazie per la torta, ma dove sono le altre mele?”
Lei rispose:
“Le ho buttate via, erano tutte marce”.
E lui replicò:
“Ma come, impossibile, erano tutte perfette”.
Lei con un sorriso appena accennato:
“Caro mio, all’apparenza erano tutte belle e sane, ma sai benissimo che ne basta una marcia per far marcire anche tutte le altre, si sono salvate solo quelle che erano più lontane dalla mela marcia, quelle con cui ho fatto il meraviglioso dolce che volevi, solo loro si sono salvate dal verme nascosto in quella mela”. (Ilaria Pasqualetti,“Pensieri e Parole”)

Ma come ci si può difendere dalla tossicità?

Per evitare di cadere nello schema tossico, è fondamentale essere consapevoli dell’influenza che l’ambiente circostante esercita su di noi. La prima mossa è riconoscere la presenza di comportamenti tossici e comprendere come essi ci influenzano. È importante sviluppare confini sani e non permettere che l’energia negativa di chi ci circonda controlli il nostro stato emotivo.

Distaccarsi emotivamente da persone tossiche è un passo cruciale. Questo non significa necessariamente tagliare fuori del tutto queste persone dalla nostra vita (anche se, in alcuni casi, può essere necessario, se non proprio vitale!), ma ridurre il loro impatto sulle nostre emozioni. Coltivare relazioni positive, costruire una rete di supporto e praticare la consapevolezza e l’autocura possono aiutarci a mantenere una mentalità equilibrata ed a proteggere la nostra salute mentale.

L’ambiente circostante è uno specchio che riflette ed amplifica i nostri stati d’animo ed il nostro comportamento. Se siamo costantemente esposti a persone tossiche, c’è il rischio che quella tossicità si insinui nella nostra vita, trasformando la nostra personalità ed influenzando le nostre relazioni. Ma con consapevolezza ed azioni concrete, possiamo spezzare questo ciclo e creare uno spazio più sano e positivo attorno a noi.

Parlo tanto dell’amore verso sé stessi. Ecco, tenere lontano le persone tossiche dalla propria vita è un passo molto importante verso l’amore per sé stessi!