La serratura segreta
Quante chiavi conosciamo o ne siamo in grado di gestire con una sola mano? Quante chiavi speriamo di ottenere per vederci chiaro? Per cercare almeno un po’ di capire cosa si muove o addirittura resta immobile dentro uno scorcio…
Quante mani hanno toccato chiavi, che son passate di mano in mano, che sono passate attraverso vite altrui, che non conosciamo, eppure son rimaste sempre le stesse.
E poi ci sono loro le chiavi d’eredità, chiavi importanti, chiavi d’onore, chiavi d’amore. Quelle che sono trapassate da trisnonni ai nonni, dai nonni ai genitori, dai genitori a te.
Quante storie potrebbero raccontare un mazzo di chiavi, non necessariamente di un appartamento, non tutti ereditano una casa, a volte solo una cantina, un garage, un ripostiglio, una stalla.
Soffermandoci pensiamo che a volte, ed oggi sempre più spesso, non si eredita proprio un bel niente, resta un altro tipo di eredità non materiale, ma quella è un’altra storia.
Le chiavi “sfondano” le porte…
Serrature di portoni, di cancelli, delle grate di finestre, di un armadietto in palestra. Le serrature della posta delle lettere, che oggi siamo destinati ad aprire solo per le numerose e rumorose bollette.
Serrature di diari segreti, nascosti da occhi indiscreti. Serrature angustie, arrugginite, vecchie. Le chiavi non ti permettono più di entrare. Le chiavi e le serrature, un connubio perfetto d’incastri che danno vita a ciò che non vediamo.
Proprio quando il chiavistello sta per schiocchiare, prendono vita i silenzi. Si animano le emozioni, si sussurrano parole, si consumano attimi. Riaffiorano ricordi.
E poi ci sono le chiavi su palmi di mano a chi è privo di valori, quelle sono chiavi che piangono, chiavi non riconosciute, insignificanti se non aprono i cuori.
Ma ogni cuore ha la sua chiave. Non siamo per tutti noi umani, proprio come le chiavi.
Siamo anime vaganti che attendono l’incastro perfetto tra chiave e serratura.
Quanto rumore fa un semplice mazzo di chiavi?