Kópakonan: la legenda della donna foca nelle Isole Faroe
La leggenda di Kópakonan, che letteralmente significa “la donna foca“, è uno dei racconti popolari più conosciuti nelle Isole Faroe.
Si credeva che le foche fossero ex esseri umani che cercavano volontariamente la morte nell’oceano. Una volta all’anno, la tredicesima notte, potevano venire a terra, spogliarsi della pelle e divertirsi come esseri umani, ballando e divertendosi. Una tredicesima sera un giovane contadino del villaggio di Mikladalur, nell’isola settentrionale di Kalsoy, chiedendosi se questa storia fosse vera, andò a mettersi in agguato sulla spiaggia.
Osservò e vide le foche arrivare in gran numero,nuotando verso la riva. Si arrampicarono sulla spiaggia, mutarono le pelli e le adagiarono con cura sugli scogli. Privati della loro pelle, sembravano persone normali.
Il giovane fissò una graziosa foca che metteva la sua pelle vicino al punto in cui si nascondeva. E quando iniziò il ballo, siavvicinò furtivamente e la rubò. I balli e i giochi continuarono tutta la notte, ma non appena il sole iniziò a fare capolinoall’orizzonte, tutte le foche vennero a riprendersi la pelle per tornare in mare.
La ragazza foca era molto sconvolta quando non riusciva a trovare la sua pelle, anche se il suo odore aleggiava ancora nell’aria, e poi l’uomo di Mikladalur è apparso tenendola. Ma non gliela ha restituita, nonostante le sue disperate suppliche, quindi fu obbligata ad accompagnarlo alla sua fattoria.
La tenne con sé per molti anni come sua moglie, e lei gli partorì diversi figli; ma doveva sempre assicurarsi che non avesse accesso alla sua pelle. Lo teneva chiuso in una cassa di cui solo lui aveva la chiave, chiave che teneva sempre suuna catena attaccata alla cintura.
Nonostante l’anatema, nel 2015 nel villaggio di Mikladalur è stata innalzata sulla costa una statua dedicata a Kópakonan, in acciaio inossidabile e bronzo. Potrete osservarla in tutta la sua solidità, infatti è capace di resistere ad onde alte anche13 mt.
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