Il viaggio di crescita e consapevolezza: Sé Stessi
In queste ultime due sere, ho deciso di fare due live su Instagram, così, estemporanee. Non era nulla di “organizzato”, solo una prova. Dovevano essere un paio di ore molto “free”, con argomenti leggeri, semplici, divertenti.
Abbiamo parlato delle vacanze appena trascorse, ci siamo interfacciati sulle meravigliose regioni del nostro Paese. Ho anche ricevuto qualche invito a soggiornare in posti che, ancora, non ho visitato! Non male, devo dire!
Ma, come immaginavo, le live sono sempre imprevedibili. E, questa, non poteva essere di meno!
Nella live di ieri, sabato sera tra l’altro, mi è stata fatta una domanda, molto interessante. Mi è stato chiesto: “Cosa significa intraprendere il percorso di accettazione di sé stessi?”.
È un argomento davvero molto vasto, tanto particolare, delicato, profondo. Talmente profondo che, molto spesso, si ha bisogno dell’aiuto di un esperto, che possa riuscire a farci superare alcuni nostri limiti. Molto spesso, dettati da traumi infantili e/o adolescenziali, legati alla famiglia, ad esempio.
Io ho scelto di intraprenderlo da sola, ma mi rendo conto che, in questo modo, diventa più lungo, difficile e tortuoso. Ma sono scelte e come tali vanno rispettate!
Fatta questa piccola premessa, possiamo cominciare!
Cosa significa intraprendere il percorso di accettazione di sé stessi?
L’accettazione di sé stessi è un concetto fondamentale per il benessere personale, spesso trascurato o confuso con la semplice rassegnazione ai propri difetti. In realtà, si tratta di un processo di crescita e consapevolezza profondo, che coinvolge diversi aspetti della nostra vita: il fisico, il carattere e l’emotività. “Accettarsi” non significa abbandonarsi, ma imparare a comprendere, rispettare e valorizzare la propria unicità, con tutte le imperfezioni ed i limiti che essa comporta.
Anche se a me non piace chiamarli “imperfezioni” o “difetti”. A me piace chiamarle “caratteristiche”.
Se ci riflettete bene, infatti, anche il termine è importante.
“Imperfezioni” o “difetti” è un termine “negativo”, che denota un qualcosa che non dovremmo avere.
“Caratteristiche”, invece, è un termine “positivo”, che denota un qualcosa che abbiamo e che perché non dovremmo avere? Chi ce lo vieta?
In maniera più generica, più semplice, “Cosa significa accettare sé stessi?”
“Accettare sé stessi” vuol dire riconoscere ed abbracciare tutte le parti che ci compongono, senza giudizi severi o confronti inutili con gli altri. E questo include:
- riconoscimento delle proprie debolezze: imparare a vedere i propri difetti o limiti non come un problema, ma come parte della propria natura umana (come “caratteristiche”, infatti!);
- valorizzazione dei propri punti di forza: saper vedere ed apprezzare le proprie qualità, senza minimizzarle o nasconderle dietro un’eccessiva umiltà;
- consapevolezza dei propri desideri e bisogni: riuscire a comprendere cosa si desidera davvero nella vita, senza conformarsi alle aspettative esterne.
L’accettazione di sé stessi, quindi, non è un processo statico o definitivo, ma un vero e proprio percorso dinamico che evolve con il tempo e le esperienze.
Il percorso di accettazione dal punto di vista fisico
Sotto il profilo fisico, “accettare sé stessi” significa riconoscere il proprio corpo per quello che è, con le sue caratteristiche individuali. Viviamo in una società che, sempre più spesso, promuove standard irrealistici di bellezza, alimentando insicurezze e dismorfia corporea. Accettare il proprio corpo, invece, significa proprio rompere con questi modelli e:
- apprezzare il corpo per la sua funzionalità: il corpo non è solo un oggetto estetico, ma uno strumento che ci permette di vivere, muoverci e sperimentare il mondo;
- riconoscere l’unicità del proprio corpo: ognuno di noi ha caratteristiche fisiche diverse e bisognerebbe imparare a vedere questa diversità come una forza, piuttosto che come una debolezza. E questo è fondamentale;
- prendersi cura di sé: l’accettazione non significa smettere di migliorarsi, ma farlo con amore e rispetto per il proprio corpo, senza la pressione di aderire a standard esterni.
Il percorso di accettazione dal punto di vista caratteriale
Sotto il profilo caratteriale, l’”accettazione di sé stessi” implica la capacità di riconoscere i propri tratti distintivi, sia quelli positivi che quelli meno piacevoli. Spesso, si tende a voler cambiare aspetti della propria personalità per essere più conformi alle aspettative sociali o per piacere agli altri. Questo può generare un senso di insoddisfazione costante, che distrugge la nostra persona e non soddisfa proprio nessuno. Invece, “accettare il proprio carattere” significa:
- riconoscere ed accettare i propri limiti: tutti abbiamo debolezze, che si tratti di impazienza, timidezza o difficoltà nel gestire lo stress. Piuttosto che cercare di negarle, è importante lavorare su di esse, ma senza giudicarsi troppo duramente;
- sviluppare i propri punti di forza: ognuno di noi ha caratteristiche positive uniche. Essere consapevoli dei propri talenti e dei punti di forza è essenziale per una sana autostima;
- lavorare sul miglioramento personale: l’accettazione non significa rimanere statici. Si può lavorare su sé stessi, ma senza perdere di vista il valore intrinseco che già si possiede.
Il percorso di accettazione dal punto di vista emotivo
Un altro aspetto cruciale di questo interessantissimo percorso con sé stessi è quello legato alle nostre emozioni. Le emozioni sono, spesso, viste come qualcosa da controllare o reprimere, soprattutto quelle considerate negative, come la rabbia, la tristezza o la paura. Invece, accettare sé stessi significa anche imparare ad accogliere e comprendere le proprie emozioni. Questo significa:
- riconoscere le proprie emozioni: essere consapevoli di ciò che si prova in un determinato momento, senza giudicarlo. Le emozioni non sono giuste o sbagliate, semplicemente esistono e vanno vissute;
- accogliere anche le emozioni negative: rabbia, ansia, tristezza sono tutte emozioni naturali e legittime. Accettarle significa permettere a sé stessi di sentirle senza sensi di colpa o paura, comprendendo che esse fanno parte dell’esperienza umana;
- imparare a gestire le emozioni: l’accettazione emotiva non implica lasciarsi sopraffare dalle emozioni, ma imparare a gestirle in modo sano. Ciò può includere tecniche di gestione dello stress, di comunicazione assertiva e di ascolto attivo dei propri bisogni.
Il viaggio verso l’accettazione
L’accettazione di sé stessi, come dicevo, è un percorso lungo, complesso e delicato, che richiede tempo, dedizione, impegno ed un pizzico di sacrificio. Non è un traguardo che si raggiunge una volta per tutte, ma un processo di continuo adattamento e crescita. Non posso negare che, molto spesso, si attraversano fasi di insicurezza e di dubbio, ma è proprio attraverso queste sfide che si può arrivare ad una maggiore comprensione e apprezzamento di sé stessi.
Le chiavi per intraprendere questo percorso includono:
- la consapevolezza: imparare ad osservarsi senza giudizio è il primo passo. Questo può avvenire tramite la riflessione personale, la meditazione o il dialogo con persone fidate;
- il perdono: perdonare sé stessi per gli errori passati è essenziale per poter andare avanti senza rimanere bloccati nel rimpianto o nella colpa;
- la gratitudine: riconoscere le proprie qualità ed i progressi fatti, anche piccoli, aiuta a costruire una visione positiva di sé.
Mi rendo conto che tutto ciò può risultare tremendamente arduo. Il percorso di accettazione di sé stessi, infatti, include tutta quella serie di metabolizzazioni, a livello inconscio, che possono risultare molto complessi. Per questo, non bisogna avere paura di rivolgersi ad uno specialista, il quale potrà aiutarci in tutti quegli “ostacoli” difficili da superare.
“Accettarsi” significa abbracciare la complessità della propria persona, con tutte le sue sfaccettature fisiche, caratteriali ed emotive. È un vero e proprio atto di amore verso sé stessi, che porta ad una vita più serena ed autentica. Questo percorso richiede pazienza, tempo, impegno ma i benefici che ne derivano, in termini di autostima, benessere ed anche di relazioni, sono incommensurabili.
Prendetelo un po’ come un viaggio.
Si sa la data di partenza, ma non la data di arrivo.
Non abbiamo la destinazione finale, ma una serie di tappe da visitare, guardare, analizzare, valutare e da godere.
E, poi, il biglietto è gratuito.
Meglio di così?