Libri e letteratura

Il Paradiso non può più attendere

Simone e Roberta sono una coppia di neo-sposi, sono una coppia di fatto da 9 anni, sono

marito e moglie da 24 ore e stanno preparando i bagagli per partire per il loro viaggio di

nozze, fra tre giorni.

Un vento gelido entra nella loro camera da letto, tanto freddo da dover chiudere la finestra,

pur essendo una splendida giornata di giugno.

L’abito da sposa di Roberta cade a terra dalla gruccia su cui poggia, lei lestamente lo solleva

e lo stende sul letto e immediatamente sente il profumo inebriante di gardenie riempire la

stanza.

Interpella Simone sul profumo, ma lui non lo sente e nel frattempo i suoi bagagli sono pronti;

ora mancano quelli del marito, che lui ha già impilato sul letto, accanto all’abito da sposa.

Maldestramente, passando accanto al bordo del letto, Simone scivola e per non cadere,

posa la sua mano destra sull’abito da sposa di Roberta, lancia un urlo di dolore, mentre

rialzandosi ha una visione: l’abito è intriso di sangue fresco e la sua mano trattiene un

pugnale gocciolante.

Una risata isterica, incontrollabile, gutturale, esce dalle sue labbra socchiuse e poi viene

pervaso da un dolcissimo profumo di gardenie. Roberta è immobile come una statua,

paralizzata dal comportamento inconsueto di Simone e attende ammutolita una qualsivoglia

spiegazione.

Simone invece è pietrificato dalle emozioni e riesce solo a dirle: – Non sono matto! Cosa ho

fatto? – Racconta la visione a Roberta e preoccupati, ma consapevoli di aver passato un

momento difficile e stressante, bevono dell’acqua e un caffè per riprendersi dalla paura che

aleggia ancora nello sguardo perso di entrambi.

Il trillo del cellulare di Simone, li fa trasalire, ma serve a riportarli alla realtà.

Chi lo chiama è sua madre, preoccupata e agitata, gli annuncia che purtroppo le foto che

suo fratello Riccardo ha scattato in chiesa, per immortalare la splendida funzione nuziale,

sono tutte rovinate dall’ intercalare di una fonte luminosa che padroneggia sui loro visi

gioiosi.

Ma non è tutto, anche i video che riprendono gli sposi hanno subito la stessa sorte.

Simone amareggiato per l’accaduto, chiede a Roberta di contattare il fotografo per accertarsi

che almeno le sue non abbiano subito alcun danno.

La chiamata al fotografo scioglie ogni dubbio: foto e video sono sfocate da una fonte

luminosa che si è tramutata in nebbiolina fitta, trattando le immagini in un certo qual modo e

più di questo non si può fare.

Sono le 14 di un caldo pomeriggio e questi avvenimenti stanno mettendo a dura prova la

serenità dei due giovani.

Decidono quindi di uscire a fare una passeggiata, fino alla gelateria in fondo alla via e

mentre camminano, quel profumo irresistibile di gardenie li travolge, ed ora cadono in uno

stato di trance, incapaci di seguire i loro passi, si prendono per mano ed insieme lasciano la

via della gelateria, la strada principale e si addentrano in un parco, finché raggiungono una

grande pianta di gardenie.

Si risvegliano dalla loro condizione di stordimento e si siedono sulla panchina a fianco alla

pianta fiorita. Non è una panchina qualunque, è rossa, di quelle commemorative, rivolte al

pubblico per non far dimenticare il gravissimo problema delle donne vittime di femminicidio,

da parte di chi diceva di amarle. Roberta si alzò di scatto, come fosse consapevole di averoltraggiato una situazione inverosimile e Simone, spaventato la imita ed ora sono in piedi, di

fronte alla panchina e una piccola targa applicata sullo schienale, riporta: In ricordo di

Patrizia – 23 giugno 2018.

Simone con gli occhi sbarrati davanti alla scritta, dice:

– Roberta, mi ricordo di questo fatto assurdo e domani cade l’anniversario della morte e del

matrimonio di questa povera anima.

Roberta incalza:

– Simone, anche io ricordo che il marito è accusato della sua morte e la prossima settimana

ci sarà il processo definitivo che chiuderà il caso.

Ora sapevano cosa volesse Patrizia da loro (o meglio ciò che di lei restava ancora su questa

Terra): la verità.

Giuliano, il marito di Patrizia ha sempre affermato che non avrebbe mai torto un capello alla

sua amata, ma le prove erano schiaccianti, infatti quella sera dopo il matrimonio, entrarono

in casa loro e lì si consumò la tragedia.

Giuliano chiamò i soccorsi, che portarono via Patrizia, ma lei era deceduta già da un paio

d’ore.

La polizia lo trovò con in mano un pugnale insanguinato, proveniente dalla sua collezione e

non c’era nessun segno di effrazione, né alcuna impronta di altre persone.

Lui non ha mai confessato l’omicidio, ha sempre dichiarato di non sapere cosa fosse

successo ed era chiaramente sconvolto e distrutto dal dolore.

il profumo di gardenie, si spostò da loro e Roberta e Simone lo seguirono fino a giungere a

casa loro, nel cortile condominiale della loro dimora, dove la loro auto è parcheggiata.

Salgono in auto, Simone alla guida e Roberta nel sedile passeggero e senza meta, seguono

una luce dinnanzi a loro che gli segnala il percorso, lasciano il centro città e giungono in

periferia, dove la luce si fermò bruscamente in via delle Gardenie al numero 53.

È una via di villette a schiera e loro scendono dall’auto e riconoscono la villetta del delitto al

numero 54, quindi perché fermarsi al 53? Leggono il nome sul campanello e ci abita un certo

Leonardo Biga.

Con una veloce ricerca in rete, scoprono che questo personaggio insieme a Giuliano, furono

gli unici due indagati del delitto.

Leonardo era indagato in quanto tutti sapevano dell’amore malato che provava per lei, ma

nelle varie perquisizioni non è stato rinvenuto nulla che potesse ipotizzare fosse lui l’omicida.

Il fascio di luce si propagò dal cancello che porta al garage, fino a) loro.

È chiaro che vuole essere seguito e così Simone si avvicina al cancello e lo trova aperto e si

addentra nella proprietà privata ed anche la porta del garage è aperta.

Roberta nel frattempo sta registrando tutto col suo cellulare e si vede chiaramente la luce

che guida Simone, fino a segnalare una scatola metallica posta in cima ad uno scaffale, poi

segnala un sacco della spazzatura appoggiato allo scaffale ed infine si ritira e Simone pure.

Salgono in auto ma la luce non ha ancora finito con loro, ha un piano, infatti li conduce

dall’avvocato difensore di Giuliano che si trova nel suo studio a pochi isolati da casa loro.

La luce davanti e loro dietro, si addentrano nello studio dove un’impiegata sorridente, da

dietro gli occhiali, rabbrividì alla vista di quel fascio di luce che si dirigeva dal suo capo;

perse il sorriso e con esso l’uso della parola e si accodò ai due intrusi, diretti nell’ufficio.

In quel momento l’avvocato era solo e quando sentì la porta aprirsi esclamò:

– Che diamine succede Elisa! Non si usa più bussare? –

Appena vide la luce ammutolì, e guardò i suoi tre ospiti fermi dinnanzi a lui, con stupore e

perplessità, poi si ricompose, pur essendo abbagliato da quella luce surreale.Fece uscire dall’ufficio Elisa e vide la luce prendere forma, la forma di una persona, la forma

di una bella ragazza con indosso un abito da sposa che si intrise di sangue al suo cospetto e

poi sparì, svanì nel nulla. Ora erano in tre a guardarsi diritti negli occhi, cercando risposte.

L’avvocato dichiara di aver visto Patrizia, esattamente come l’aveva vista in quelle foto viste

e riviste del ritrovamento del cadavere.

Roberta gli allunga il telefono con il filmato fatto a Simone e subito, appena visionato,

l’avvocato dice:

– Con questo ci sono i presupposti per una perquisizione nel garage di Leonardo! –

Chiamò subito a gran voce Elisa e le fece scaricare il file sul suo computer personale,

omettendo la provenienza.

-Siete stati fantastici, ora spetta a me agire per la verità! –

Li congedò assicurandogli che tutto sarebbe stato trattato come soffiata anonima, da

sconosciuti, e che non avrebbe mai lasciato in mano a chicchessia una verità dettagli da una

vittima morta e sepolta.

La macchina della giustizia finalmente riprese il suo corso e dopo due ore, aveva di fronte a

lui la squadra di carabinieri e poliziotti pronti a far luce sull’intera vicenda, recandosi a casa

di Leonardo e perquisendo nuovamente il suo garage, ma stavolta sapevano dove cercare.

Nella scatola metallica una foto di Patrizia, recava sul retro una dedica scritta da Leonardo:

Sarai per sempre mia.

Il tuo sposo non ti avrà mai tutta per sé.

La mia vendetta si compirà proprio il giorno del tuo matrimonio, quando rincaserete io sarò lì

con voi, nell’ombra, poi l’oscurità ti avvolgerà per sempre e la colpa ricadrà su di lui.

Io riderò per ultimo, senza pentimento.

Leonardo Biga.

P.S. Così fu! Amen!

Questo già bastava a scagionare Giuliano, ma cosa c’era nel sacco nero della spazzatura?

Una chiave di casa della coppia, una maschera antigas, una bomboletta spray di cloroformio

e un paio di guanti di pelle.

Ora era tutto chiaro.

La verità vinse sulla follia e Leonardo venne ammanettato e condotto in caserma, dove

confessò la sua atrocità.

Simone e Roberta, nella notte ricevettero una visita, un fascio di luce penetrò dalla finestra, li

svegliò e disegnò un cuore per ringraziarli.

Finalmente potevano partire per il loro viaggio di nozze spensieratamente.

Vezzoli Elena.