Il Milan, tra identità smarrita e rinascita possibile : intervista senza filtri con Luca Serafini
Dopo un’annata complicata, il Milan si trova a un bivio. Fuori dalla Champions e in piena fase di transizione, servono idee chiare, scelte coraggiose e un ritorno all’identità perduta. Ne parliamo con Luca Serafini, giornalista, scrittore e per anni firma e voce autorevole del mondo rossonero, tra carta stampata, tv e romanzi. Uno sguardo lucido, appassionato e senza filtri su presente e futuro del Diavolo.
Come risollevarsi senza Champions? Quanto potrebbe pesare a livello economico e di progetto? E quali strategie dovrà adottare il Milan per restare competitivo?
Moltissimo, e non solo dal punto di vista economico. Dopo sette anni senza Europa, il Milan era finalmente tornato protagonista, anche con una semifinale di Champions nel 2023. Perdere tutto questo, tre anni dopo uno scudetto e un secondo posto, sarebbe un fallimento. Bastava inserire un top player a stagione per restare in alto, invece si è scelto il caos. Ora servono idee chiare, a partire da direttore sportivo e allenatore. Ma mi sembra proprio che sia quello, il problema: le idee chiare.
Con Pioli ai saluti, quale profilo sarebbe l’ideale per il Milan? Meglio un tecnico esperto o un giovane emergente?
Dopo Pioli – che ha riportato il Milan in Europa, vinto uno scudetto e fatto due secondi posti – scegliere Lopetegui e ripiegare su Fonseca è stato un segnale pessimo. Un messaggio di mediocrità. I giocatori ci sono, manca il manico. Serve un allenatore italiano, esperto e vincente. Non è il momento di scommesse o di “idee nuove”. Quelle hanno senso solo se hai coesione e visione. E oggi non c’è né l’una né l’altra.
Dopo l’addio di Maldini e l’arrivo di nuovi dirigenti, cosa manca a questo Milan per tornare grande?
Maldini, Massara, Pioli… avevano creato un vertice compatto, unito da valori comuni. Quando lo smantelli, crolla tutto. Oggi manca una figura forte sportiva, una presenza forte in Lega, e uno staff che remi nella stessa direzione. Attualmente, sembra una barca che va dove tira il vento.
Con meno introiti, come andrebbe gestito il mercato? È possibile essere competitivi anche con meno soldi?
Assolutamente sì. Il problema non è il budget, ma chi lo gestisce. Servono competenza, conoscenza, capacità. Ci sono squadre che con meno soldi costruiscono meglio. E il Milan deve tornare a essere una di quelle.
Senza coppe, si può puntare allo scudetto o sarà una stagione di transizione?
Non “può”. Deve. Il Milan deve sempre puntare a vincere. Non esistono alibi o transizioni in un club con questa storia.
Quanto è grande davvero il gap con Inter e Juve? E come lo si colma?
Onestamente? Il gap non è così profondo. La rosa del Milan è già buona. Va migliorata, certo, ma soprattutto va guidata da un bucaniere, non da un soldatino.
Che ruolo giocano i tifosi nella rinascita del Milan? La società li ascolta davvero?
La tifoseria organizzata è un patrimonio, non un problema. Serve dialogo, non “voce in capitolo”. La Curva e i Club fanno un lavoro sociale incredibile. Ma da anni, anche prima dell’attuale proprietà, verso i tifosi si è puntato solo sul marketing e la biglietteria. Serve tornare ad ascoltarli, valorizzarli, comprenderli.
Leao, Maignan… Trattenere i big o vendere per rifondare?
Non puoi migliorare una squadra vendendo i migliori. Vale anche per Theo, Reijnders, Pulisic. Aggiungo Tomori, Fofana, Pavlovic. E terrei anche Sottil. Questa è la base su cui costruire.
Libri e calcio: un legame profondo
C’è un libro sportivo che consiglierebbe ai tifosi del Milan?
Il libro più bello che ho letto sullo sport è Open, l’autobiografia di André Agassi. Ma ai milanisti consiglio Non chiamatemi Bubu di Chicco Evani: sorprendente, umano. E per chi vuole capire il calcio, gli scritti di Filippo Galli sono preziosi.
Quali letture l’hanno colpita di recente?
Ho appena finito La neve in fondo al mare di Matteo Bussola: triste ma profondo. Mi ha colpito La ricreazione è finita di Dario Ferrari. E il capolavoro degli ultimi anni per me è Qualcosa sui Lehman di Stefano Massini. Amo anche García Márquez, Dostoevskij, Thomas Mann… pensa che anni fa mi portai I promessi sposi in vacanza a Ibiza! Un grande romanzo, con una visione incredibile.
Se dovesse scrivere un libro, di cosa parlerebbe?
Ne ho già scritti diversi. Gli ultimi quattro sono romanzi basati su storie vere. Il prossimo racconterà la vita di Milena Quaglini, una serial killer che uccideva uomini che la maltrattavano. La seconda più “prolifica” in Italia dopo la famosa Leonarda Cianciulli, la saponificatrice.
Calcio e grande schermo
Il miglior film o documentario sul calcio?
Mi è piaciuto molto il documentario sulla Lazio di Stefano De Grandis. Recentemente ho visto The Keeper, la storia di Bert Trautmann: incredibile. E The English Game è un affresco bellissimo delle origini del calcio. Non amo invece Febbre a 90°: troppo parlato, troppo Arsenal.
Ama il cinema? Ha un genere o un regista preferito?
Molto. Guardo almeno un film a sera. Amo i biopic, la realtà spesso supera la fantasia. Il mio regista preferito è Sergio Leone. Il mio attore? Diego Abatantuono. Un amico, ma soprattutto un uomo di valore.
Attori emergenti che la colpiscono?
Sono un po’ tradizionalista. Alessandro Borghi, per esempio, mi sembra monocorde. Sono affezionato a De Niro, Hoffman, Freeman, Sordi, Gassman, Manfredi… e Diego. Tra le attrici, Matilde Gioli mi piace molto, ma la mia preferita resta Hilary Swank.
Serie TV: cosa guarda con piacere?
Mi appassiona Law & Order, sempre. La casa di carta, la prima stagione, fu geniale. Kominsky Method mi ha conquistato, e ridevo tanto con La vita secondo Jim. Ne ho viste tante… difficile fare una classifica!
Conclusione
Tra calcio, letteratura e cinema, emerge una visione del Milan profonda e appassionata. Un richiamo all’identità perduta e alla voglia – ostinata – di tornare grandi. Perché, come ha detto: il Milan non può, deve vincere. Sempre.