Social Media Management

Il lutto digitale (o “social grief”)

Come i social media stanno cambiando il modo in cui elaboriamo la perdita

Il lutto, traumatico quanto inevitabile, è un evento che purtroppo, prima o poi, tutti vivono nella propria vita. Ciò che è cambiato nel corso degli anni, soprattutto con l’avvento dei social, è il modo di elaborare la perdita.

La psicologia ci insegna che esistono cinque fasi che chi è in lutto deve affrontare: negazione, rabbia, contrattazione, depressione ed in fine accettazione.

È proprio in quest’ultimo passaggio che negli ultimi anni è cambiato qualcosa: prima di Facebook, Instagram e ancor di più Tiktok. Il dolore del lutto era concepito come qualcosa di fortemente privato ed intimo. E quindi difficilmente si assisteva a dimostrazioni plateali di sofferenza durante il percorso di accettazione (che a volte può durare anni o addirittura non arrivare mai a compimento).

Oggi invece, di pari passo con l’aumento del numero di persone che decide di sottoporsi a psicoterapia, la morte e il dolore che ne consegue stanno piano piano smettendo di essere un tabù: sono diventati anzi argomenti di cui si ha necessità di parlare.

Nel processo di sdrammatizzazione del fine vita ha sicuramente avuto un ruolo fondamentale la geniale campagna di real-time marketing fatta da Taffo. Si tratta di un’agenzia funebre che tramite i social è riuscita a farsi conoscere ai più grazie ai propri meme al sapore di black humor, adoperandolo con maestria e rispetto nei confronti dell’argomento.

Parlando però del concetto di “lutto digitale” bisogna innanzitutto dire che i giovani, maggiori fruitori delle piattaforme social, hanno reso l’internet uno spazio dove potersi esprimere in tutte le forme del loro essere, nella gioia e nel dolore.

Sono oggi utilizzatissime le pagine Facebook (o talvolta anche Instagram) con fine commemorativo, soprattutto per personaggi famosi scomparsi in giovane età. basti pensare, per esempio, alla pagina commemorativa in onore di Amy Winehouse, che ha raggiunto i 10 milioni di followers.

Su Tiktok #grief è sempre più utilizzato e, sebbene non si possano definire “trend”, i video che riguardano il lutto hanno tantissimo seguito perché scatenano l’empatia di chi li guarda, anche se non si trova nella stessa situazione del creator.

Condividere il proprio dolore aiuta a renderlo più gestibile e a questo scopo esistono gruppi online di sostegno come Untangle Grief (@untanglegrief su Instagram), dove chi sta affrontando un lutto ha modo di confrontarsi con chi sta vivendo o ha vissuto lo stesso trauma.

In fondo uno degli scopi dei social non è forse quello di sentirsi meno soli?

Ovviamente bisogna sempre considerare che esporsi, mostrarsi in un momento in cui si è particolarmente fragili, può essere pericoloso in quanto non esiste alcuna certezza che i propri contenuti raggiungano la giusta audience, che sia in grado di comprendere e dare supporto.

Infatti esiste una porzione di pubblico che non gradisce particolarmente questo tipo di contenuti, sostenendo che siano esibizionistici e di pessimo gusto.

Il segreto per non incombere in questo tipo di inconvenienti sta nel conoscere il proprio pubblico, nel saper utilizzare i giusti hashtag e nel caso sfortunato in cui si ricevessero feedback negativi, essere abbastanza saggi da ignorarli.

Il lutto è sicuramente un momento intimo ma proprio perché è qualcosa di estremamente personale e soggettivo, non esiste un modo giusto o un modo sbagliato di viverlo. Ognuno deve sentirsi libero di affrontarlo nel modo che più gli aggrada, che sia nella propria riservatezza o parlandone pubblicamente da dietro ad uno schermo.

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