Cinema

Il grande Lebowski, commedia nera del 1998

Lo Straniero: “Nel lontano Ovest conoscevo un tipo, un tipo di cui voglio parlarvi. Si chiamava Jeffrey Lebowski. O almeno così lo avevano chiamato gli amorevoli genitori. Ma lui non se ne serviva più di tanto. Jeffrey Lebowski si faceva chiamare “il Drugo”. Già, Drugo. Dalle mie parti nessuno si farebbe chiamare così. Del resto con Drugo erano parecchie le cose che non mi quadravano. E lo stesso vale per la città in cui viveva. Però forse era proprio per questo che trovavo tanto interessante quel posto. La chiamavano Los Angeles, la città degli angeli. A me non sembrava che il nome le si addicesse molto, anche se devo ammettere che c’era parecchia gente simpatica. Certo, non ho mai visto Londra.

E non sono mai stato in Francia. E non ho neanche mai visto la regina in mutande, come dicono alcuni. Però posso dirvi una cosa: dopo aver visto Los Angeles e vissuto la storia che sto per raccontarvi, be’, penso d’aver visto quanto di più stupefacente si possa vedere in tutti quegli altri posti, e in tutto il mondo. Perciò posso morire con un sorriso, senza la sensazione che il Signore mi abbia fregato. La storia che sto per raccontare è successa nei primi anni ’90, nel periodo del conflitto con Saddam e l’Iraq. Lo dico solo perché a volte si incontra un uomo, non dirò un eroe… perché, che cos’è un eroe?

Ma a volte si incontra un uomo, e sto parlando di Drugo, a volte si incontra un uomo che è l’uomo giusto al momento giusto nel posto giusto, là dove deve essere. E quello è Drugo, a Los Angeles. E anche se quell’uomo è un pigro, e Drugo lo era di sicuro, forse addirittura il più pigro di tutta la contea di Los Angeles, il che lo mette in competizione per il titolo mondiale dei pigri… Ma a volte si incontra un uomo… a volte si incontra un uomo… Ah! Ho perso il filo del discorso. Bah, al diavolo. È più che sufficiente come presentazione.”

Con questo monologo introduttivo si apre questa straordinaria commedia nera il grande Lebowski del 1998 scritta e diretta dai Fratelli Coen. La quale tratta delle avventure di Jeffrey Lebowski detto Drugo (in inglese il soprannome invece è il più semplice e generale Dude, traducibile come Il Tipo o L’Amico). Insieme ai suoi due amici Walter (John Goodman) e Donny (Steve Buscemi) nella città di Los Angeles alla ricerca di una ragazza rapita. Ha una durata di 1 ora e 57 minuti.

La trama de Il grande Lebowskiè la seguente. Drugo durante una sera viene attaccato nella sua casa da due scagnozzi i quali vogliono che Lebowski paghi i suoi debiti. Mentre uno lo maltratta per farsi dire dove sono i soldi l’altro urina sul suo tappeto, salvo poi scoprire che non è lui il Lebowski che cercavano e che si tratta solo di un caso di omonimia. Non essendo egli sposato né tantomeno miliardario. Il giorno seguente parla di questo strano evento a Donnie e Walter mentre giocano una partita di bowling. Quest’ultimo gli consiglia di rivolgersi al suo omonimo, l’altro Jeffrey Lebowski (David Huddleston).

Drugo si reca così a casa del magnate dove è accolto dal suo assistente Brandt (Phillip Seymour Hoffman). Una volta fatto accomodare nell’ufficio del miliardario, Drugo pretende un risarcimento per il tappeto rovinato, ma il suo omonimo si rifiuta di concederglielo. Così Drugo esce dicendo a Brandt che gli è stato concesso di prendere uno qualunque dei tappeti. Mentre si sta recando alla macchina, incontra Bunny (Tara Reid), la giovane moglie del magnate che offre a Drugo prestazioni sessuali. Una volta a casa, Drugo, dopo aver fumato marijuana, si sdraia sul tappeto appena preso ascoltando della musica quando, all’improvviso, vede tre persone vicino a lui (due uomini e una donna) e viene tramortito dal pugno ricevuto da uno dei due uomini.

Dopo essersi svegliato da un sogno, Jeffrey Lebowski contatta il Drugo dicendo che sua moglie è stata rapita e che i rapinatori vogliono un riscatto, e ordina a lui di fare la consegna con la valigetta. Ma l’operazione non va come previsto e perde la valigetta. Successivamente, una donna di nome Maude (Julliane Moore), la figlia del ricco magnate, lo incarica di recuperare la valigetta coi soldi in cambio di una più che modesta ricompensa; nel frattempo il torneo di bowling continua.

Il grande Lebowski è una trama di per sé scorrevole e semplice dalla quale risultano personaggi e situazioni grottesche e fuori di testa ma pur sempre comiche e godibili, le quali molto spesso sono causate dai tre personaggi principali:

  • il Drugo, un pacifista fumatore di marijuana ed ex fonico dei Metallica che prende la vita troppo alla leggera e odia gli Eagles;
  • Walter, un polacco che si professa ebreo e reduce del Vietnam, evento che non smette mai di citare e che pone a paragone con tutto;
  • Donny, un uomo che non sta mai zitto e per questo motivo continuamente rimproverato da Walter.

E così, tra palle che rotolano su una pista di bowling, gustosi White Russian, viaggi mentali molto simili a un quadro di Salvador Dalì, l’industria del porno, tappeti sporchi di pipì che davano davvero un tono all’ambiente e il Vietnam, si dipana piano piano il filo che avvolge questo racconto dai tratti fantastici e talvolta onirici, anche accompagnato da una splendida colonna sonora, con canzoni come The Man In Me di Bob Dylan, Run Through The Jungle dei Creedence Clearwater Revival, My Mood Swings di Elvis Costello, I Got It Bad And That Ain’t Good di Nina Simone e la cover di Hotel California dei Gipsy Kings per citarne alcune.

Di per sé una persona è già contenta così con questi personaggi e questi dialoghi davvero ben scritti e intelligenti. Ma se proprio si vuole trovare un messaggio in più oltre alla trama, allora esso sarebbe quello di prendere la vita con leggerezza, senza esserne schiacciati come formiche ma continuando a viverla in modo un po’ meno serio e un po’ più spensierato (certo, non come fa il Drugo!), perché, per citare una frase tratta dalle Lezioni Americane di Italo Calvino:

“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore” Il grande Lebowski