Crescita personale

Il contagio emotivo e lo svuotamento dell’anima

Nell’ultimo mio articolo, ho parlato di come il contesto in cui viviamo possa influenza il nostro stato emotivo. E, inevitabilmente, non ho potuto non nominare il contagio emotivo.

Ma voglio raccontarvi una storia prima.

“C’era una volta, in un piccolo villaggio tra le colline, un uomo di nome Elia, conosciuto da tutti per il suo sorriso contagioso. Ovunque andasse, sembrava portare con sé un’aura di serenità ed allegria. Bastava una sua battuta o un gesto gentile perché le persone intorno a lui si sentissero subito meglio. La gente del villaggio lo amava e molti si trovavano a cercare la sua compagnia nei giorni difficili, perché Elia aveva il dono di saper trasformare le preoccupazioni in piccole ombre che si dissolvono al sole.

Ma Elia, dentro di sé, non si sentiva sempre così felice. Era stanco di portare sulle spalle il peso delle emozioni altrui. Non poteva fare a meno di assorbire i sentimenti delle persone intorno a lui e, sebbene fosse bravo a mascherarlo, sentiva ogni giorno la loro tristezza, paura e rabbia accumularsi nel suo cuore. Quella capacità di far sorridere gli altri era diventata per lui una gabbia.

Un giorno, una donna di nome Marta arrivò nel villaggio. Aveva l’aspetto di chi ha vissuto troppe tempeste, il volto solcato da rughe profonde e gli occhi pieni di preoccupazione. Ovunque andasse, sembrava portare con sé un vento di tensione. Le persone, senza rendersene conto, cominciavano a sentirsi inquieti in sua presenza. Parlava poco, ma il suo stato d’animo si diffondeva come un fiume sotterraneo.

Elia notò subito l’effetto che Marta aveva sugli altri. All’inizio tentò di avvicinarsi a lei, come faceva con tutti. Voleva aiutarla, credeva che anche lei, come tanti altri, avesse solo bisogno di un sorriso, di un gesto gentile. Ma più tempo passava con Marta, più si sentiva svuotato, come se la sua stessa allegria si stesse consumando a contatto con la tristezza profonda della donna.

Marta non parlava mai del suo passato, ma Elia sapeva che qualcosa di terribile doveva averla segnata. E, per la prima volta in vita sua, sentì di non poter fare nulla. La tristezza che Marta emanava era troppo forte, troppo radicata. Ogni giorno, Elia si sentiva più stanco, come se la luce che portava dentro stesse svanendo. Anche il villaggio sembrava aver perso parte della sua allegria. Le persone cominciarono a chiudersi in casa, a parlare meno ed a sorridere di rado.

Una sera, Elia si fermò davanti ad uno specchio ed osservò il suo riflesso. Non si riconosceva più. Gli occhi, che un tempo brillavano, erano ora opachi ed il sorriso era scomparso. Capì in quel momento che non poteva più ignorare quello che stava succedendo: stava subendo il contagio emotivo di Marta, assorbendo la sua tristezza come una spugna che beve ogni goccia di dolore.

Decise che doveva fare qualcosa, ma non sapeva cosa. Così, un giorno, si sedette vicino a Marta, in silenzio. Non provò a farla ridere, né a parlare. Restò semplicemente lì, accanto a lei, condividendo quel silenzio carico di pesantezza. A un certo punto, Marta lo guardò e disse con voce sottile: “Non devi portare il mio dolore, Elia.”

Quelle parole colpirono Elia come un fulmine. “Non devo portarlo!” pensò. Si rese conto che nel tentativo di guarire gli altri, aveva dimenticato di proteggere sé stesso. In quel momento, capì che non poteva cambiare Marta, non poteva cancellare il suo dolore, ma poteva scegliere di non assorbirlo.

Col passare del tempo, Elia imparò a essere presente senza farsi travolgere dalle emozioni altrui. Imparò a riconoscere i propri limiti, a respirare profondamente quando sentiva le emozioni degli altri farsi troppo intense e, soprattutto, imparò a proteggere il suo cuore.

E, così, anche il villaggio iniziò a guarire. Marta, con il tempo, trovò un po’ di pace, non perché qualcuno avesse preso il suo dolore, ma perché aveva trovato in Elia un amico che non cercava di cambiarla, ma semplicemente di esserci, autentico. E, in quel semplice gesto, Marta cominciò a scoprire di nuovo piccoli sprazzi di serenità.

La storia di Elia e Marta divenne una lezione per il villaggio. Il contagio emotivo era reale, ma impararono che potevano scegliere come rispondere ad esso. Alcuni decisero di sviluppare la consapevolezza delle proprie emozioni, altri impararono a creare confini sani, ma tutti, grazie a Elia, capirono che l’equilibrio emotivo è un dono prezioso, da proteggere con cura.”

Ho pensato che il modo più semplice per rappresentarvi il contagio emotivo, sia con una storia, dalla semplice comprensione.


Cos’è il contagio emotivo?

Il contagio emotivo è un fenomeno psicologico per cui le emozioni di una persona influenzano e vengono trasferite ad altre persone. È un processo automatico e, spesso, inconscio, in cui lo stato emotivo di un individuo si riflette su chi gli sta vicino. Questo può accadere in una vasta gamma di contesti, dai gruppi sociali alle relazioni intime, fino a situazioni di lavoro o di massa.

Esso avviene attraverso vari canali, come il linguaggio verbale e non verbale (espressioni facciali, gesti, postura), il tono di voce, ma anche attraverso meccanismi più sottili, come l’imitazione e la sincronizzazione dei comportamenti. Per esempio, se entri in una stanza dove qualcuno è visibilmente ansioso o stressato, potresti inconsciamente adottare un atteggiamento simile.

Dal punto di vista neuroscientifico, il contagio emotivo può essere spiegato attraverso i neuroni a specchio, un gruppo di neuroni che si attivano quando osserviamo il comportamento o le emozioni di un altro individuo. Questi neuroni permettono una sorta di “simulazione interna” delle emozioni altrui, facilitando l’empatia e l’interazione sociale, ma rendendoci anche vulnerabili al trasferimento di stati emotivi negativi.


Quali effetti potrebbe avere il contagio emotivo?

Il contagio emotivo non è necessariamente negativo. Può avere effetti benefici nelle relazioni sociali: l’empatia che ne deriva permette alle persone di connettersi, di capirsi e di supportarsi reciprocamente. Un leader carismatico, per esempio, può influenzare positivamente il suo team, motivandolo e creando un ambiente di lavoro armonioso.

Ma il contagio emotivo può anche essere fonte di stress, ansia o tristezza, specialmente in contesti di crisi o conflitto. Emozioni negative, come rabbia, frustrazione o paura, si diffondono rapidamente e possono compromettere la capacità di giudizio e la salute psicologica di chi le assorbe.


Come si può gestire il contagio emotivo?

Essere consapevoli del contagio emotivo è il primo passo per gestirlo. Non si può evitare completamente, poiché fa parte della nostra natura sociale, ma ci sono modi per ridurre l’impatto delle emozioni negative che riceviamo dagli altri, come ad esempio:

  • sviluppare la consapevolezza emotiva: imparare a riconoscere le proprie emozioni ed a distinguere quelle che sono state influenzate da fonti esterne è fondamentale. La mindfulness, o meglio la consapevolezza del momento presente, può essere utile per identificare quando stiamo assorbendo emozioni altrui;
  • mantenere i confini emotivi: stabilire limiti chiari nelle relazioni personali e professionali aiuta a proteggersi dall’impatto emotivo degli altri. Ad esempio, in un ambiente di lavoro stressante, è importante sapere quando prendere una pausa o distanziarsi per evitare di essere travolti dalle emozioni altrui;
  • praticare la regolazione emotiva: imparare tecniche di gestione delle emozioni, come la respirazione profonda, la meditazione o l’esercizio fisico, può aiutare a ridurre lo stress ed a mantenere uno stato emotivo stabile anche in situazioni difficili;
  • selezionare le compagnie: l’ambiente sociale ha un impatto enorme sul nostro benessere emotivo. Circondarsi di persone che emanano energia positiva e che gestiscono bene le loro emozioni può contribuire a prevenire il contagio emotivo negativo.

Come ci si può difendere dal contagio emotivo?

Difendersi efficacemente dal contagio emotivo richiede una combinazione di autoconsapevolezza, strategie di gestione e, in alcuni casi, l’adozione di misure pratiche:

  • riconoscere le fonti tossiche: è importante identificare le persone o i contesti che regolarmente trasmettono emozioni negative. Può trattarsi di colleghi, amici o situazioni specifiche che generano stress. In questi casi, si può scegliere di ridurre il tempo trascorso con queste persone o limitare l’esposizione a determinati ambienti;
  • creare uno scudo emotivo: immaginarsi di costruire una barriera mentale può aiutare a non farsi travolgere dalle emozioni altrui. Questa visualizzazione può essere particolarmente utile prima di entrare in situazioni che potrebbero essere emotivamente cariche;
  • lavorare sull’intelligenza emotiva: aumentare la propria intelligenza emotiva significa migliorare la capacità di riconoscere, comprendere e gestire sia le proprie emozioni che quelle degli altri. Le persone con un alto livello di intelligenza emotiva tendono ad essere meno suscettibili al contagio emotivo;
  • prendersi cura di sé: il benessere fisico e mentale è fondamentale per proteggersi dagli effetti negativi delle emozioni esterne. Mantenere un buon equilibrio tra lavoro e vita personale, dormire adeguatamente, mangiare sano e dedicare tempo alle attività che ci rilassano rafforza la nostra resilienza emotiva.


Il contagio emotivo è una parte naturale delle interazioni umane, un potente strumento di connessione sociale, ma può anche diventare un fattore di stress. Riconoscere quando e come ci influenza ed adottare strategie per gestirlo, può aiutarci a vivere in modo più equilibrato e consapevole. Proteggere la propria salute emotiva non significa evitare le emozioni altrui, ma imparare a scegliere quali emozioni assorbire e quali lasciare andare.

E, vi assicuro, che lasciare andare, molto spesso, è il primo passo per volersi davvero bene!