Attualità

I Campi Flegrei: un supervulcano dormiente alle porte di Napoli

L’appellativo “Campi Flegrei” derivante dal greco e che tradotto significa “campi ardenti” è questo spiega molto bene la natura vulcanica di questa zona. Infatti questi luoghi sono contraddistinti da un insieme di caratteristiche geologiche uniche, tra cui sorgenti termali, fumarole e laghi termali.

I Campi Flegrei sono un’area vulcanica che si trova nell’area occidentale di Napoli. Racchiudono i territori di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania e parte della metropoli partenopea stessa.

I Campi Flegrei sono il nostro supervulcano, un sistema complesso e giovane, composto da una trentina di vulcani. Formatosi circa 60 mila anni fa per collasso dopo un’incredibile eruzione di circa 80 chilometri cubi di magma.

Il motivo per cui c’è grande attenzione nel monitorare i recenti terremoti va ricercato nella storia dei Campi Flegrei, una vasta area situata nel golfo di Pozzuoli e a pochi chilometri a Ovest dal golfo di Napoli.

L’area dei Campi Flegrei è stata etichettata dagli esperti come un supervulcano, ovvero una grande caldera presente sulla superficie terrestre con un diametro in questo caso di 15-18 chilometri. Il supervulcano dei Campi Flegrei è considerato in stato di quiescenza.

Tutta la zona è ben nota fin dall’antichità per la sua attività vulcanica. Con i Campi Flegrei che sono soggetti al bradisismo ovvero un fenomeno legato al vulcanismo che consiste in un periodico abbassamento o innalzamento del livello del suolo. Si è stimato che dal 1970 al 1972 il bradisismo abbia provocato il sollevamento del suolo nel porto di Pozzuoli di oltre un metro e mezzo.

Se dovesse eruttare, potrebbe manifestare i seguenti fenomeni:

  • formazione di una colonna eruttiva formata da gas e materiale vulcanico (brandelli di lava e cenere), alta fino a decine di chilometri. Caduta di materiale vulcanico sia di grandi dimensioni nelle zone più prossime alla bocca eruttiva, sia di ceneri e lapilli anche a distanze maggiori, seguendo la direzione del vento;
  • flussi piroclastici (misti di gas, cenere e lapilli) probabilmente originati dal collasso della colonna eruttiva. Questi flussi hanno temperature e velocità elevate e possono percorrere alcuni chilometri.

Inoltre, ai Campi Flegrei l’eruzione potrebbe generare esplosioni freatomagmatiche, cioè esplosioni dovute al contatto con acqua esterna (dei laghi circostanti e del mare).

Speriamo che non ricapiti come nel 1983 dove molte persone dovettero lasciare le proprie abitazioni!

Maria Cantarutti