Hand of Doom, canzone del 1970 dei Black Sabbath
Anni ’70, in America l’economia cresce, la guerra del Vietnam che continua a perpetuarsi e la droga dilaga in giro (in particolare l’eroina); un senzatetto, moribondo e barcollante, si fa strada lungo una via buia.
Fino a poco tempo fa, era solo un comune soldato che faceva il suo mestiere: servire patriotticamente il suo paese. Partito speranzoso per difendere l’America insieme ad altri come lui, niente era come se l’aspettava. Migliaia di morti tra compatrioti statunitensi e soldati vietcong, prigionieri di guerra torturati e uccisi. Nonché la presenza della Morte ovunque, in aria, seduta negli elicotteri, e in terra, nascosta tra gli alberi della giungla vietnamita o accampata in una tenda vietnamita.
Finalmente l’uomo ritorna, ma ogni giorno rivive sempre gli stessi flashback, gli stessi traumi. Lo tormentano anche durante questa notte e non riesce a smettere di pensarci. Allora adopera una soluzione: tira fuori dalla tasca esterna del suo giubbotto militare una siringa, tira su la manica, la avvicina all’inizio dell’avambraccio, nel punto in cui si trova la vena e, premendo e poi rilasciando, inietta il contenuto all’interno del suo corpo. Iniziano le prime convulsioni e l’uomo stramazza a terra e muore addolorante. Da lontano, una figura nell’ombra osserva tutta la scena.
Hand Of Doom è una canzone dei Black Sabbath, contenuta nell’album Paranoid del 1970. Ha come tema cardine l’assunzione e la dipendenza dall’eroina (ma in generale da qualsiasi tipo di sostanza stupefacente). Il testo fa riferimento particolare alla condizione dei soldati rientrati dal Vietnam, i quali iniziarono ad abusare di questa sostanza per elaborare i traumi subiti.
La canzone è narrata dal nostro punto di vista e tratta degli ultimi istanti di vita di un uomo che va in overdose. È una canzone hard-rock e ha una durata complessiva di 7:08 minuti.
Il titolo tradotto significa “Mano del destino”, anche se la parola “Doom”, a differenza di altre parole tradotte con Destino come “Fate”, “Destiny” o “Will” (le quali possono avere connotazione positiva o, tuttalpiù, neutrale), delinea un significato negativo. Come si può intuire dal testo (infatti può anche essere tradotto come “Mano della rovina”).
La canzone è costituita da due strofe introduttive, due bridge e due strofe finali che concludono la canzone. Si apre con il basso e il suono dei piatti della batteria che creano tutta l’atmosfera cupa e desolante della canzone.
Il Tempo ha raggiunto il nostro protagonista e ormai sta solo aspettando il suo turno per morire. Insieme a tutti i soldati rientrati dal Vietnam disillusi come lui, che pensavano di trovare “qualcosa di nuovo” nella droga, finendo per esserne consumati. L’iniziale ritmo calmo, a metà di entrambe le strofe, dirompe e diventa più aggressivo e prepotente, con l’entrata in scena del riff di chitarra e della batteria.
I due bridge cambiano il tono della canzone, rendendolo più incalzante e frenetico. Viene introdotta la figura della Morte (“You’re giving Death a kiss”, “stai dando un bacio alla Morte”), e capiamo che se il nostro protagonista continua così, per lui è la fine.
Si ritorna al ritmo iniziale, ma il nostro soldato non ce la può fare, è stremato e a un passo dalla morte. Con il solito ritmo alternato tra tranquillo e aggressivo, ci viene preannunciata la sua morte. La sua pelle inizia a diventare verde, i suoi occhi cominciano a non vedere più la realtà e la Morte ha un grosso sorriso sul suo viso. Ed ecco che il soldato si inietta l’eroina e inizia barcollare, con la testa che gira e il corpo che cade; e mentre sta morendo, la Morte gli fa un cenno di saluto con la mano e se ne va.