Grande fratello? No. Grande bordello
Quello che sto per descrivervi è il mio personale reality. Mi trovo recluso nella casa circondariale di Pavia, denominata “Torre del gallo”; io la chiamerei “ultima fermata”. Chiaramente essendo un carcere, non vi sono all’interno degli stinchi di santo, ma malfattori di varia specie.
Ladroni, truffatori, spacciatori, imbroglioni, assassini, stupratori, trafficanti… .Per scelta loro di vita, o loro malgrado trovatosi ad esserlo. Vi sono anche gli agenti di Polizia Penitenziaria che devono sorvegliare i detenuti e coordinare il buon funzionamento della struttura. Questi ultimi paradossalmente sono quelli che si fanno più anni di tutti all’interno. Non essendo in numero sufficiente come dovrebbero e avendo subito tagli dalle manovre politiche dei governi passati (dalla fine della prima repubblica ad oggi), sono quelli che se la passano peggio. Sono coloro che devono far rispettare regole ed orari all’interno della struttura tra i detenuti.
I detenuti da canto loro hanno le proprie regole o meglio dire accordi per un quieto convivere forzato. Quando questi accordi non vengono mantenuti, si formano alleanze per farli rispettare e non vengono discusse come in parlamento, ma si opta per un campo di battaglia dove ci scappa qualche ferito, ma non in maniera grave. Le guardie devono intervenire per fermare ciò, ma non riescono a farlo tempestivamente. E, qualche volta ci vanno anche di mezzo. I detenuti hanno anche dei loro diritti concessi dalla legge e dai diritti dell’uomo.
Tre pasti al giorno, pietosi aggiungerei, ore di uscita dalla cella, possibilità di socializzare tra loro, telefonate esterne e colloqui con i famigliari e il rispettivo avvocato. Accesso alle docce, condizioni igieniche sanitarie a norma, terapie e cure farmacologiche per chi soffre di disturbi psico-fisiche. Ma tutto questo non è facile, scriverlo e semplice e veloce ma viverlo… viverlo e difficile.
La struttura è divisa in varie sezioni di cinquanta detenuti circa sorvegliati da una sola guardia chiamata “assistente”, (tra i detenuti è chiamato porta chiavi). Questo assistente deve appunto assistere alle esigenze di ogni singolo detenuto, quali accesso alla doccia o al locale lavanderia, farli uscire all’aria o farli rientrare in cella. Accesso all’infermeria per una cura o disturbo ansioso.
Ed ecco che scoppia il casino. La guardia è stressata quando viene chiamata e non sente perché in quel momento sta svolgendo altro o è già impegnata con un altro detenuto. Per regola non può assistere tutti assieme per non dare la possibilità ai detenuti di prendere il sopravventò. Viene dunque ripetutamente offesa e umiliata dai detenuti, bersagliata con vari oggetti come caffettiere, padelle, frutta, uova, latte. È costretta a ritirarsi dal corridoio e aspettare che gli animi si plachino.
Il detenuto, non essendo stata accolta la sua esigenza, inizia a danneggiare la cella, spaccando gli armadietti, il lavandino, dando fuoco alle lenzuola, buttando il tutto fuori nel corridoio. Ed anche altre celle iniziano a fare lo stesso per solidarietà. Vi sono anche dottori, infermieri, psicologi, educatori. Gli infermieri passano due volte al giorno, mattina e sera, per somministrare le varie terapie ai detenuti che ne hanno esigenza. Previa consultazione e visita del medico psichiatra. Succede spesso che il detenuto che ne fa uso chieda che gli vengano somministrare più dosi del dovuto, ma vengono spesso negate dall’infermiere. Quest’ultimo non può aumentare le cure se non previo consenso del medico. Così scatta un secondo lancio di uova, ortaggi, insulti ecc al povero operatore sanitario.
La psicologa della struttura “torre del gallo” è una donna sui quarant’anni, sempre vestita di nero, capelli scapigliati tinti nero corvino. Quasi sembra la cugina della famiglia Addams con un volto somigliante ad Edward mani di forbice, insomma non drizzerebbe nemmeno un uccello.
A mio avviso sembra che è lei ad avere bisogno di qualche seduta, o magari un paio di botte fatte bene, mettendo il cuscino in volto, sia chiaro. Un comico episodio si è verificato qualche giorno fa con un detenuto molto conosciuto tra le guardie. Per vari anni e più volte recluso nella stessa struttura, per via del suo carattere aggressivo e menefreghista, era chiamato a presentarsi nell’ufficio matricola. Qua ci vengono notificati tutti gli avvisi, atti, documenti da parte di avvocati, magistrati e forze dell’ordine.
Arrivato sulla soglia della porta, gli agenti già sorridevano per quello che sarebbe successo. Il detenuto sentendo disse “Che cosa volete? Perché mi avete chiamato?” Con arroganza ed un italiano palesemente non buono (è un tunisino immigrato senza documenti da quasi trent’anni in Italia).
Entrando si accorse che alla sua destra vi era un agente di Polizia mandato dal prefetto apposta per lui e gli dice “cosa fai tu qua”. Il Poliziotto chiede “devo sapere quale tra questi è il tuo nome?. Il prefetto lo vuole sapere per il decreto di espulsione a tuo carico” e lui disse “non lo so, non ricordo” e lo sbirro “ma di tua madre e di tuo padre ti ricordi?” E lui “non ricordo niente, vaffanculo tu, vaffanculo il prefetto e il presidente italiano” abbandonando l’ufficio.
Nel corridoio avendo sentito le urla, il commissario del carcere intervenne dicendo “cosa succede? Cosa c’è da urlare?” E lui, “vaffanculo anche a te”. Tanto non possono toglierli nessun beneficio, uno perché è dentro per una condanna definitiva di quattro mesi e secondo tra un mese esce.
Benefici e sconti di pena sono concessi a chi ha più di due anni di condanna da espiare. Altro che reality da grande fratello, ma da grande bordello per tutti i casini che giornalmente (e anche di notte) succedono.
In queste quattro mura non riesci nemmeno a farti una sega in santa pace senza che qualcuno attacca a gridare e le fantasie si sa svaniscono. Qui non vi sono nomination ma citation in giudizio. Non si viene eliminati dalla casa, ma si viene trattenuti nella casa di reclusione che è tutto un tugurio, qui alla torre del gallo di Pavia.
Al prossimo episodio cari lettori, ho per meglio dire, aspettando che mia nipote Yelena mi manda i francobolli.