“Come stai?”, oltre le convenzioni sociali
Quante volte ci viene posta la fatidica e basilare domanda “come stai?”
Che sia per cortesia, di circostanza o per puro e reale interesse, essa è ormai entrata a far parte delle domande poste più frequentemente nel linguaggio parlato quotidiano. Possiamo trovarla anche nelle nuove tecnologie, nei primi basici messaggi di una qualsiasi conversazione.
Quanto sarebbe bello invece, per rispondere al “come stai” poter schiacciare come sui social su “condividi”. Rendere la risposta facilmente spiegabile alle poche fortunate persone state capaci di guadagnarsi la nostra fiducia e sincerità. Purtroppo, però, non è possibile. Siamo quindi tenuti a rispondere a parole, ed è proprio qui che volevo arrivare.
Sembra all’apparenza essere una domanda così facile, eppure a volte la risposta è così complessa da portarci ad uno stato di confusione e disagio. In molte occasioni ci capita invece di rispondere come risultato di un automatismo con “tutto bene” pur di non entrare nei dettagli quando nemmeno noi sapremmo realmente cosa rispondere.
Si parla infatti sempre di più di quelli che sono i disturbi causati dalla nuova società del XXI secolo. Ma raramente dei primi sintomi con cui si può constatare che qualcosa non va come dovrebbe. Infatti, per quanto si stia cercando di rendere il tutto, il più normale possibile, per molti rimane ancora un taboo e viene difficilmente discusso prima che sia inevitabile.
È infatti facile accettare i problemi riguardanti la salute mentale quando questi non toccano qualcuno della nostra cerchia ristretta. O addirittura quando non riguardano noi direttamente. Il primo difficile passo da compiere è infatti accettare che ci sia qualcosa che non ci fa stare bene come vorremmo e con esso fare il grande sforzo di parlarne con qualcuno.
Per quanto possa sembrare difficile da credere, non siamo solo noi a sentirci così, non siamo soli e non è certo questo a renderci sbagliati. Tante persone che siamo abituati a vedere nella nostra quotidianità stanno probabilmente combattendo battaglie di cui non sappiamo. E forse nemmeno verremo mai a sapere nulla o convivono con traumi passati e con le conseguenze che da essi ne derivano.