Broken Time Hotel di Ilaria Simonini
Parto con il chiederti: sinossi del tuo libro?
Sola in casa in un periodo di dubbi da sciogliere, Nina trova il biglietto da visita di un albergo che sembra esistere solo su quel pezzetto di carta: nessun sito, pubblicità né annunci sui portali. S’incuriosisce a tal punto che coglie l’occasione e parte per qualche giorno di vacanza.
Qui avrà modo di confrontarsi con gli ospiti che abitano quelle stanze avvolte nel silenzio: un anziano signore che sta stilando il suo testamento, una proprietaria d’albergo che mal sopporta il suo ruolo, un bambino e suo padre che devono ricomporre i pezzi di una famiglia in crisi.
Ognuno di loro è al Broken Time con le proprie motivazioni, ma tutti hanno qualcosa in comune: una vita in sospeso.
Mentre Nina da un lato entra piano a far parte delle loro vicende, dall’altro s’imbatte in un particolare quaderno degli ospiti che, riga dopo riga, disegna la storia dell’albergo. Tra le pagine, si accorge, spiccano frasi in inchiostro verde che tracciano un altro percorso. Sarà tramite queste righe che la ragazza scoprirà quanto il suo passato sia legato a quello del Broken Time Hotel.
Il tema?
Ho sempre pensato che il Tempo fosse il vero protagonista del romanzo. Prima ancora del Broken Time Hotel, con la sua atmosfera rarefatta e fuori dal tempo, oppure di Nina, italiana in America che si confronta coi suoi dubbi e vie da prendere. È il tempo: per come agisce sui personaggi, per come li stringe nelle sue spire o per come li plasma.
Mi è sempre piaciuta l’idea di questo dio invisibile che ci controlla, se non riusciamo noi a controllare lui per primi. È un rapporto impari e onirico che mi affascina. E ambientare la storia in un albergo che costringe a confrontarsi coi propri scheletri interiori mi è parsa la migliore scenografia per snocciolare tante possibilità con cui ognuno combatte questa sfida.
Un breve estratto del tuo libro?
Silenzio.
Si sentivano solo le folate di vento che muovevano gli alberi attorno e le mani di lei che sfregavano la stoffa delle maniche per scaldarsi. Aveva freddo e non era necessariamente l’autunno. Lui guardava avanti, verso una pozzanghera ai suoi piedi, con la faccia di chi riordina i pensieri, suoi e di lei, per capire dove stessero andando e da dove erano partiti, forse, per arrivare fin lì, di nuovo davanti a quell’albergo.
«Per quale motivo sei venuta qui? Non me lo hai detto. Non per il biglietto, lo sai anche tu. Per quale motivo sei rimasta all’hotel, una volta arrivata. Cosa cercavi?» Silenzio, ancora. E poi vento. Pozzanghere. Freddo.
Come mai hai deciso di scrivere un libro di questo genere?
Ho vissuto per gli ultimi quattro anni negli Stati Uniti, a Virginia Beach, la città dove abita Nina. E questo ha avuto tanto a che fare col voler raccontare le sensazioni dei luoghi visitati.
In più avevo in mente l’idea di un albergo un po’ magico, che spinge i suoi ospiti a risolvere questioni lasciate in sospeso. E mentre rimuginavo sulla storia, mi è apparso il fantomatico ‘notebook’ da cui Nina scopre pezzi del suo passato. Quello in realtà è un ricordo dei tempi universitari, quando le ragazze che abitavano l’appartamento prima di me e delle mie coinquiline ci hanno lasciato in eredità un’agenda tramite cui loro comunicavano l’un l’altra.
Si partiva da piccole note di servizio, fino a liti vere e proprie e questioni amorose, addirittura. Mi sono chiesta, al tempo, cosa sarebbe successo se dalle righe di un diario abbandonato, qualcuno avesse scritto qualcosa che lo riguardasse, a sua insaputa. Così ho unito i pezzi: America + Hotel magico + Agenda di mani sconosciute… ed ecco qui il Broken Time Hotel.
Ora, siamo curiosi di sapere chi è Ilaria?
Sono nata a La Spezia e qui ho vissuto fino al diploma di Liceo Classico, quando mi sono trasferita a Bologna per studiare Arte al DAMS. Sono sempre stata una grande appassionata di fumetti e animazione. Per lungo tempo ho lavorato come illustratrice e grafica presso editori per ragazzi, e in seguito per agenzie di pubblicità.
Quando ho conosciuto mio marito, Ufficiale di Marina Militare, si è scombinato un po’ tutto e ho cominciato a girare l’Italia con lui, e in seguito coi due figli: Roma, Venezia, ancora La Spezia; fino a volare in America, come accennato, dove ho assorbito tanto, attraverso uno sguardo che è stato sia visivo che mentale. È lì che ho trovato la concentrazione per scrivere. E lì è nato il Broken Time Hotel.
Un tuo modo di dire a cui sei particolarmente legata?
Pensa con la tua testa, ché a pensare con la testa degli altri son capaci tutti. Più che un modo di dire, è uno stile di vita. O forse una scusa per chi la ha zucca dura.
Hai mai avuto il famoso blocco dello scrittore?
Certo. Capita a tutti, credo. Certe volte succede per troppe idee che intasano la mente, altre per… vuoto mentale e basta! In quelle occasioni, leggo: leggere è sempre un’ottima scelta, sa di aria nuova. Ti apre la testa, svela orizzonti inaspettati e altri che magari già conoscevi ma avevi
dimenticato.
Consigli da dare a futuri scrittori?
Non sono nessuno per dare consigli, anche perché ognuno ha il proprio modo per raggiungere l’obiettivo, nessuno escluso. L’importante è provare: non c’è niente da perdere nel provare, si può solo crescere.
Tuoi progetti futuri?
Tanti. Troppi! Ho fra le mani una cosa che spero uscirà a breve e che ancora una volta ha a che fare con la mia vita americana e le sensazioni che mi hanno lasciato in questi anni.
C’è in più un’idea che sta nascendo in questi giorni, distante dal mio normale modo di raccontare; e un altro progetto ancora, cui tengo molto e per cui incrocio dita di mani e piedi, perché è tutto ancora da definire. Ma sarebbe bello vederlo concretizzarsi. Bello e ansiogeno. Vedremo, vedremo…
Maria Cantarutti