La libertà dietro “Bocca di Rosa” ed “OnlyFans”
“C’è chi l’amore lo fa per noia
chi se lo sceglie per professione
bocca di rosa né l’uno né l’altro
lei lo faceva per passione.”
(da “Bocca di Rosa” di Fabrizio De Andrè)
È così che cantava Fabrizio De Andrè, uno dei più importanti ed influenti cantautori italiani. Era conosciuto anche con il nome di Faber, soprannome che gli fu dato da Paolo Villaggio, per la sua passione per i pastelli e le matite della Faber-Castell. Fabrizio era nato a Genova, il 18 febbraio 1940 e morì a Milano, l’11 gennaio 1999. Era soprannominato “il cantautore degli emarginati” o anche “il poeta degli sconfitti”.
E proprio di “emarginati”, o meglio di “emarginate” che tratta la canzone “Bocca di Rosa”. Di cui ho scritto la strofa, con la quale ho iniziato il mio articolo.
“Bocca di Rosa” è stata una delle canzoni più rappresentative di De Andrè. Pubblicata nel 1967, nell’album “Volume 1”, è diventata un classico della musica italiana. Tanto adorata da entrare a far parte di un vocabolario “popolare”, quelle assonanze o, meglio, definizioni grottesche tanto amate dalla società. Infatti “Bocca di Rosa” viene utilizzato, ancora oggi, in senso metaforico, per descrivere una donna che si prostituisce. Niente di più sbagliato!
Chi era allora “Bocca di Rosa”?
La canzone narra dell’arrivo, in treno, di una forestiera, nel piccolo paesino di Sant’Ilario, un quartiere di Genova. Era soprannominata “Bocca di Rosa” a causa del suo comportamento libertino e molto passionale, tanto da sconvolgere la quiete degli abitanti dello stesso paesino. Si può ben immaginare come la donna, ben presto, sia stata presa di mira dalle signore della borgata, le “cagnette a cui aveva sottratto l’osso”. “Le comari di un paesino”, non tollerando il comportamento della nuova arrivata e, soprattutto, scoprendo i tradimenti dei mariti con “Bocca di Rosa”, si rivolgono alla stazione di polizia.
A quel punto, il commissario invia “quattro gendarmi con i pennacchi e con le armi” per prelevare “Bocca di Rosa” e portarla alla stazione di polizia. Successivamente, esser messa su un treno ed allontanata dall’abitato. Alla partenza, non voluta, di “Bocca di Rosa” assistettero tutti gli uomini del paese, per “salutare chi per un poco senza pretese portò l’amore nel paese”.
La notizia della presenza di una personalità così in vista si diffonde rapidamente, “come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca”, che, al paesino successivo, viene accolta trionfalmente, tanto che il parroco la volle accanto a sé, durante la processione.
“Bocca di Rosa” era di una bellezza disarmante, dai capelli rossi e dalla bocca del colore del fuoco. Era una donna dal carattere forte. Amava divertirsi e che non si importava di essere giudicata per la sua vita viziosa e per il suo comportamento fuori dagli schemi.
De Andrè racconta la storia di questa donna forte ed indipendente, che si divide tra le sue avventure senza paura e la sua grande vulnerabilità, mista a quella solitudine che la porta ad operare determinate scelte. Una di queste, è proprio quella di cercare l’amore, senza comprendere se il suo cuore è libero o meno.
“Ma la passione spesso conduce
(da “Bocca di Rosa” di Fabrizio De Andrè)
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.”
“Bocca di Rosa” è un vero e proprio inno alla libertà ed all’indipendenza femminile. Non solo per quanto riguarda l’emancipazione, ma anche, in una chiave di lettura più ampia, alla ribellione contro le convenzioni sociali e le norme imposte dalla società. Quel ruolo di “brava donna”, sottomessa al marito, condizione ordinaria in quegli anni, ma ancora tanto diffusa oggi!
Può essere benissimo vista come un simbolo della rivolta dei valori altamente conservatori e moralisti della società degli anni ’60. Per questo, non è escluso che “Bocca di Rosa” potrebbe essere vista come un invito, da parte dello stesso De Andrè, alla libertà ed all’autodeterminazione. Una sorta di incoraggiamento a vivere la propria vita senza paura e senza preoccuparsi di ciò che la gente potrebbe pensare.
“Si sa che la gente dà buoni consigli
(da “Bocca di Rosa” di Fabrizio De Andrè)
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio.”
Quando si trattano argomenti inerenti alla libertà, soprattutto se questa è rivolta alle mie amiche donne, non posso non nominare la gente, quella categoria così imprecisata di persone. La cui cattiveria diventa pesante, presente, influente nella vita di chiunque. Così come canta De Andrè, la gente dà consigli, “sentendosi come Gesù nel tempio”. Questo perchè sembra che un tuo stile di vita, un tuo comportamento, una scelta di abbigliamento un po’ più eccentrica, o semplicemente una scelta, sembri poter cambiare qualcosa nella vita degli altri. Sembra che tu sia quella pietra dello scandalo, che va a modificare quell’equilibrio, così innaturale, al quale, però, ci siamo abituati! È come quella scena ad impatto, durante un film. Quella scena che ti fa risvegliare, mentre il film ti portava ad assopirti. È così! Dobbiamo sempre dare l’impressione di essere delle “brave donne”, quelle donne accettate socialmente, per non destare stupore!
Basti pensare cosa succede con una donna che sceglie di avere i social ed usarli, pubblicando una propria foto in costume, ad esempio. E cosa accadrebbe qualora la donna in questione dovesse decidere di aprire un profilo su OnlyFans!?
Ma, intanto, cerchiamo di dare qualche definizione.
Che cos’è OnlyFans?
“OnlyFans” è una piattaforma social a pagamento, lanciata nel 2016, che offre dei servizi di intrattenimento pagando un abbonamento. Essa permette ai propri creators di monetizzare il proprio lavoro, attraverso l’iscrizione dei propri fan ad una sorta di club privato. È anche chiamato “Instagram dei porno”, in quanto non ci sono particolari restrizioni sulle foto e video da pubblicare. Il suo funzionamento è molto semplice. Si può aprire un profilo e pubblicare dei contenuti, anche di natura sessuale, visualizzabili ed accessibili solo sotto pagamento di una quota mensile o settimanale. È utile ribadire che non esiste solo materiale riconducibile all’intrattenimento per adulti, ma anche profili di fitness ed altri tipi di creators, i quali hanno un guadagno, molte volte, proficuo, mensile.
Inutile dire che, soprattutto con il COVID, OnlyFans è diventato il nuovo business. Gli iscritti sono aumentati a dismisura, dove chiunque può caricare contenuti, stando comodamente seduti a casa e con probabile ottimo guadagno, senza alcun tipo di sacrificio.
OnlyFans è un social molto utilizzato anche da creators famosi, i quali lo usano per avere del guadagno extra. È questo il caso dell’ex star di Disney Channel, Bella Thorne, la quale ha guadagnato un milione di dollari in sole 24 ore, dopo aver pubblicizzato il suo nuovo account di OnlyFans.
Come in tutte le cose, bisogna dire che ci sono anche degli aspetti negativi. Devo dire molto negativi vista la circostanza, soprattutto sulle ricadute sociali che ha suscitato la piattaforma. Ci sono donne che sono state vittime di trolling (cioè la pubblicazione online di messaggi provocatori, inutilmente offensivi e fuori tema, con l’intento di creare confusione e di scatenare litigi e discussioni). E di cyberbullismo (cioè l’attacco online che riceve una persona, con lo scopo di ferirlo ed attirare l’attenzione negativa su di lui). Purtroppo, ci sono stati anche dei casi in cui la donna ha ricevuto degli attacchi nella vita reale, con tanto di stalking e minacce di violenza.
Altra tipologia di preoccupazione riguarda la sicurezza dei dati. Infatti, chi ha intenzione di creare un account su OnlyFans deve sapere che bisogna fornire informazioni personali, inclusi i dati di pagamento, per utilizzare la piattaforma. A questo, si aggiunge il rischio della diffusione online di contenuti, causato dall’hackeraggio di alcuni profili.
Una volta, si chiamava “Bocca di Rosa”. Oggi, si chiama “OnlyFans”.
Si può pensare che non abbiano nulla in comune. Ed invece no!
Sia l’una che l’altra, hanno in comune la LIBERTÀ, il senso di forte indipendenza e la strafottenza nei confronti di ciò che può dire la gente.
È ovvio che questo discorso esula totalmente dalla violenza che ne potrebbe scaturire, rischio alquanto lampante, in situazioni come queste. Sia in un caso che nell’altro, molestie e violenza sono sempre dietro l’angolo e questo limita altamente la libertà della donna. La stessa che ha deciso, CONSAPEVOLMENTE, di usare il proprio corpo come vuole, senza dare importanza a ciò che si potrebbe pensare.
La violenza, in qualsiasi forma, va sempre condannata. Sempre e comunque.
Anche i giudizi sono una forma di violenza. Non c’è bisogno di arrivare necessariamente allo stalking, alle molestie o allo schiaffo, al pugno, al calcio per avere violenza. Oserei dire che è violenza tutto ciò che limita la libertà dell’altra persona.
“Bocca di Rosa” ed “OnlyFans” messi a confronto sono la continuazione della lotta agli stereotipi, alle convinzioni sociali, a quelle regole imposte. Le quali disciplinano solo una buona condotta di una persona, ma senza personalità, senza indipendenza, senza libertà.
“Bocca di Rosa” era quella donna, forestiera, che ha donato l’amore.
Quella stessa donna, oggi, si iscriverebbe ad OnlyFans e donerebbe comunque tanto amore.
Il problema, qualora dovessimo trovarne uno, non sta nella donna che sceglie consapevolmente di “donare amore”. Ma nell’uomo che cerca questo tipo di amore, perché l’altro, quello che ha a casa, non gli basta più!
Se dovessimo fare una valutazione, prettamente psicologica, del fenomeno in questione, risulterebbe alquanto palese come gli uomini siano eterni insoddisfatti. Accanto a donne altamente frustrate e trascurate, con limiti mentali invalicabili. Quel sesso che le proprie mogli non fanno, i mariti se lo vanno a cercare. Con donne che hanno talmente tanta esperienza, che stanno in pace con sé stesse, hanno accettato il proprio corpo, tanto da valorizzarlo e possono definirsi, finalmente, LIBERE.
Il sesso c’è, esiste e piace a tutti.
Non è nulla di sporco.
È intimo, è venereo, è passionale, è erotico, è anche animale (a chi piace!!!).
Ne esiste in tutte le salse e si può decidere quello che più ci piace e più ci soddisfa.
Perchè limitarsi?
Perché porsi dei confini, quando si potrebbe vivere con sé stessi e con il proprio partner in maniera molto più libera e sincera?
La caduta dei pregiudizi è un film di fantascienza, ancora molto lontano dalla realtà. Ma potrebbe avverarsi se, per primi noi, iniziassimo a dare meno importanza alla vita degli altri e valorizzare la propria. In fin dei conti, possiamo decidere se essere artisti della nostra e farne un capolavoro. O continuare a rimanere quello spettatore in ultima fila, la più buia, nella vita degli altri. I riflettori non illumineranno mai il pubblico. Ma il palcoscenico sì!