La lettera di Chiara, il messaggio che tutte dovremmo attribuirci
È appena finito Sanremo.
Non sono una persona che lo guarda. Non è uno spettacolo che mi entusiasma, ma riconosco sia un’ottima possibilità per avere e dare visibilità, soprattutto ai giovani.
C’è un aspetto, però, che apprezzo tanto, presente soprattutto negli ultimi anni. Sanremo dà voce anche chi ha da dire qualcosa, quei monologhi che fanno tanto riflettere e che lanciano dei messaggi davvero tanto importanti.
Quest’anno, è stata la volta di Chiara Ferragni, un’imprenditrice, blogger, influencer che vanta esser seguita da milioni di follower. Ammetto che non ero una sua fan, fino a poco tempo fa. L’ho sempre vista come una ragazzina viziata, alla quale importava solo dei soldi e della popolarità. Piano piano, però, ho imparato a guardarla con altri occhi ed ho iniziato a seguirla anche sui social, proprio per conoscerla meglio.
In questa occasione, devo dire che ha innalzato la mia asticella della stima nei suoi confronti.
Nell’intervista dove ha confermato la sua presenza in uno dei Festival più importanti al mondo forse, ha dichiarato che avrebbe donato il suo cachet ad un’associazione che tratta la violenza sulla donna.
Il suo gesto è sicuramente molto importante, segno tangibile della sua attenzione ad un argomento sempre attuale. La violenza esiste ed è fondamentale continuare ad inviare messaggi concreti, di mostrare appoggio e sostegno, di educare tutti alla denuncia, in caso di reati commessi, ed alla prevenzione. La violenza è una vera e propria emergenza, in alcuni contesti, e serve avere persone così famose che prendano una posizione e ci mettano la faccia.
Lei ha fatto questo. Esprimendo massima vicinanza a chi, purtroppo, ne è stata vittima. Ha dichiarato che anche lei, come tante donne, in passato, ha vissuto relazioni tossiche. Le quali causano sempre violenza, se non fisica, psicologica senza ombra di dubbio.
Lei è una donna, con una grande visibilità ed ha voluto usare la sua popolarità per questo. È una donna che è riuscita a raggiungere i suoi obiettivi, ma, per tanto tempo, si è sentita costretta a dover ringraziare l’uomo che, a suo dire, l’ha lanciata. Si è resa conto, tardi ma non troppo, che il merito era tutto suo. Brava Chiara!
La prima sera del Festival di Sanremo, ha letto una lettera, rivolta alla lei bambina, vestendo un abito “dress naked”, color carne, sul quale era disegnato il suo corpo. Si vedevano i seni, i fianchi. Ha voluto mettersi a nudo, leggendo una lettera davvero molto toccante. Parla alla lei bambina, sottolineando le difficoltà che avrebbe avuto, durante il suo percorso di crescita, derivate dal suo “solo” essere donna. Si commuove a più riprese quando parla di pregiudizi, giudizi, mamme lavoratrici e sessismo.
“Ciao bimba…”
È così che esordisce e, nella stessa, non nasconde mica la sua fragilità, quando ricorda il suo essere bambina. A quella bambina dice di essere fiera di sé stessa, di ciò che è riuscita a costruire e si fa una promessa: rendersi sempre fiera! Ma c’è sempre quella sensazione di non sentirsi abbastanza e si scusa per questo con la lei bambina, perché non lo merita.
“Tutte quelle volte che non ti sei sentita abbastanza bella, intelligente, lo eri e sai, in certi momenti ti sentirai ancora così. Questo è uno dei quei momenti, è normale che lo sia. Le sfide più importanti sono sempre con noi stessi”.
(dal monologo di Chiara Ferragni)
Mie amiche donne, avete il dovere di sentirvi abbastanza, perché siete ABBASTANZA belle, ABBASTANZA intelligenti, ABBASTANZA tutto. E la prima sfida più importante è proprio con sé stesse!
“Sai cosa ho imparato? Che se una cosa ti fa paura è la cosa più giusta da fare. Alcune le sconfiggerai, altre ti faranno compagnia per tanto tempo, ma capirai che va bene così. Abbiamo tutti la scritta fragile, siamo scatole che contengono meraviglia e vanno aperte con cura”.
(dal monologo di Chiara Ferragni)
La paura. Quel sentimento che ci accompagna per tutta la nostra vita e che abbiamo tutto il diritto di poter vivere. Siamo fragili ed è giusto mostrare le proprie fragilità. Sono loro che ci rendono uniche, che ci fanno amare per quelle che siamo. Si crede ancora che le nostre fragilità ci etichettano come “deboli”. Non è vero! Mostrare le nostre fragilità è un segno di un’enorme forza interiore, un vero e proprio annuncio. Per prime a noi stesse, che ci conosciamo e che siamo consapevoli di come siamo fatte. Gioie e dolori, limiti, emozioni, carattere, sicurezza. Siamo quel nido che accoglie quei pulcini, simbolo della miriade di sfaccettature che ci caratterizzano.
“Ti sentirai quasi sbagliata ad avere altri sogni al di fuori della famiglia. La nostra società ha dei ruoli definiti: sei solo una mamma. Quante volte la società fa sentire in colpa le donne perché vanno al lavoro stando dietro ai figli? Sempre. Quante volte lo stesso trattamento agli uomini? Mai”.
(dal monologo di Chiara Ferragni)
Che bello essere mamme! È uno dei miei sogni nel cassetto, uno che non so se riuscirò mai a realizzare. E sapete quanto pesa, a 35 anni, non essere mamma, in questa società? Tanto! Troppo!
Come pesa anche una mamma che decide di non annullare il suo essere donna, di continuare a realizzarsi. Alla fine, è la stessa società che ci impone dei ruoli, degli stereotipi che la fanno stare bene. Quando qualcuno rompe questo precario equilibrio, ecco che iniziano a mettersi tutti sull’attenti. Come se la scelta operata toglie qualcosa a qualcuno. No, non toglie niente! È solo la paura del “diverso”, di vedere un qualcosa che non si conosce. E quando si ha paura che si fa? Si giudica, si punta il dito contro, sottolineando quanto sia sbagliato quello che tu stai facendo in quel momento.
“Noi donne siamo abituate a farci piccole davanti a uomini duri. Se non mostri il tuo corpo sei una suora, se lo mostri troppo sei una prostituta”.
(dal monologo di Chiara Ferragni)
A proposito di pregiudizi! La gente, quando si tratta di donne, avrà sempre qualcosa da dire.
“Perchè non mostri il tuo corpo? Sei così bella!”.
“Perchè ti mostri troppo? Sei una troia!”.
Basta molto poco per suscitare il giudizio, quel continuo dito puntato contro che esce in qualsiasi ambito. Come se essere donna significasse seguire un libro di regole imposte per essere una brava donna.
Su questo libro c’è scritto come una donna si deve vestire, comportare, vivere. Si descrive il carattere ideale e che compiti deve completare per suscitare accettazione sociale. La donna ideale non può vivere la sua sessualità liberamente, né tantomeno parlare o praticare autoerotismo. Deve essere dedita alla casa ed alla famiglia, senza poter lavorare, senza avere degli hobby o, semplicemente, senza mettere un costume da bagno un pochino più sgambato.
“Essere una donna non è un limite, dillo alle tue amiche e lottate insieme ogni giorno per cambiare le cose. Io ci sto provando, anche in questo momento”.
(dal monologo di Chiara Ferragni)
Ha detto bene Chiara.
Essere una donna non è un limite.
Cosa significa “essere donna”? Significa sentirsi belle e bene con sé stesse, volersi bene, fare tutto ciò che si vuole e rendersi uniche. Una donna è un diamante grezzo, che va lavorato, tanto da farlo diventare prezioso. Ma non tutti sono in grado lavorare questo diamante. Non lasciate che siano gli altri a lavorarlo, ma fatelo voi! Siamo tutte dei diamanti, con forme e dimensioni diverse. Ci hanno creato così, quindi perché permettere ad altri di farci adeguare alla massa?
Che meraviglioso dono essere donne.
Possiamo dare la vita e, solo per questo, dovremmo essere venerate.
Siamo multitasking.
Siamo una scatola piena di sentimenti, emozioni, fragilità.
Non basterebbe un articolo per descrivere cosa siamo e cosa potremmo essere, una volta raggiunta quella consapevolezza del valore che abbiamo. Ognuno di noi è un dipinto che va completato e solo noi siamo i padroni di quel quadro.
A me Chiara è piaciuta. È riuscita a far parlare di donne, puntando alla lei bambina, con tanto di introspezione. Ha fatto passare, in prima serata, durante un’importante manifestazione, seguita da milioni di ascoltatori, dei messaggi molto chiari e fondamentali per quel radicale cambio di rotta, del quale parlo continuamente.
Ma questo cambio di rotta è ancora molto lontano.
Nonostante tutto, molti non hanno mica compreso il momento di riflessione, soffermandosi sul suo outfit e sottolineando quanto non abbia curve e descrivendo la sua postura, “sbagliata” per tanti.
“Eh ma lei non ha curve!”.
“Eh ma lei ha tanti soldi!”.
E tanto altro ancora.
Sono tutti giudizi che mostrano una società ancora molto legata ai dettami del momento. Se Chiara avesse messo quell’abito, quando le curve erano bannate da tutti e considerate troppo volgari, avrebbero trovato qualche altra cosa che non andava. Frasi del tipo “Eh, ma non c’era mica bisogno di mostrarsi!”, ad esempio. Senza rendersi conto che la lettera e l’abito fanno parte dell’intero pacchetto, quello stesso che avrebbe dovuto suscitare la riflessione che dicevo.
Siamo ancora troppo chiusi, troppo improntati su un’immagine di brava bambina inculcata da gente ignorante e piena di pregiudizi.
Un abito non fa una donna, ma un’emozione sì.
Una taglia di seno non fa una donna, ma un sentimento puro e positivo sì.
Un sedere non molto sodo non fa una donna, ma una fragilità sì.
E se fossimo stati noi su quel palco, ci avrebbero fatto piacere certi giudizi?
Io dico di no!
Sei stata brava Chiara. Hai fatto parlare di te, ma sono anche convinta che la tua lettera non passerà inosservata o cadrà nel dimenticatoio. Tu, insieme a tutte noi, possiamo fare la differenza ed accendere quella luce di cui tutte hanno bisogno.
Grazie Chiara!