La nascita di mio figlio durante il primo lockdown

30 marzo 2020. Ricordo ancora benissimo le sensazioni di quella giornata. La mattina avevo un po di dolori, ma insistevo con me stessa, sono solo preparatori, c’è tempo. Alle ore 16 mi ritrovavo sotto casa (a quei tempi si poteva stare solo li), mentre Stella che ai tempi aveva 5 anni, aveva imparato a andare sulla bicicletta senza rotelle. È stata un emozione forte!

Nel mentre io sentivo questi “dolori” aumentare, decido di farmi una doccia con calma ed in seguito vediamo che succede.
Dopo la doccia si era calmato e decido di chiamare il ginecologo che mi dice: “SILVIA corri in ospedale, non vorrai mica partorire in casa?”
Ma, un pensierino ce l’avevo fatto, poiché in quel periodo l’ospedale era prettamente utilizzato da persone con il covid e purtroppo la maggior parte non ne uscivano. Io avevo il terrore di entrarci!

Alla fine io e mio marito decidiamo di partire verso l’ospedale. Do un bacio veloce a Stella, futura sorella maggiore, tanto tra poco torno che mi rimandano a casa. Arrivati in ospedale ci danno le loro mascherine perché ai tempi non se ne trovava in giro, ve lo ricordate?

Mentre mi fanno il tampone per il covid (che poi per fortuna risultò negativo) le contrazioni aumentano. Il ginecologo mi spedisce subito in camera. “Veloci, partorisce in corridoio!” Dice alle infermiere. Mi appoggio sul letto e si rompono subito le acque da lì, di corsa in sala parto. Alle 18h34 è nato!

Con la forza di un uragano e la velocità di un missile il mio piccolo ometto Teo è tra le mie braccia! I primi giorni in ospedale scorrono lenti, senza visite di parenti, senza troppe interruzioni, eravamo solo io, lui e il babbo che era l’unico autorizzato ad entrare in ospedale.

Insomma si, si poteva nascere anche in pieno lockdown.