Tutta la verita sull’11 Settembre – Inchiesta Investigativa – Parte I
Caos Calcolato: il giorno dell’attacco e la difesa che non rispose
Neocon, trilioni scomparsi, simulazioni in corso, caccia inutilizzabili. L’11 settembre non fu solo un attacco: fu un cortocircuito organizzato.
di Anti-Mainstream Eagle of Freedom
Una nuova Pearl Harbor
Nel settembre del 2000, il think tank neoconservatore Project for the New American Century (PNAC) pubblica un documento intitolato “Rebuilding America’s Defenses”. Al suo interno, una frase inquietante: “Il processo di trasformazione [della difesa USA], anche se porterà a cambiamenti rivoluzionari, sarà lungo, se non interverrà un evento catastrofico e catalizzante – come una nuova Pearl Harbor.”
Tra i firmatari figurano alcuni dei nomi più influenti della politica americana dell’epoca: Dick Cheney, Donald Rumsfeld, Paul Wolfowitz, Richard Perle, Robert Kagan. Quest’ultimo, tra l’altro, è il marito di Victoria Nuland, protagonista quasi vent’anni dopo del cambio di regime in Ucraina. Ma su questo torneremo nella Parte III.
L’11 settembre 2001, l’evento catalizzante si manifesta. Ma non nel modo in cui ci è stato raccontato. E soprattutto, a beneficiarne saranno proprio gli autori di quel piano.
10 settembre: la confessione dimenticata di Rumsfeld
Il giorno prima degli attacchi, Donald Rumsfeld, allora Segretario alla Difesa, tiene una conferenza stampa sorprendente. Afferma che il Pentagono ha “smarrito” 2.300 miliardi di dollari. Letteralmente: non si sa dove siano finiti. Lo dichiara pubblicamente, ma nessuno se ne ricorderà più, perché 24 ore dopo le Torri Gemelle crollano.
Il caso vuole che il settore colpito del Pentagono, l’anello esterno, ospitasse proprio gli uffici in cui si stava indagando sulla scomparsa di quei fondi. È qui che viene colpito l’edificio: nessuna telecamera registra l’aereo, nessuna rotta di difesa lo intercetta, nessun relitto credibile viene mostrato. Solo una buca e un’esplosione. Nessuna ala, nessun motore, nessun impatto come quelli mostrati a New York.
Ancora più inquietante: un giornalista della CBS, Christopher Bollyn, racconta di aver ricevuto, pochi minuti prima dell’impatto, un avvertimento da un uomo dei servizi segreti: “Se fossi in te, mi terrei lontano dall’anello esterno del Pentagono.”
Pochi minuti dopo, la facciata esplode.
Simulazioni in corso: NORAD paralizzato
Alle 8:46 del mattino, il primo aereo colpisce la Torre Nord del World Trade Center. Ma mentre l’America guarda scioccata la TV, in contemporanea si svolgono almeno quattro esercitazioni militari, tra cui Vigilant Guardian, che simulano proprio dirottamenti di aerei commerciali.
La conseguenza? I controllori di volo non riescono a distinguere i voli reali dai finti. Gli operatori del NORAD (North American Aerospace Defense Command) ricevono segnalazioni contraddittorie, e perdono minuti preziosi cercando di capire “è reale o è parte dell’esercitazione?”
In tutto il Nord America orientale, solo 4 caccia erano disponibili per intercettare eventuali minacce. Una disposizione ridicola per la prima potenza militare del pianeta, soprattutto in un momento di allerta elevata. Perché?
Catena di comando decapitata: assenti, esordienti, improvvisati
Analizzando la catena di comando della difesa americana quel giorno, emergono coincidenze grottesche:
- Il capo della FAA (Federal Aviation Administration) è assente e non ha lasciato un sostituto.
- Il comandante della NORAD è sostituito da un ufficiale al primo giorno in quel ruolo.
- Il generale Montague Winfield, responsabile del National Military Command Center, si autoesclude alle 8:30 del mattino. Sarà sostituito da un ufficiale junior.
- Il capo della sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, non risponde per ore.
- George W. Bush, in visita a una scuola in Florida, rimane seduto per quasi 10 minuti dopo essere stato informato del secondo impatto.
Eppure, nessuno verrà rimosso per questa “debacle storica”. Al contrario, tutti i generali e i funzionari chiave verranno promossi nei giorni successivi.
Norman Mineta: la testimonianza cancellata
Durante le audizioni del Congresso per il 9/11, l’allora Segretario ai Trasporti Norman Mineta rilascia una testimonianza cruciale. Racconta di essere entrato nel bunker sotterraneo della Casa Bianca prima dell’impatto al Pentagono. Dick Cheney era già lì.
Un giovane ufficiale entra e ripete: “Il volo si sta avvicinando. Le regole d’ingaggio restano?”
Cheney risponde: “Ho detto di restare con quell’ordine. Sai cosa ho detto.”
Mineta capisce che si sta deliberatamente ordinando di non abbattere l’aereo. La sua testimonianza viene rimossa dal report finale della Commissione 9/11.
Conclusione – L’America lasciata scoperta
L’11 settembre 2001 è stato molto più di un attacco terroristico. È stato il giorno in cui ogni apparato di difesa americana si è inspiegabilmente inceppato, mentre chi avrebbe dovuto proteggere il paese era assente, sostituito o silente.
Nonostante le prove evidenti di negligenza o complicità, nessuno ha pagato. Nessuno è stato punito. E molti sono stati premiati.
Il sistema ha funzionato perfettamente, per chi voleva che accadesse.
E le guerre infinite erano appena cominciate.
Fonti e documenti Ufficiali allegati:
- Project for a New American Century – Rebuilding America’s Defenses (2000)
- Discorso di Donald Rumsfeld del 10 settembre 2001 – CSPAN
- Testimonianza di Norman Mineta (video)
- Christopher Bollyn – Intervista e avvertimento sull’anello esterno
- NORAD Tapes e esercitazioni in corso – Vanity Fair (2006)
- Rapporto FAA su assenze e mancanze operative
- Archivio promozioni post-9/11 – Military Times