Non è un’avventura – Quando non sai da che parte girarti
Viaggio molto per lavoro, come avevo già scritto, e mi divido fra quattro case: in Germania, dove risiedo; in Italia, dove sono domiciliata; quella dei miei due figli a Genova. Già questo mi confonde, in quanto non faccio in tempo a memorizzare dove siano interruttori, bagno, cucina, lato del letto da cui scendere, ecc., che già cambio e ricomincia tutto daccapo. Quando giro per lavoro, pernotto in alberghi o mini-alloggi, il che complica ulteriormente le cose. Li cerco vicini al luogo dell’appuntamento o, in alternativa, meno lontani possibile dagli svincoli autostradali per praticità: carburante e velocità di spostamento.
Arrivo spesso tardi, pertanto, se possibile, faccio il check-in online. A volte funziona, altre no. Talvolta mi danno il codice giusto, altre volte no, e così via. Laddove ancora vige la chiave tradizionale, me l’hanno lasciata nei luoghi più impensati: sotto lo zerbino, nel vaso di fiori, sopra una mensola o direttamente nella toppa. Motivo per cui sono convinta che, prima o poi, qualcuno ad aspettarmi in camera ce lo troverò.
A volte viaggio da sola, a volte no. Ho un marito e due figli.
Il momento peggiore è la mattina appena sveglia, perché l’ansia che mi prende non dipende dalla consapevolezza di quanto potrà essere difficile la giornata, se la macchina è ancora integra, dove l’ho lasciata la sera prima o se troverò traffico, neve, ghiaccio o altro. Bensì da una domanda alla quale cerco di rispondere prima che albeggi. Per fare ciò allungo la mano per capire dove sono. Prima a destra, dove in genere il letto finisce, in quanto almeno in questo sono coerente: occupo il lato destro. Poi a sinistra. I letti in Germania e Austria misurano in genere 180/200 cm di larghezza.
Proseguo la perlustrazione sino alla sponda opposta, perché la domanda vera, quella assillante, è: se il letto non finisce subito, mi hanno dato una matrimoniale e allora ho dormito con qualcuno, stanotte? E se sì, con chi? E, nel caso in cui… dov’è?