Il primo obiettivo Zoom – Cambio di prospettive
Dall’incertezza al colpo di testa
Ragionavo su come superare l’ostacolo economico per potermi permettere un obiettivo di quelli che sognavo per fotografare gli animali. Mi arrovellavo tra costi, caratteristiche tecniche e sogni (rif1), quando ho intercettato un annuncio su uno dei gruppi Fb di fotografia che seguivo. Un fotografo, di cui avevo visto diverse splendide fotografie, vendeva il suo obiettivo zoom 150/600 mm ad un costo che per me era elevato ma non irraggiungibile. Lo contatto, ci parliamo discutiamo sul prezzo e sulle condizioni di vendita. Mi sembra una pazzia, ma quando mi ricapita? Decido di abbandonare le titubanze, mi accordo sulle modalità di incontro per visionare l’obiettivo ed eventualmente perfezionare l’acquisto.
Un acquisto emozionante
Un sabato di fine luglio alle 5 del mattino sono in macchina. Alle 6,15 sono dal venditore, un guardaparco del PNGP, una persona squisita. Entriamo subito in sintonia parlando di animali, paesaggi, meravigliose montagne e sogni fotografici. Lui vende perchè ha acquistato un obiettivo fisso, molto più luminoso ma con costi che rasentano quelli di una vettura usata. Non capisco, capirò qualche anno dopo. Monto l’obiettivo sulla macchina fotografica, con non pochi problemi, e subito entro in un altro mondo. Non riesco a vedere nulla. Il solo tremolio delle mani fa vibrare l’orizzonte. I tempi da impostare fanno schizzare gli ISO alle stelle e la luminosità è bassa. Cionondimeno il mondo è più vicino, le inquadrature più strette e alcuni dettagli prima invisibili, ora a portata di occhi. Sarà una strada lunga ma già non vedo l’ora di percorrerla. Definiamo gli ultimi dettagli, completo l’acquisto e torno a casa.
Il timore reverenziale degli inizi
L’obiettivo rimarrà imballato per quasi due mesi, trascorse le ferie e ritornato alla normalità, una sorta di timorosa reverenza mi impedisce di portarlo con me e soprattutto di tenerlo montato sulla macchina fotografica. Inizio a cercare qualche occasione comoda per testare il nuovo strumento, per mettermi alla prova e inizialmente colleziono una serie notevole di foto a soggetti “quotidiani” quasi tutte sfocate, mosse, sostanzialmente inguardabili.
Un colpo di fortuna, la secca sul Po
Una secca sul Po, mi offre una prima importante occasione per testare il nuovo obiettivo. Gli uccelli radunatisi per banchettare sulle rive asciutte del fiume sono tantissimi, le distanze a cui riesco a fotografarli non sono ottimali ma neanche proibitive e la luce è abbondante per poter fare un po di prove galvanizzato dall’euforia alimentare degli animali. Aironi, gabbiani, garzette, ibis, cormorani mi offrono innumerevoli occasioni di provare a scattare. Nel giro di un paio d’ore esaurisco tutte le memorie della macchina fotografica, scattando oltre mille fotografie. Provo a cancellare le peggiori selezionandole dal visore per avere ancora un po’ di autonomia, ma in breve le mie risorse arrivano alla fine. L’immenso lavoro successivo necessario ad analizzare gli scatti e selezionarli mi fiacca ma non riesce a minare l’entusiasmo di cominciare a vedere qualche risultato.
Nuove lezioni da imparare
L’esperienza sul campo mi mette di fronte a innumerevoli aspetti inattesi. Ho dovuto fare i conti, con un tempo prolungato di utilizzo col peso della nuova configurazione della mia macchina fotografica. Anche la maneggevolezza ha incontrato qualche difficoltà, soprattutto se volevo fare foto verticali. Inoltre, la posizione delle mani e del corpo oltre a come modificare le diverse impostazioni per riuscire a fare velocemente gli scatti che desideravo. C’erano nuovamente un sacco di cose da imparare ed io ero pronto a setacciare la rete alla ricerca dei contenuti che mi servivano.