Benessere & Moda

Sciocco o filosofo?

Attualizzare la ricerca del perché per non sprecare nemmeno un secondo.

Nascere. Crescere. Trovare la propria strada. Eliminare le distrazioni. Amare. Procreare.

Il viaggio che ci aspettiamo da un individuo dotato di senno e di maturità è proprio questo. Un percorrere la vita evitando gli ostacoli che non ci impediscono il cammino. Dimenticandoci di quelli già superati, guardando dritto verso una strada spianata in fondo alla quale non ci si aspetta una meta.

Il senso comune finisce per relegare nell’infantilismo adolescenziale la ricerca del sé e l’analisi della realtà finalizzata al comprenderne un senso. Farsi domande è démodé.

La maggioranza degli individui è purtroppo (e forse erroneamente) convinta che la scelta consapevole di un’esistenza indirizzata alla realizzazione dei propri sogni abbia una data di scadenza. Il reinventarsi corrisponde, nell’immaginario comune, ad una semplice fuga dal dolore, e non a un proseguo di una ricerca interrotta forse troppo presto.

Ricerca di cosa? Del senso della vita.

Sciocchezze, è la definizione che viene data al campo di interesse che coinvolge il vivere, le emozioni e la finalità delle stesse. È come se, ad un certo punto della strada, continuare a farsi domande sia solo il rincorrere di una vana speranza di felicità destinato al fallimento.

Dobbiamo tornare indietro di millenni per renderci conto che il meravigliarsi della vita al punto da cercarne un senso, un nucleo, è insito in ognuno di noi.

“Tutte le altre scienze saranno più necessarie di questa, ma nessuna sarà superiore”, ci dice Aristotele nella Metafisica, parlando della scienza degli universali, trattando insomma della filosofia, dell’amore per il sapere.

Siamo abituati a basare la costruzione di noi stessi sul giudizio esterno, a considerare come paletti i termini che emergono dal confronto con la maggioranza. Molti di noi, nel corso della Ricerca, si sono scontrati, ad un punto morto, con il suggerimento spassionato di abbandonarla. Per renderci più conformi all’immagine dell’adulto-automa che persegue i propri obiettivi di successo con il paraocchi, senza farsi troppe domande sul perché della sua scelta datata e forse dettata da un contesto che non  riconosce nemmeno più come proprio, rimanendo nei principi di quella norma che ci adatta a seguire la corrente senza metterne in discussione il punto di arrivo.

La sensibilità vive tempi bui. Essere ancorati alle emozioni, scegliendo di vivere liberamente le proprie e cercando di comprendere quelle altrui mette spesso in una condizione di inadeguatezza, a discapito della possibilità di confronto.

La filosofia, la ricerca di un senso, è, nell’Italia di oggi, un farmaco più che mai necessario per il ritorno al senso dell’essere umani. Attorno alla cultura classica si è costituito un muro che la definisce come elitaria, e la paura di non esserne all’altezza ci mette nella condizione di scegliere di non avvicinarsene. Troppo spesso proseguiamo il nostro viaggio adattandoci al percorso comune, smettendo di porci domande perché privi di uno strumento di confronto. Così, accontentarsi di una superficie cristallina che nasconde un torbido fondale, diventa la normalità.

La filosofia rompe gli schemi.

Filosofeggiare è il termine che sostituisce a pieno diritto la critica rivolta alle seghe mentali che chi ancora non si accontenta sceglie di continuare a farsi. La filosofia, intesa come ricerca del senso in ogni contesto, è la scelta consapevole della strada diroccata che porterà forse a un vicolo cieco. Forse, invece, a quella felicità di cui ci si limita a godere del ricordo.

Non c’è nulla di sbagliato nel sorprendersi della mancanza di logica nel vivere nei panni di un personaggio che qualcuno ha costruito per noi rendendolo adatto. Non c’è nulla di innaturale nella ricerca continua di un vivere che rispecchi il nostro sentire.

Dovremmo ricominciare a sentirci in diritto di farci domande, e a zittire il ticchettio dello scorrere del tempo che smette di riguardarci nel momento il cui ci è chiaro che questa unica vita ci appartiene, e ci appartiene fino all’ultimo secondo.

Dobbiamo normalizzare l’assaggio della moltitudine di contesti che ci vengono offerti e proposti. Riconoscerne all’interno tutti i punti in comune tra noi e il tutto.

Dovremmo ricominciare a filosofeggiare in modo da rendere la meta sempre più distante. L’obiettivo è goderci il viaggio in ogni suo passo, senza mai sorvolare distrattamente su qualcuno dei suoi tratti.