Musica

Studio 54: il civico del divertimento

La nightlife delle celebrità

Probabilmente un solo articolo non basterebbe per parlare di questa icona, di questo club, che ha accolto le più grandi celebrità mondiali.

Ha portato, per soli tre anni, tutto il loro pubblico, in una dimensione altra. 

Perchè dico questo? 

Il club di cui parlerò, non è stato solo uno dei più importanti; ma uno dei club più stravaganti che potesse mai essere inventato. 

Possiamo definirlo come il “Disneyland della notte”.

Nascita

Lo studio 54 nasce nel 1977, precisamente alla 254 della West 54th street di New York, un civico che diventa simbolo della notte più folle di Manhattan. Il civico del divertimento Newyorkese.

L’idea viene lanciata da due impresari, Ian Schrager e Steve Rubell, con l’idea di farlo diventare un club esclusivo, bohemian, solo che situato in un quartiere molto pericoloso. Ma questo non spaventò il pubblico, che accorreva senza sosta nel disco club più esclusivo del momento.

Dunque, la grande scommessa portata avanti dai due amici universitari riesce.

Per tre anni, fino al 1980, lo Studio 54, diventa il club più esclusivo ed amato dalle grandi celebrità. Chiunque tentava l’ingresso, anche attraverso i modi più originali.

“Le cose belle durano poco”, come si suol dire. Così fu per il famoso club. 

Nel 1980, Ian Schrager e Steve Rubell, vengono condannati per evasione fiscale e incarcerati in seguito all’ultima folle serata intitolata: “The End of the Moder Day Gomorrah”, di cui fu protagonista la droga e i soldi.

Le celebrità

Si dice essere stato il locale preferito di Andy Warhol e Mick Jagger, comodi a discutere di musica sui grandi divani in pelle del club.

Ma girare per lo studio 54 significava scontrarsi con il grande Michael Jackson, che amava ballare su l’iconica pista in parquet, sulle note della sua “Don’t stop till you get enough”; con Truman Capote, noto sceneggiatore che viene definito da Vogue come “il genio votato all’eccesso e alla precisione”, praticamente un paradosso fatta persona. 

Ricordiamo anche il grande ingresso di Bianca Jagger, su un magnifico cavallo bianco. 

E tanto altro…

Come dicevo prima, lo studio 54 possiamo definirlo come un Disneyland notturno, votato all’eccesso, alla stravaganza, alla droga e al sesso libero. 

Paillette, cappelli, ballerine in topless, body scollati e sgambati erano il cult del locale, portando così la moda fine anni ’70, inizi ’80 all’estremo della loro espressione più bizzarra. Così facendo lo Studio 54 ha lanciato una moda non solo stilistica, ma anche musicale grazie a Mick Jagger.

Cultura Queer

Uno degli argomenti più discussi dalla nostra generazione è la cultura LGBTQ+ 

Ma siamo sicuri che non si sia mai parlato di questo? 

La cultura Gay, Queer, in sintesi LGBTQIA+ ,ha una storia alle sue spalle, che a differenza di oggi, aveva meno leggi e diritti. 

Studio 54 permetteva a tutta questa comunità di esprimersi liberamente all’interno del locale, di mostrare quella parte di sé che all’esterno li avrebbero messi in difficoltà. 

Insomma ha concesso la possibilità di far emergere la loro persona o di impersonificare un personaggio, che lo facevano sentire libero in quella notte, dove tutto era possibile.

Abbiamo l’esempio di Elton John che si divertiva con le regine della scena drag, come Divine, mentre le ballerine in topless si muovevano tra le luce stroboscopiche e i privé spumeggianti.

Questo è solo un piccolo assaggio di quello che è stato lo Studio 54. Un club a mio parere rivoluzionario, eccessivo, fuori dalle regole del tempo. Un locale che liberava la creatività degli artisti, lasciando che si esprimessero fino al limite estremo, che non deponeva sempre a loro favore.

Lascio il link di un piccolo stralcio di documentario, per farvi immaginare come potesse essere questo “civico del divertimento” , nello stesso modo in cui io ne sono venuta a conoscenza.

E tu lo conoscevi?

Flaxsa

Flaxsa

Mi chiamo Flavia Innocenzi, in arte Flaxsa. Sono una Dj ed una studentessa universitaria. Nei miei articoli cercherò di rendervi partecipi del mio mondo e delle mie esperienze; ma sopratutto mi impegnerò ad illustrare i benefici che la musica ha sul nostro corpo e sulla nostra mente.