“Mary”, la colonna sonora dei miei momenti tormentati
14 febbraio del 2003. È il giorno di San Valentino di quell’anno, entrato da poco nel XXI secolo, quando esce uno dei brani più significativi e profondi della band più in voga di quel momento: i Gemelli DiVersi! Si chiama “Mary” ed è il secondo estratto del terzo album della famosa band “Fuego”.
Ricordo ancora quel periodo.
Ero un’adolescente, un po’ bruttina, in carne, assolutamente non accettata dai suoi amichetti. Ma non sembrava essere un problema, almeno riuscivo a nasconderlo molto bene! La musica, in quel periodo, era uno sfogo rilassante, solitario e, soprattutto, gratuito!
I Gemelli DiVersi erano i miei compagni di pianti, risate, sogni, illusioni, favole e racconti. Ero un po’ troppo sognatrice, effettivamente. Ma come tutte le ragazzine di 16 anni, la cui mente viaggia e fa giri enormi, senza mai fermarsi.
“Mary” era una di quelle canzoni che ascoltavo più spesso. Come sto facendo anche ora, tra l’altro, dopo quasi 20 anni di distanza!
Che cosa cambia da 20 anni fa!? La consapevolezza. La responsabilità dell’enorme bagaglio che ho sulle spalle.
Il brano ha una trama molto significativa, tanto da essere definita “un incoraggiamento per le giovani vittime degli abusi ad affrontare il problema attraverso la comunicazione con un’organizzazione di professionisti in grado di dare le risposte giuste”. Grazie al successo di questa canzone, infatti, i Gemelli DiVersi collaborarono con Telefono Azzurro, agli inizi degli anni 2000, facendosi portavoce di un problema molto diffuso, ma del quale si parlava molto poco.
“Mary” tratta il delicato argomento della violenza domestica e degli abusi sessuali, praticati da un padre nei confronti di una figlia. Mary appunto, la quale trova la fuga la sua unica fonte di salvezza.
È stata in vetta alle classifiche italiane per settimane e, aggiungerei io, ancora oggi, diffonde un messaggio molto toccante. E, forse, dovremmo riascoltarla attentamente, quotidianamente.
È il 4 novembre del 2016. Una ragazzina di 14 anni di Vasto, in provincia di Chieti, trova il coraggio di denunciare il padre violento. Proprio dopo aver ascoltato la canzone “Mary” ed averne metabolizzato il testo. Il 46enne è stato arrestato e denunciato per violenze, perpretrate anche ai danni della sorellina.
I 16 anni.
Quante volte ho scritto dell’adolescenza?
I miei 16 anni sono stati alquanto difficili. Come quelli di tutti, se ci si pensa!
Ero il brutto anatroccolo della classe, presa in giro perché troppo chiusa, non magra e perché dimostravo avere un’età superiore rispetto a quella che avevo realmente. Ho subito atti di bullismo, anche gravi, ma all’epoca non se ne parlava. Gli adulti non prendevano mai una posizione in merito. “Devi sapertela vedere da sola! La vita non è così semplice eh!” andava per la maggiore! Era come se dovessi superare una prova, come se dovessi essere continuamente sotto esame, perché la Signora Vita, prima o poi, mi avrebbe presentato il conto. Un conto salato, da quello che si evinceva!
E non avevano tanto torto, se ci penso! Il conto è arrivato ed è stato davvero tanto salato. Ma non mi ha mai spaventato!
La canzone “Mary” mi ha accompagnata in diversi momenti della mia vita. In fin dei conti, sapete quanti “conti salati” ho dovuto pagare? Tanti, ma tutti saldati!
A 16 anni, la ascoltavo con la mia esperienza. Il carnefice non era il mio papà, ma coloro i quali che consideravo i miei amici di scuola. Io li consideravo come tali, loro no! Gli stessi che oggi, vigliaccamente, mi salutano come se nulla fosse successo!
Quando ascoltavo questa canzone, comprendevo anche io che quelle cose che subivo giornalmente non erano giuste. Ma nessuno mi aiutava! La musica era l’unica che mi capiva, che riusciva a gestire le mie emozioni in quel momento. Emozioni piene, influenzate dagli ormoni, dalla pelle piena di brufoli, la cellulite alle gambe, i primi amori non corrisposti.
La cantavo dentro di me praticamente ogni giorno. Chi me l’avrebbe mai detto che, un giorno, l’avrei ascoltata mentre scrivo queste cose!?
“Mary” mi ha accompagnato anche durante il periodo in cui ho dovuto ricostruire me stessa, dopo una violenza sessuale. Una storia che ho già raccontato, anche in live. A distanza di 12 anni, penso che io sia in grado di poterne parlare e, perchè no, essere un sostegno per tutti coloro che devono ricostruirsi.
Ricordo ancora quel periodo. Nonostante io abbia una memoria sciocca. Non è facile raccontare una violenza. Non è facile descrivere le proprie emozioni, in quel momento ed anche dopo.
Posso solo dirvi di essermi sentita una bambina, nuda, in mezzo a tanta gente. Ero continuamente in condizione di difesa, come se tutti potessero farmi del male. Ho allontanato gente, ho trattato male persone della mia famiglia. Ma non me ne rendevo conto! Mi sentivo sola, disarmata, violata nella mia intimità, calpestata nella mia dignità. E la sensazione è davvero molto poco piacevole!
Ascoltavo “Mary” in quei ritagli di momenti positivi che ho cercato di ritagliarmi. Quelle passeggiate di due ore, a piedi, da casa mia sino al porto della mia città, solo per ascoltare il mare e sentirne l’odore. Era quello il momento in cui riuscivo a ritrovare me stessa. Eravamo solo noi tre. La musica, il mare ed io!
Il pericolo era dietro l’angolo. 12 anni fa, non si “usava” mettere in protezione una vittima di violenza. Ma, nonostante tutto, la voglia di rinascere era più forte della paura che potesse succedermi qualcosa.
Ad oggi, dico che anche quell’esperienza, forte, altamente debilitante, che lascia cicatrici che fanno ancora male, mi hanno resa la donna che sono. E perché non aiutare chi, invece, non dovesse riuscire a farcela?
“Mary” la ascolto tutte le volte che ne sento il bisogno. Posso dire che è stata la colonna sonora in alcuni periodi della mia vita. Oggi, a 36 anni, con tutto ciò che faccio e che sono, la metabolizzo diversamente. La mia sensazione è quella di voler abbracciare Mary e ringraziarla perchè, con il suo coraggio, ha aiutato ed aiuterà tante persone a non arrendersi. E le chiederei di esserle amica, di essere quel sostegno che non ha trovato quando le sarebbe servito.
Il percorso di denuncia non è facile. È lungo, tortuoso ed il rischio di non essere creduta è dietro l’angolo. Sei continuamente sotto esame, sotto prova costante. Devi mettere in discussione tutta te stessa, ciò in cui hai creduto fino a quel giorno, ricostruire quel castello che ti eri creata. Un castello di carte, sì, ma che ti dava quella sicurezza, labile sicuramente, utile ad affrontare la tua quotidianità.
Ho spalato merda e l’ho fatto da sola.
Ne rimase un enorme buco in un terreno arido e spoglio.
Potevo decidere di lasciarlo così, con la speranza che qualcuno se ne potesse accorgere ed aiutarmi ad ararlo, fertilizzarlo e piantarci qualcosa. Ma mi sono resa conto che nessuno vede, nessuno guarda, nessuno si sofferma.
Mi sono dovuta rimboccare le maniche. Non è stato facile, anzi è stato davvero tanto difficile e le lacrime che ho versato sono state tante. Ma, ad oggi, posso dire di aver costruito e tanto anche!
Per questo, cerco nel mio piccolo di aiutare chi ha palate di merda da spalare. È sempre difficoltoso, sempre lungo, sempre rischioso, ma in due pesa meno!
Sono passata ad essere il “brutto anattroccolo” ad essere un “bellissimo cigno”. Ma non inteso fisicamente, ma come esperienza di vita, come persona. Tutti anelli nella lunga catena della vita, che possono aiutarmi ad essere la migliore versione di me stessa.
“Il suo bel viso ha cambiato espressione
(tratto dalla canzone “Mary”)
Senza più gocce di dolore, ora la bacia al sole
Bacia il suo uomo e la bimba nata dal suo vero amore
Con quel suo sorriso che dà senso a tutto il resto
Protetto da un mondo sporco che ha scoperto troppo presto
Ha un’anima ferita, un’innocenza rubata
Sa che è la vita non è una fiaba
Ma ora Mary è tornata una fata.”
Ed, un giorno, anche io stringerò le mani della mia bambina e mi sentirò una fata… curvy, ma pur sempre una fata!