L’importanza di parlare dell’odio invece che odiare
Avrei tanto voluto parlare di violenza, con un’ospite speciale, durante una mia live, ma non mi è stato possibile. Ormai, vi tartasso, quasi ogni giorno, di informazioni sul mio format “Sangue e Rose”, creato da me e perfezionato, in ogni sua parte, prima di ogni puntata.
Chi me l’avrebbe mai detto che avrei potuto essere una conduttrice su TWITCH?
Nessuno!
Nessuno, prima di “The Digital Moon”!
Il mio format tratta argomenti molto attuali, ma che, sembrerebbe, vengano allontanati del tutto. E noi siamo i primi a farlo!
Una di queste tematiche è la violenza, ad esempio! Come se la violenza, in qualsiasi sua forma, non potesse mai toccarci. Eppure, le statistiche parlano chiaro!
Un po’ di tempo fa, infatti, tramite un piccolo, ma utilissimo, giochino su Instagram, “lanciato” da un’influencer, si è visto come, tutti, almeno una volta nella vita, si è stati vittima di violenza. Dati sconcertanti, se ci si pensa! Eppure, tendiamo ad allontanare l’idea ed a chiudere discorsi, quando si parla di cose così fottutamente ritenute NORMALI!
Forse anche per questo che mi sono legata di più al mio format! Perchè sento il dovere di doverne almeno parlare, di essere quell’amica che tutti vorrebbero in questi casi. La stessa che non ti volterebbe le spalle, ma ti sosterrebbe, affronterebbe con te il lungo percorso di denuncia, ad esempio, o, semplicemente, ti aiuterebbe ad accrescere la consapevolezza che quella subita è una vera e propria mancanza di rispetto e schiacciamento della propria dignità!
Qualche settimana fa, ho avuto l’onore di ricevere una risposta ad una mia richiesta di ospitata, da parte di un’attrice. Più o meno famosa, questo non è importante, o almeno non lo era per me! Mi bastava aver visto le sue “lotte” e “prese di posizione” nei confronti di una tematica alla quale tengo molto. La violenza, appunto!
Dopo più di qualche messaggio, ho avuto il piacere di sentirla al telefono. Non mi sembrava quasi vero! Lei mi aveva contattata per capirne di più del mio progetto.
Era la mia volta!
Le ho spiegato quali fossero le mie intenzioni, come funziona l’applicazione di streaming TWITCH e cosa avremmo fatto. Ho specificato che la nostra sarebbe stata una semplice chiaccherata, visto che nessuna delle due era un’esperta e vista l’importanza della tematica. Mi interessava, anzi sottolineo era un punto assai importante, che la live non diventasse un discorso pesante, ma che tenesse incollati tutti coloro che ci avessero seguito.
Ma, sul più bello, quando le ho chiesto di presentarsi, come, d’altronde, ho fatto con tutti i miei ospiti, mi è stato fatto presente che avrei dovuto farlo io, che avrei dovuto corteggiarla, perchè “grande artista” e che sarebbe stato, per me, un trampolino di lancio per future ospitate di nomi del suo calibro.
Non vi nascondo che mi sono sentita male solo per averle chiesto di presentarsi ai nostri spettatori. Mi sono anche scusata, ad un certo punto, perchè sembrava si fosse davvero offesa per questa mia richiesta.
Inutile dirvi che la telefonata ha preso una pessima piega.
Lei si è risentita anche del fatto che io le avessi chiesto la firma su un documento, che ci avrebbe dato la possibilità di diffondere le immagini. Una semplicissima liberatoria, che si firma in questi casi.
La promessa “Ti chiamo domani!” non è stata mantenuta!
Sparita nel nulla cosmico, senza alcuna spiegazione (più o meno!).
Perchè dedicarle un articolo? Perchè nella vita puoi sempre scegliere, anche al limite, se odiare o meno.
Ed io ho scelto di non odiare.
Invece di odiare, parlo dell’odio!
Cos’è l’odio?
L’odio è una forza distruttiva che può avere un impatto devastante sulla società, sulle relazioni personali e sulla salute mentale. È importante affrontare questo tema complesso e, spesso, doloroso in modo costruttivo, piuttosto che lasciare che l’odio cresca e si diffonda.
Il primo passo per combattere l’odio è riconoscere la sua esistenza e discuterne apertamente. Molti possono essere tentati di ignorarlo o di evitarlo, ma questo comportamento può solo far crescere il problema. Parlare dell’odio ci consente, infatti, di esaminare le sue radici e comprenderne le cause. Questo processo può aiutare a prevenire che l’odio si diffonda ulteriormente.
Inoltre, parlare dell’odio può fornire una piattaforma per le vittime dello stesso e delle discriminazioni, consentendo loro di esprimere le proprie esperienze e cercare solidarietà. L’apertura del dialogo può, anche, educare le persone sulle conseguenze dello stesso, incoraggiando una maggiore empatia e comprensione tra i diversi gruppi.
Ed il “dissing”? Cos’è?
Il termine “dissing” è una forma di abbreviazione di “disrespect” o “discrediting” ed è, spesso, utilizzato nell’ambito della cultura pop e della comunicazione informale. Esso rappresenta una forma di critica o scherno verso qualcuno o qualcosa, ma può variare notevolmente in intensità e tono. È importante distinguere tra il “dissing” e la critica costruttiva.
Nella definizione moderna, il “dissing” è un termine informale, utilizzato per descrivere un comportamento aggressivo o insultante, in cui una persona o un gruppo di persone criticano o denigrano apertamente un’altra, con l’intento di ferire i suoi sentimenti, screditare la sua reputazione o provocare un conflitto. Questo comportamento può verificarsi sia in situazioni reali, come interazioni faccia a faccia, sia online, in particolare sui social media, nei commenti ai post o in conversazioni digitali. Il “dissing” può variare dalla semplice sfida verbale, all’uso di insulti offensivi e linguaggio volgare.
Che differenza c’è tra “dissing” e “critica costruttiva”?
La critica costruttiva è un processo che mira a migliorare una situazione o un individuo. Viene, solitamente espressa in modo rispettoso ed offre suggerimenti per il miglioramento. Al contrario, come già detto, il “dissing”, invece, manca di rispetto e può ferire i sentimenti delle persone, senza alcun beneficio costruttivo. Nella lotta contro l’odio, è fondamentale promuovere una comunicazione che sia rispettosa ed orientata alla soluzione dei problemi, anziché incoraggiare il “dissing” che alimenta ulteriormente l’odio e la divisione.
Una parte cruciale del combattere l’odio è l’educazione. È importante che le persone siano consapevoli delle radici dell’odio, delle sue manifestazioni e delle conseguenze che può avere sulla società. L’educazione può aiutare a smantellare i pregiudizi e promuovere l’apertura mentale, il rispetto e la tolleranza.
Le scuole, le istituzioni, i media e la società in generale svolgono un ruolo fondamentale nell’educare le persone sull’odio e nell’incoraggiare un dialogo aperto. Questo può contribuire a prevenire la crescita dello stesso e promuovere una cultura di comprensione reciproca.
L’odio è una forza distruttiva che non dovremmo ignorare. Invece di alimentarlo con il “dissing” e l’odio stesso, dovremmo cercare di affrontare il problema in modo costruttivo, attraverso il dialogo, l’educazione e la consapevolezza, soprattutto con i ragazzi. Parlare dell’odio, invece che odiare, è essenziale per promuovere una società più inclusiva, rispettosa e tollerante. Dobbiamo tutti fare la nostra parte per combatterlo e promuovere un mondo migliore per le generazioni future.
Ed online?
C’è da dire che, fortunatamente, le politiche di moderazione delle piattaforme online sono progettate per promuovere un ambiente rispettoso e civile. In tutto questo, i moderatori giocano un ruolo cruciale nel mantenimento di un ambiente sano. Inoltre, le piattaforme online stanno investendo, sempre di più, in tecnologie di filtraggio ed intelligenza artificiale, per individuare e per rimuovere i contenuti dannosi.
È storia di questi giorni, infatti, la rimozione di contenuti ed interi profili social di “presunti” influencer, che diffondono messaggi deleteri ed altamente tossici. Mi dispiace constatare, infatti, che si fa uso improprio delle piattaforme online, aprendo profili con contenuti che invitano, ad esempio, a comportamenti altamente dannosi per il prossimo. È il caso di influencer di sesso femminile che dispensano consigli su come far soffrire l’uomo, ad esempio, o sul loro significato tossico di “esser donne”.
Detto questo, se dovessi seguire il consiglio dato da queste “presunte” influencer, nel mio caso, avrei dovuto cominciare una sorta di “lotta pubblica a colpi di fango” nei confronti di un’artista, che tutto ha dimostrato tranne di esser vicina ad una tematica così importante!
Ed invece no!
Ho approfittato di questa mia nuova esperienza per diffondere messaggi positivi e totalmente privi di odio e di qualsivoglia sentimento negativo. L’odio non mi appartiene e, nella vita, dopo aver subito esperienze molto più gravi, ho imparato a gestire le mie emozioni e, soprattutto, allontanare la tossicità.
Di quest’attrice non farò il nome. Non serve!
Ho voluto, però, sottolineare la sua presunzione ed arroganza, le quali hanno oscurato completamente l’obiettivo di quella live: diffondere messaggi per combattere la violenza, in tutte le sue forme e contro chiunque!
La live non si è fatta ed a me è rimasta la delusione di aver seguito, per tanti anni, una donna che credevo fosse elegante ed educata. Fa nulla!
Mi rimane la consolazione di essere ancora una persona buona, rispettosa, umile e, soprattutto, che non prova un sentimento distruttivo per tutti: l’ODIO!