La rottura dei rapporti tossici raccontata da Noam Chomsky
Immagina un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida e la rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale e adesso l’acqua è calda. La rana apprezza questo calore però inizia a stancarsi ma non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda e la rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce, morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
(Tratto dal libro “Media e Potere” di Noam Chomsky).
Ho voluto iniziare questo mio nuovo articolo con questo bel racconto di Noam Chomsky, un noto linguista, filosofo ed attivista politico. È riuscito ad introdurre questa metafora, chiamata appunto “La rana bollita”, per illustrare i rapporti tossici e, soprattutto, l’importanza nel riconoscerli. Requisito fondamentale per iniziare a cambiare. Un argomento, questo, ormai troppo diffuso ai nostri giorni, tanto da influenzare qualsiasi aspetto della nostra vita.
Il racconto della “rana bollita” applica il suo principio all’uomo moderno abituato, fin troppo ormai, ad adattarsi facilmente alle situazioni fastidiose e distruttive, senza reagire. Anzi, fa di tutto per rimanerci, per cercare, a volte, di “aggiustare la situazione”, non solo senza riuscirci, ma attaccando ferocemente il suo stato emotivo.
Chomsky lo ha voluto utilizzare proprio per descrivere una persona o, più in generale, una società arrendevole, inerte, ferma in una stessa posizione, che non si prende le sue responsabilità davanti alle scelte quotidiane della vita. Una società totalmente priva di valori etici e morali, dove le prepotenze (e le ingiustizie) fanno da padrone e la giustizia inizia ad arrancare.
Entrando nello specifico, la metafora descrive perfettamente quella circostanza in cui le persone si ritrovano intrappolate in relazioni o situazioni negative, che peggiorano gradualmente senza che le stesse si rendano conto del pericolo imminente.
Nella vita quotidiana, i rapporti tossici possono assumere diverse forme: amicizie dannose, relazioni abusive, ambiente di lavoro nocivo e dipendenze varie. Questi rapporti, altamente disastrosi, possono arrivare a danneggiare la nostra salute mentale, emozionale e fisica, talmente tanto da uscirne completamente distrutti.
Tendiamo, infatti, a tirare fin troppo la corda, tanto che si spezza, provocando non pochi danni. Danni che si riversano, inevitabilmente, nelle altre relazioni. E non solo! Infatti, spesso, o si tende subito a riallacciare un nuovo rapporto tossico, perché non si è capaci a rimanere da soli, continuando a crollare rovinosamente, oppure ci si auto-isola, non credendo più nelle persone e nelle relazioni sane.
Bisogna anche dire che si è poco inclini a riconoscere i segnali di avvertimento, cioè tutti quei comportamenti manipolatori e notevolmente limitanti per la persona, come la mancanza di rispetto, le violenze verbali ed emotive, se non anche quelle fisiche, economiche, ecc… Questo perché, molto spesso, non si hanno le giuste conoscenze per individuare questi atteggiamenti e, quindi, scappare!
Vi è mai capitato di continuare a sopportare persone negative?
O di rimanere in una relazione insoddisfacente solo per non fare del male all’altra persona?
Ma anche di lasciare il tuo sogno imprenditoriale nel cassetto perché sarebbe troppo dispendioso o, peggio, significherebbe sacrificare il tanto agognato posto fisso?
Ed ancora vi chiedo.
Avete accanto la persona che vorreste?
Il lavoro vi soddisfa?
Gli amici sono da considerarsi come tali?
La cosa da tenere ben in mente è una. La condizione che ci spinge ad accettare ed a rimanere in situazioni tossiche è: “In fin dei conti, non sto poi così male!”. Questo significa accogliere tutto ciò che ci si prospetta e che viviamo ogni giorno, perché il cambiamento ci fa paura. Quindi, anziché lottare e scappare, ci adagiamo in una situazione di stasi, in quanto “cambiare” comporterebbe “rimetterci in gioco”, con un enorme dispendio di energie. Caso emblematico, appunto, le relazioni tossiche. Si va avanti, a sopportare di tutto, anche la violenza molte volte (fino ad arrivare a “giustificarla”, come nel caso dei tradimenti) finché la situazione non diventa talmente tanto insostenibile che, una volta liberi, ci si impone di stare da soli per anni e, così, diventa difficile fidarsi, tanto “sono tutti uguali!”.
Apro una parentesi.
La paura del cambiamento
È un’emozione alquanto comune che affligge molte persone, se non proprio tutti, almeno all’inizio. Spesso, ci sentiamo bene, comodi nella nostra zona di comfort e resistiamo al cambiamento perché, lo stesso, comporterebbe incertezza ed ignoto. È importante considerare, però, che il cambiamento è inevitabile e può portare a nuove opportunità di crescita e di realizzazione personale.
Come esseri umani, siamo “creature di abitudine”. Abbiamo bisogno di routine e, soprattutto di sicurezza. Il “sentirci al sicuro” diventa un aspetto imprescindibile con la stessa natura umana. Il cambiamento, proprio perchè rappresenta l’ignoto, può scatenare, quindi, la perdita di controllo, la paura del fallimento e l’incertezza sul futuro. E tutto questo, a livello emotivo, non è facilmente gestibile.
Si sa, la paura offusca la ragione e, per questo, non teniamo conto che il cambiamento può presentare diverse sfide. E sono proprio le sfide che alimentano la nostra paura. Si potrebbe temere, infatti, di abbandonare la nostra comfort zone, per affrontare queste nuove sfide e, quindi, di doverci adattare a nuovi ambienti o relazioni. Particolarmente significativa nel nostro atteggiamento nei confronti del cambiamento è la paura del giudizio degli altri.
È assai diffusa la convinzione: “Cosa potrebbero mai dirmi se dovessi lasciare il posto fisso, sicuro, per un qualcosa di incerto?”, oppure “Come potrebbero giudicarmi se dovessi divorziare da mio marito?”. Situazione nella quale tutti, prima o poi, ci siamo ritrovati. E non possiamo non ammettere che la maggior parte delle nostre scelte sono state condizionate dal parere degli altri, dalla paura di affrontare ciò che il nostro contorno poteva dirci.
Ma cosa si consiglia di fare in questi casi?
La paura del cambiamento può essere affrontata, adottando alcune strategie efficaci:
- Accettare l’incertezza: dovremmo riconoscere che l’incertezza fa parte del processo di cambiamento e non possiamo pretendere di controllare tutto. Imparare ad abbracciare l’ignoto può aprirci a nuove possibilità.
- Identificare i benefici del cambiamento: dovremmo riflettere sui potenziali vantaggi che potrebbero derivare dal cambiamento. Questo può motivarci a superare la paura iniziale e a muoverci verso nuove esperienze.
- Sostenere il proprio benessere emotivo: dovremmo prenderci cura di noi stessi. Questo è fondamentale durante i periodi di cambiamento. Mantenere una buona salute mentale, praticare l’autocura e cercare il supporto di amici e familiari può aiutare a mitigare la paura e lo stress associati al cambiamento.
- Creare un piano d’azione: dovremmo sviluppare un piano d’azione dettagliato, il quale può rendere il cambiamento più gestibile. Identificare obiettivi chiari e le azioni necessarie per raggiungerli può fornire una struttura ed un senso di direzione durante il processo di cambiamento.
Nonostante le sfide e le paure associate al cambiamento, come ho scritto pocanzi, è importante ricordare che può anche portarci a delle opportunità significative. Infatti, può aprirci nuove porte, stimolare la creatività, fornire nuove prospettive e consentire, quindi, una crescita personale e professionale. Abbracciare il cambiamento con una mentalità aperta può permetterci di scoprire lati di noi stessi che, altrimenti, non avremmo mai conosciuto.
Per inciso, la paura del cambiamento è una reazione naturale, certo! Ma non dobbiamo permettere che ci blocchi totalmente. Affrontarla richiede coraggio, fiducia in sè stessi e la volontà di abbracciare l’ignoto. Prendendo in considerazione le sfide, adottando strategie per affrontarle e riconoscendo le opportunità che il cambiamento può portare, possiamo superare la paura ed intraprendere quel percorso di crescita personale e professionale di cui parlavo prima. Il cambiamento è inevitabile, ma dipende da noi come lo affrontiamo e lo sfruttiamo per creare una vita migliore.
Ma torniamo ai rapporti tossici.
La chiusura di un rapporto tossico cosa comporta?
Nella maggior parte dei casi, l’isolamento sociale. Ebbene si! Perché perdendo la fiducia, ci si chiude in sé stessi, limitando talmente tanto i rapporti umani, da isolarsi completamente. E questo non è per niente salutare!
Ascoltando le tante storie di uomini e donne della mia età, dai 30 anni in poi quindi, la caratteristica principale è proprio la non volontà di rimettersi in gioco in una relazione o, più semplicemente, in un rapporto, proprio perchè si ha la paura di soffrire di nuovo. La maggior parte delle volte, non si ha neanche la voglia di iniziare una conoscenza o una frequentazione, in quanto fortemente delusi dalle relazioni precedenti.
È alquanto deprimente constatare che il 98% dei rapporti siano TOSSICI.
La manipolazione è la caratteristica principale di questo tipo di rapporti, utilizzata dalla “parte malata” per vendicarsi di un torto subito (il “silenzio punitivo”, ad esempio, è una tecnica manipolatoria per arrivare ad ottenere ciò che si vuole, se in prima battuta, si è ricevuto una risposta negativa!).
Quanti di voi, ripensando alle relazioni passate ed anche attuali, possono davvero dire di avere accanto persone sane? Penso pochi, se non addirittura pochissimi.
Il tutto nasce da alcuni stereotipi. Ci hanno sempre fatto credere che “senza gelosia non ci sia interesse”, che “l’amicizia sia bisogno!” e via dicendo. NIENTE DI PIU’ SBAGLIATO!
Le relazioni sane pongono le persone sullo stesso piano.
Nessuno ha bisogno di qualcun’altro o deve usare l’altro.
Nessuno deve caricare le proprie energie negative sull’altro o deve limitare i suoi spazi.
Né tantomeno nessuno deve usare violenza per ottenere ciò che vuole.
TUTTO CIO’ E’ TOSSICO!
E per instaurare rapporti sani cosa bisogna fare?
E’ importante, se non fondamentale, conoscersi, capire cosa si vuole davvero dalla vita e, soprattutto, AMARSI. Bisogna imparare a stare da soli, a cercare la felicità nelle piccole cose, a realizzarsi per non incappare in certe situazioni negative e che non comportano crescita personale ed essere indipendenti. Chiedetevi, ogni giorno, appena svegli: “Sono felice?”. Se la risposta dovesse essere “SI”, allora continuate a fare ciò che state facendo ed andrete alla grande, ma se malauguratamente la risposta dovesse essere “NO”, la cosa da farsi è solo una. CAMBIARE!
Cambiare. Cosa possiamo fare, quindi?
- Consapevolezza: Il primo passo per cambiare una condizione tossica è prendere consapevolezza di essa. Dobbiamo essere onesti con noi stessi e riconoscere quando siamo coinvolti in rapporti dannosi che ci fanno del male.
- Autovalorizzazione: Una volta che abbiamo preso consapevolezza della situazione, dobbiamo ricordarci del nostro valore e della nostra dignità. Nessuno merita di essere trattato male o di vivere in un ambiente tossico. Dobbiamo coltivare l’autostima, la quale ci aiuta a rompere i legami tossici.
- Definire confini sani: È fondamentale stabilire confini sani e comunicarli chiaramente agli altri. Dobbiamo imparare a dire “NO!” quando qualcosa non è giusto per noi, a proteggere la nostra salute mentale ed il nostro benessere.
- Cercare supporto: Non dobbiamo affrontare i rapporti tossici da soli. È importante cercare supporto da amici fidati, familiari o professionisti, come terapeuti o counselor. Essi potranno fornire un sostegno emotivo giusto e guidarci nel processo di cambiamento.
- Cercare nuove opportunità: Liberarsi da rapporti tossici può essere spaventoso, ma può anche essere l’inizio di una nuova fase di crescita e di opportunità positive. Dobbiamo cercare nuove connessioni sane e costruttive che ci sostengano e ci facciano crescere.
La metafora della rana bollita di Noam Chomsky ci ricorda l’importanza di riconoscere i rapporti tossici e di agire per cambiarli. Prendendo consapevolezza, coltivando l’autostima, stabilendo confini sani, cercando supporto e cercando nuove opportunità, possiamo rompere i legami tossici e creare una vita più sana e soddisfacente. Ricordiamoci sempre del nostro valore e della nostra capacità di cambiare la nostra condizione per il meglio.
Abbiate il coraggio di prendere in mano la vostra vita e rendervi felici. Siete voi i protagonisti di qual film chiamato “VITA” e nessun altro!
Ora vi chiedo: “SIETE FELICI?”.