9 Marzo 2020, quel giorno che stravolse il mondo
Voi vi ricordate le sensazioni, le paure, le emozioni che vi hanno assalito quel famoso 9 Marzo 2020?
Erano circa le nove di sera quando tutta l’Italia fermò davanti alla TV ad ascoltare il discorso del Capo del governo.
“Da domani tutto chiuso. Tutti a casa. Gli spostamenti saranno consentiti solo per necessità lavorative o di salute.”
“Sto per firmare un provvedimento che possiamo sintetizzare con l’espressione “io resto a casa”. Le nostre abitudini vanno cambiate ora! Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia. Lo dobbiamo fare subito e ci riusciremo solo se tutti collaboreremo e ci adatteremo a queste norme più’ stringenti”
Ripensandoci sembra così lontano, invece sono passati solo due anni e poco più dall’inizio della pandemia di Covid-19. Ai tempi si diceva vogliamoci bene a distanza, per poi riunirci più avanti. Sforziamoci ora a stare lontani per stare più vicini in futuro. Si, ma poi ci siamo mai riuniti, abbracciati, amati davvero come volevamo in quei giorni di chiusura forzata?
Dopo è nata la grande divisione sui vaccini contro il Covid-19. Per una dose, per due e poi per la terza. Poi ci siamo divisi per il relativo green pass. Ci ha, per forza, fatto allontanare e fatto tanto discutere sui posti in cui era necessario, i posti in cui lo richiedevano, i posti in cui, nonostante le leggi parlavano chiaro, non lo controllavano e si comportavano come se non esistesse. Poi abbiamo discusso per le distanze, per le file non rispettate.
E poi, sopratutto, per le mascherine. Per chi ancora ora la mette anche se cammina da solo all’aria aperta, e invece chi proprio non gli andava giù di indossarla correttamente e gli piaceva metterla come foulard al collo. O chi immancabilmente la dimenticava a casa. Insomma, diciamo che da quegli slogan “andrà tutto bene, restiamo a casa” di tempo ne è passato..
Ma noi, da quel famoso 9 marzo 2020, siamo davvero diventate persone migliori?
Abbiamo preso il “buono” dai problemi? Forse ogni tanto bisognerebbe riflettere e pensare più agli altri, e non solo a noi stessi.